mercoledì 6 maggio 2009

La sicurezza blindata, il cdm autorizza la fiducia. E l’opposizone grida al regime

La materia della sicurezza torna a creare problemi alla maggioranza e al governo. Il Consiglio dei ministri di questa mattina ha dato il via libera a due questioni di fiducia: sul disegno di legge sicurezza e sul ddl intercettazioni. La notizia è stata rivelata dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, al temine della riunione dell’esecutivo a palazzo Chigi. Quindi il ministro dell’Interno, Roberto Maroni: “Con la decisione del governo di porre la fiducia sul ddl sicurezza si pone fine ad una vicenda contorta. C’è una ritrovata compattezza di governo e maggioranza”. E la fiducia per il ministro del Carroccio “è lo strumento migliore per evitare rischi o imboscate”.
Poi spiegando il ddl sicurezza ha chiarito: “Abbiamo organizzato il provvedimento sicurezza in tre emendamenti per raggruppare il provvedimento in tre capitoli da sottoporre oggi stesso alla conferenza dei capigruppo alla Camera e chiedere che vengano votati subito domani”. E infatti il ministro e leader leghista Umberto Bossi ha dettato i tempi: “La fiducia viene messa oggi, giovedì si vota”. Quindi a spazzar via le critiche ha chiosato: “È una fiducia come tante. Non vedo problemi nella maggioranza: sarà che sono miope”. Ma il voto, che i leghisti avrebbero voluto a tamburo battente, ci sarà la prossima settimana.

Il titolare del Viminale tornando sul ddl sicurezza ha spiegato: “Il prolungamento del trattenimento degli immigrati nei Cie previsto dal ddl è fino a 6 mesi; ci sono norme più severe sulla lotta al terrorismo; una norma che permette ai sindaci di iscrivere o meno chi richiede la residenza a patto che ci siano le condizioni minime dal punto di vista igienico”. “Un’altra norma importante” ha aggiunto Maroni “è quella che permette il contrasto dell’uso dei minori per accattonaggio”. Oltre al “reato di immigrazione clandestina”, il ddl prevede poi “requisiti più stringenti per ottenere la cittadinanza attraverso il matrimonio” e un “contributo per il permesso di soggiorno”. C’è anche “il test di conoscenza della lingua italiana”. A proposito delle ronde, il ministro ha sottolineato: “Introduciamo la possibilità per i sindaci di avvalersi di associazioni di volontari per la sicurezza, le cosiddette ronde. Viene anche istituito un registro delle persone senza fissa dimora”.
Tra le varie disposizioni, anche quelle sul controllo delle rimesse di denaro all’estero da parte degli immigrati: “Il cosiddetto ‘money transfer’, che in alcuni casi è sottoposto a indagini della magistratura per il possibile finanziamento di associazioni terroristiche”. A proposito del capitolo sul contrasto alla criminalità organizzata, si prevede tra le altre “l’obbligo di denuncia per chi ha contratti pubblici e subisce una estorsione. Chi non denuncia viene escluso dalla partecipazione ad appalti pubblici”.
Quindi Maroni ha chiarito che “il testo base è quello della commissione della Camera con le modifiche concordate ieri con i capigruppo di maggioranza e i relatori”. Per il governo si tratta dunque di “un pacchetto innovativo e molto efficace. Questo ddl completa un percorso iniziato un anno fa” ha detto Maroni “per garantire ai cittadini il massimo dal punto di vista della sicurezza. Non è stato un percorso facile, ci sono stati momenti di contrasto e di conflitto, ma mi pare che oggi si pone la parola fine a questa vicenda un po’ contorta”:
Dopo il Cdm la dinamica tra maggioranza e opposizione si è spostata alla Camera. E votando nell’aula di Montecitorio la ratifica sul trattato di Prum che, tra le altre cose, istituisce la banca dati del dna, la maggioranza è andata sotto. Proprio su un emendamento che riguarda il prelievo del dna. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, rincorso dai cronisti, un po’ seccato per l’accaduto, commenta secco: “Non succede niente, rimedieremo al Senato”. Ma nel primo pomeriggio la Camera ha rimediato ‘salvando’ il prelievo del dna con l’approvazione con 377 voti favorevoli e nessun contrario (sei gli astenuti) il ddl di ratifica del Trattato di Prum. Marco Reguzzoni, vicecapogruppo della Lega, fornisce una spiegazione politica delle difficoltà della maggioranza: “È chiaro che i capigruppo del Pdl, Cicchitto e Bocchino, non governano, non riescono a coordinare il Pdl, è tutta una questione interna”. Problemi in vista anche sul ddl sicurezza: “Noi abbiamo chiesto la fiducia, ieri il vertice ha trovato l’intesa. Oggi la Lega ha votato compatta, ripeto i malpancisti sono nel sottogoverno del Pdl”.
Dall’opposizione spiegano che la maggioranza è andata sotto a causa di sette voti. Tabulati alla mano si scopre che tanti sono i voti mancati alla maggioranza di centrodestra alla Camera, uscita battuta su un suo emendamento relativo alla ratifica del trattato di Prum. Sull’emendamento, bocciato, sono arrivati 229 no e 224 si. In Aula il centrodestra poteva contare su 231 voti, 222 le opposizioni. Quindi all’appello della maggioranza ne sono mancati sette che sono ‘passati’ con le opposizioni. Stando sempre ai tabulati, sono 90 i deputati del Pdl che risultano assenti.
E per questo sono partite subito le dichiarazioni da parte dei big del Pd contro governo e maggioranza. “Appena c’è un voto segreto, vanno sotto”, attacca Dario Franceschini. Il segretario Pd, parlando con i giornalisti in Transatlantico, è netto: “La maggioranza non tiene, devono tenerla con la forza. Mi sembra tutto molto chiaro: se non c’è la fiducia, la maggioranza va immediatamente sotto”. Poi l’affondo: “Non è moralmente accettabile che si strumentalizzi la paura per tornare settant’anni dopo alle leggi razziali nel nostro Paese”.
E Massimo D’Alema, riferendosi alla fiducia posta sulla sicurezza, rincara la dose: “È grave il ricorso al voto di fiducia su un provvedimento di questo tipo. Tra decreti legge e voti di fiducia il Parlamento non è messo in condizione di svolgere il suo ruolo”.
Duri anche i centristi dell’Udc per bocca di Michele Vietti, presidente vicario dell’Udc della Camera: “La maggioranza è a pezzi. Medici-spia, presidi-spia, madri-spia, ronde-spia. La sicurezza affidata allo spionaggio privato, anziché alle Forze di Polizia, è una presa in giro. La fiducia non servirà a coprirla”.

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