mercoledì 6 maggio 2009

Sicurezza, fiducia sul ddl: è scontro Franceschini: si torna alle leggi razziali

ROMA (6 maggio) - E' scontro duro sul disegno di legge sulla sicurezza, su cui il governo ha deciso di porre la fiducia. Dopo il dietrofront, seguito alla richiesta, avanzata dal presidente della Camera Gianfranco Fini, di eliminare la norma sui "presidi-spia",
e altre modifiche al provvedimento decise ieri in un'interminabile riunione di maggioranza, evidentemente quindi non sono bastate a garantire la compattezza del centrodestra. E così il ministro dell'Interno Roberto Maroni l'ha spuntata: sul ddl-bandiera della Lega ci sarà la fiducia. Maroni, però, non l'ha spuntata sui tempi, che lui avrebbe voluto immediati, senza slittare alla settimana prossima: La Conferenza dei capigruppo della Camera ha infatti stabilito che la questione di fiducia sui tre maxiemendamenti al disegno di legge sicurezza verrà posta martedì 12 maggio e sarà votata mercoledì, mentre il voto finale sul provvedimento, con diretta tv, avverrà giovedì 14 maggio.

Maroni: se tarda il voto, 250 clandestini liberi. «Se il voto di fiducia sul ddl sicurezza dovesse essere rinviato di una settimana dovrebbero tornare a piede libero circa 250 clandestini - aveva detto il ministro dell'Interno prima della decisione della Conferenza dei capigruppo - E la decisione di quando mettere in votazione il ddl non tocca certo al governo, ma alla presidenza della Camera».

La Camera ha bocciato un emendamento delle commissioni Giustizia e affari costituzionali (che aveva il sostegno del governo) al ddl di ratifica del trattato di Prum che istituisce la banca dati nazionale del Dna. L'emendamento, bocciato a voto segreto, riguardava i casi di prelievo forzoso del Dna. Dopo il voto dell'aula, il sottosegretario all'Interno Mantovano ha detto che la decisione dell'assemblea «creerà seri problemi alle indagini» e ha chiesto una sospensione dei lavori dell'aula.

I sì sono stati 229 e i no 224, nessun astenuto. Ma visto che l'opposizione contava su 222 voti e la maggioranza su 231, emerge che 7 deputati del centrodestra hanno votato contro. Inoltre, come si evince dai tabulati sul voto, da sottolineare l'assenza in aula di circa 90 parlamentari del Pdl.

«Malumori nella maggioranza». «Se la maggioranza è andata sotto sul Trattato di Prum, il contenuto della norma non c'entra. Dipende tutto dai malumori che ci sono in una parte della maggioranza che escono fuori solo in presenza dei voti segreti perché non si ha il coraggio di metterci la faccia...», ha aggiunto Maroni.

Maroni: serve per evitare rischi. «Con la decisione del governo di porre la fiducia sul ddl sicurezza si pone fine ad una vicenda contorta: c'è una ritrovata compattezza di governo e maggioranza. La fiducia è lo strumento migliore per evitare rischi», ha detto ancora Maroni. Così, ha spiegato, ci sarà l'approvazione del ddl «senza rischi e possibilità di modifiche attraverso imboscate». «Abbiamo messo la parola fine alla telenovela su queste norme», ha aggiunto. «Adesso dotiamo le forze dell'ordine di strumenti adeguati e moderni per contrastare la criminalità organizzata».

Franceschini: si torna alle leggi razziali. «Non è moralmente accettabile che si strumentalizzi la paura per tornare settant'anni dopo alle leggi razziali nel nostro Paese», ha commentato Dario Franceschini, sottolineando che le norme contenute nel provvedimento contengono il rischio di nuove leggi razziali. «Ci sono dei momenti in cui anche un moderato, un riformista deve alzare la voce e smetterla di dire o non dire a seconda del consenso. E quindi va ricordato che c'è stato un momento nella storia in cui i bambini venivano cacciati da scuola per la loro religione e non dobbiamo permettere che accada mai più», ha scandito il segretario del Pd.

Franceschini ha messo poi in evidenza il rischio che alcune norme stralciate, come i medici e i presidi-spia, «escano dalla porta per rientrare dalla finestra», così come si sta facendo per le ronde. Una serie di norme e in primis quella sul reato di clandestinità che rappresentano «la declinazione più brutta della destra».

«Appena c'è un voto segreto, vanno sotto. Mi sembra tutto molto chiaro: se non c'è la fiducia, la maggioranza va immediatamente sotto e devono tenerla con la forza», ha aggiunto Franceschini.

«La maggioranza è spaccata e non riesce a garantire il rispetto del calendario dei lavori dell'Aula», ha rilevato Gianclaudio Bressa, vicepresidente dei deputati democratici.

D'Alema. Il ricorso alla fiducia avviene «per imbrigliare una maggioranza che ogni volta che può esprimersi con voto segreto contraddice le scelte del governo», ha affermato Massimo D'Alema. Secondo l'ex premier e deputato del Pd, «tra decreti e fiducia il Parlamento non rè messo nelle condizioni di svolgere il suo ruolo».

Di Pietro. «Per l'ennesima volta il governo chiede la fiducia sui ddl. La maggioranza si vergogna a votare quelle norme e il governo si nasconde dietro la fiducia». Lo dice il leader di Idv, Antonio Di Pietro. «È un vergognoso tentativo di regime - ha aggiunto - quello che il governo sta portando avanti. A colpi di fiducia fa passare delle leggi ignobili sul piano dello Stato di diritto e della funzionalità. Non ha senso la fiducia sul decreto intercettazioni e sulla sicurezza quando non è stato messo un solo euro per far funzionare le strutture. È solo fumo per coprire il fallimento di una politica governativa».

Nessun commento:

Posta un commento