domenica 5 dicembre 2010

lettera per ricominciare

Cari e care compagni/e, questo blog, come ricorderete, era nato per farvi trovare le tracce del percorso che la nostra proposta di organizzazione nazionale stava realizzando. Un cammino, iniziato con l'appello dell'incontro di Firenze e conseguente report... che doveva concludersi con il congresso svoltosi a Roma di aprile 2010. Ma non è andata così
Dopo il nostro congresso le cose sono cambiate e cambiano continuamente, le notizie con le quali chiudiamo quest'anno riguardo l'organizzazione che doveva nascere con il contributo di tutti non sono buone.
Purtroppo non potrò più pubblicare i report girati dopo il congresso perché ci troviamo dinanzi a una situazione imbarazzante nella quale alcuni ritengono l’organizzazione bella e compiuta mentre altri sostengono che non lo sia, e perché alcuni report non girano più… quelli che a me sono arrivati sono per uso interno della nostra mailing list.
Io non mi colloco nel mezzo e neanche al di sopra delle parti, mi limito a riprendere questo blog come contributo affinché cessino stillicidi e contrasti interpersonali nocivi all’organizzazione.
Vi invito a indirizzare il vostro attraverso la mail: turupial@gmail.com.
Ora più che mai il nostro C.I.I. è necessario e utile alle battaglie che dobbiamo condurre e conduciamo nei territori dove é presente almeno uno dei suoi integranti.
Rifacciamo ancora una volta gruppo e ripartiamo dal coordinamento che doveva nascere dopo il congresso.
Il nemico abita in noi solo se glielo permettiamo!


A seguire l’inizio e la fine…
del nostro percorso…

REPORT INCONTRO NAZIONALE DEGLI IMMIGRATI E IMMIGRATE A FIRENZE
Il giorno 15 febbraio si sono incontrati, a Firenze, cittadini immigrati e immigrate appartenenti e non ad alcune delle organizzazioni presenti in alcune città d'Italia. All'ordine del giorno c'era la discussione sulla necessità di opporre all'onda razzista, xenofoba e discriminatoria accresciuta a seguito dei nuovi provvedimenti concepiti dall'attuale governo (decreto sicurezza e non solo) che si sommano alle conseguenze devastanti prodotte dalle norme contenute nella legge Bossi-Fini- una risposta responsabile e tempestiva dagli stessi immigrati/e.

Gli intervenuti, presso atto della grave crisi economica e sociale che colpisce l'intera collettività, a cominciare dai lavoratori, concordano nel affermare che questa crisi, di fatto, i lavoratori e le lavoratrici la stanno già pagando con i licenziamenti e la cassa integrazioni subiti in nome dell'abbassamento della produttività e/o della pseudo carenza di commesse delle aziende. I lavoratori immigrati e immigrate questa crisi la pagano in modo particolare, oltre a licenziamenti e cassa integrazione la loro scelta di costruire un presente e un futuro in questo paese è a rischio: rischiano di perdere il permesso di soggiorno perché, come non tutti sanno, è stato legato indissolubilmente al contratto di lavoro; rischiano come i lavoratori italiani di andare ad ingrossare l'emergenza abitativa per la perdita dell'alloggio, non potendo più pagare affitti e mutui: e possono finire nei centri di detenzione e identificazione, una volta costretti alla clandestinità, con susseguente pericolo di subire le espulsioni.

È stata ribadita la necessità di continuare, e rilanciare il processo di protagonismo, auto-organizzazione e auto-rappresentanza dei cittadini immigrati attraverso azioni, iniziative e battaglie da concordare e da mettere in atto in tempi brevi.
Alcune di queste sono: la ripresa della battaglia per la cittadinanza, da quella per il diritto dei bambini, figli di immigrati/e, nati in Italia ad essere riconosciuti italiani dalla nascita, a quella di residenza denunciando i tempi lunghi e l'uso improprio della discrezionalità della concessione a cui vanno incontro le domande di cittadinanza presentate dai cittadini immigrati/e. L'individuazione di modalità per porre all'attenzione della società i problemi derivanti dalla clandestinizzazione e dalla regolarizzazione negata che attentano direttamente ai diritti fondamentali di ogni cittadino, garantiti dalla Costituzione italiana all'art 2, come sta accadendo con l'introduzione tramite decreto della negazione del diritto alla salute ai cittadini immigrati privi di permesso di soggiorno.
Riguardo al decreto sicurezza e alle altre norme sparse nei vari decreti, senza dimenticare le ordinanze comunali, si preannuncia una campagna che non si esaurirà nelle iniziative di appoggio e collaborazione con gli operatori sanitari, già in atto in alcune territori, che si rifiutano di assecondare tale imbarbarimento, ma continuerà con una raccolta firme a livello nazionale per chiedere l'abolizione di tali norme, presenti nei vari decreti del governo e nelle ordinanze locali, che si configurano come attacco specifico ai cittadini immigrati, scelti strumentalmente come capri espiatori.
L'assemblea s'impegna a denunciare, in tutte le sedi opportune, la promozione dell'odio razziale, della xenofobia e del razzismo palesate in queste norme; si propone di fare discussioni pubbliche sulle quelle emanate in nome della sicurezza, per confutare l'idea diffusa che gli immigrati, tutte e tutti indiscriminatamente, ne costituiscono un pericolo; sull'analisi degli effetti della crisi economica sulla vita degli immigrati; infine ribadisce l'affinità naturale con chi, i cittadini italiani di buon senso, si oppone all'uso indiscriminato della decretazione, da parte del governo centrale e locale. Gli immigrati e immigrate non sono affatto dei fuori legge, ma cittadini che conoscono, difendono i propri diritti e rispettano i valori contenuti nella Costituzione italiana.
L'assemblea si è chiusa dopo 5 ore di discussione con il proposito di iniziare un percorso che, a partire da incontri territoriali con le varie realtà operanti in ambito immigrazione, confluisca in una grande appuntamento nazionale pubblico da realizzare a Roma il 5 aprile 2009 che diventi il luogo dove decidere, in forma assembleare e partecipata, quale organizzazione o soggetto, quali strumenti e quali metodologie usare per attuare le iniziative volte ad ottenere il rispetto dei cittadini immigrati, dei loro diritti e la garanzia di sicurezza per loro e per l'intera società di cui sono una parte importante.

ASSEMBLEA NAZIONALE DEGLI IMMIGRATI A FIRENZE
Unione Cittadini Immigrati Roma, Movimento Migrantes Y Familiares MFAM – Ass. Todo cambia Milano – Comitato Immigrati Napoli – Ass. Dhuumcatu - Lega Albanesi Illiria – Ass. Filippini Roma – Comitato Immigrati Roma – Ass. Sunugal Milano - Ass Insieme per la Pace - Ass Mosaico Interculturale – Federazione Senegalesi della Toscana – SdL intercategoriale - Ass. FOCSI (Roma); Ass. Bangladesh (Roma); Uai (Como); Sdl intercategoriale; Centro delle culture (Milano); Ass. Punto di partenza; Movimento lotta per la casa (Firenze); Ass. El Mastaba (Firenze); Ass. Arcobaleno (Riccione); Sunugal (Milano); FAT; Studio 3R di mediazione; Centro delle culture (Firenze); Andres Barreto; Vojslao Stojanovrc (resp. Immigrazione PRC-Torino); Mohamed Badaoui

Firenze, 15 febbraio 2009







Resoconto

Oggi 20 marzo 2010 dalle ore 10.30 a Firenze, si è tenuta la riunione nazionale del Comitato Immigrati in Italia

Ordini del giorno:
Preparazione del Congresso Nazionale
1. Documento preparativo per congresso nazionale,
2. Preparativi, finanziamento, organizzazione
3. Iniziative da mettere in campo prima del Congresso.

1. Lettura di una bozza di documento programmatico.
Dopo un ampia discussione e scambi di idee e punti di vista, i delegati presenti hanno deciso che bisogna rielaborare il documento secondo le proposte fatte durante la riunione. Il compito di rielaborazione è stato affidato a Karim, Roberto, Mario, Daqui e Abou entro giovedì 25 aprile. Questo testo servirà come base di discussione a livello locale.
VEDI IL TESTO RIELABORATO IN ALLEGATO.

2. Lettura della bozza di regolamento del Congresso Proposto da Edgard (roma)

Anche su questo punto, si è aperta la discussione, scambi di idee e approfondimento: due linee distinte si sono confrontate nella discussione. Una linea che propone un modello organizzativo "forte" di stampo centralizzato ritenendolo più efficiente; una altra che da più importanza un modello innovativo, proponendo una organizzazione "forte" a carattere orizzontale e plurale.

Tutte due le posizioni hanno lo scopo di garantire una maggior condivisone e partecipazione.

Edgard, Tahar e Mass sono incaricate di rivedere la bozza di statuto per cercare di venire incontro alle due esigenze. Il testo provvisorio viene messo in rete entro sabato 3 aprile 2010.
Finanziamento: Il Congresso sarà autofinanziato in larga parte. Le città coinvolte devono contribuire ognuna secondo le proprie capacità e secondo il numero di delegati inviati a Roma.

Ogni comitato locale deve cercare vie di autofinanziamento. Un testo comune per chiamare le persone a contribuire al sostegno da mettere sui siti internet dei vari comitati sarà proposto da Roberto (Roma).
Il numero di delegati per regione sarà di 10 (massimo)
Le città coinvolte per ora nel percorso sono: Roma, Napoli, Firenze, Torino, Verona, Lucca, Rovigo, Perugia.
Il comitato immigrati rivolge un appello a tutte le realtà e associazioni a condividere questo processo.

Firenze, 20 marzo ’10

Per partecipare ed essere protagonista del PRIMO CONGRESSO:
E-mail: comitatoimmigrati@ libero.it
Comitato Immigrati in Italia


BOZZA DOCUMENTO
PRIMO CONGRESSO DEI CITTADINI E LAVORATORI IMMIGRATI

ROMA, 24 e 25 APRILE 2010

PRESENTAZIONE
Il testo che segue è una bozza scritta dai dodici rappresentanti (SUCCESSIVAMENTE rielaborazione all’ultima riunione svoltasi il 20 marzo 2010) di sei regioni italiane scelti nell’assemblea nazionale degli immigrati e delle immigrate del 5 aprile a Roma che costituiscono il Comitato Organizzativo verso il Primo Congresso degli Immigrati e Immigrate in Italia. Nel corso del 2009 si sono svolte due assemblee nazionali degli immigrati e delle immigrate (il 15 febbraio a Firenze e il 5 aprile a Roma). Lo scopo delle assemblee era quello di trovare, attraverso la discussione e il confronto, un metodo per reagire all’ondata di razzismo e xenofobia che sta colpendo la popolazione immigrata.

Nella discussione svoltasi nelle due assemblee, con l’intervento di alcune decine di delegati di associazioni, comitati, organizzazioni sindacali, sociali e culturali provenienti da numerose regioni italiane, è emersa la necessità e la volontà di provare a dare una risposta che prevedesse, oltre a iniziative immediate, l’avvio di un percorso di più lunga durata: abbiamo ritenuto necessario cominciare a costruire uno strumento che permetta far sentire la nostra voce, un organismo che possa costituire una vera rappresentanza di noi immigrati e immigrate.

Abbiamo immaginato che il modo migliore per farlo sia quello di preparare e realizzare un congresso nazionale degli immigrati e delle immigrate in Italia che condividono questa esigenza e che sono d’accordo con le idee e proposte emerse nelle due assemblee nazionali del 15 febbraio e del 5 aprile e che rappresentano già una base comune tra coloro che hanno cominciato questo cammino.

Nel testo che segue proviamo a sintetizzare e argomentare queste idee e proposte affinché, tramite la discussione nelle varie città, possiamo insieme verificare chi le condivide e desidera partecipare alla realizzazione del Primo Congresso degli Immigrati e Immigrate in Italia e raccogliere ulteriori opinioni e proposte.

La bozza è una proposta che sarà presentata in tutte le città e che può essere ratificata, corretta, riscritta, per arrivare a un documento i cui contenuti siano condivisi e possano costituire la base di partenza comune per la realizzazione del congresso.
Il Comitato Organizzativo ha il compito di raccogliere tutti i suggerimenti e i contributi, elaborare dei verbali delle assemblee che si realizzeranno e farli conoscere in tutte le altre città.

PREMESSA

Chi siamo: Siamo immigrati/e, richiedenti asilo e rifugiati appartenenti a diverse realtà organizzate, ma anche singoli/e che hanno deciso di associarsi perché riteniamo che in questo paese manchi una nostra rappresentanza adeguata. Crediamo che dobbiamo essere portavoce e protagonisti all'interno delle discussioni che ci riguardano, e per confrontarci apertamente con le istituzioni, le varie organizzazioni e le forze politiche per essere in grado di rivendicare i nostri diritti.
Siamo convinti della necessità di essere protagonisti del nostro destino perché sappiamo che finché continuerà la negazione dei diritti di tutti/e chiunque potrà segnalarci come capri espiatori dei mali che affliggono la società.
Non pretendiamo rappresentare tutti gli immigrati che vivono in Italia, vogliamo semplicemente lanciare una idea associativa capace di opporsi all’onda razzista che minaccia di inghiottirci e perciò chiediamo a quelli che condividono questa necessità di raggrupparci intorno ai contenuti di questo documento.
Siamo consapevoli che per ottenere rispetto dobbiamo impegnarci nella costruzione di una società migliore insieme agli italiani e abbracciare la lotta per i diritti di tutti/e.
Siamo convinti che la nostra diversità può divenire ricchezza, in modo particolare oggi, in questo mondo globalizzato dove i processi sono più veloci e più intensi. Questa diversità, quando trova spazio, si può esprimere in campo sociale e politico attraverso punti di vista nuovi, modi innovativi di affrontare i problemi, uso di nuovi linguaggi e di nuove forme di organizzazione.

Da dove veniamo:

Veniamo dall’esperienza organizzativa del Comitato Immigrati in Italia, movimento nato nel 2002, luogo di incontro e collegamento stabile tra comitati, associazioni, gruppi, collettivi, singoli/e, attivisti/e che esprimono in vario modo lo sforzo multiforme di autorganizzazione per l’affermazione dei diritti, della libertà e della dignità dei cittadini/e immigrati/e in Italia.
Il comitato immigrati, in questi anni, è stato tra i promotori di incontri, dibattiti, seminari e manifestazioni sia sul piano territoriale che nazionale ed europeo insieme alle organizzazioni dei Sans Papier di Francia, Svizzera, Spagna, ed è stato uno dei promotori della straordinaria manifestazione nazionale del 17 ottobre 2009 a Roma.

Cosa vogliamo:
Vogliamo favorire il protagonismo degli immigrati e delle immigrate, proponiamo la costruzione di una organizzazione nazionale unitaria degli immigrati/e che non si accontenti di essere una voce autorevole degli immigrati e immigrate, ma che sia capace di agire con senso di responsabilità e sappia collocarsi con tempestività nel tempo perché la direzione che ha preso questo paese è dipesa, anche, dal nostro comportamento, invitiamo pertanto a ricreare insieme la consapevolezza dei nostri mezzi e le ragioni della nostra unità.

Dei Diritti e delle responsabilità.
La nostra esistenza in Italia è ormai una presenza significativa: siamo circa il 6,5% della popolazione residente, dal punto di vista economico il nostro è un forte contributo: forniamo il 10 % del prodotto interno lordo, cioè creiamo col nostro lavoro un decimo di tutta la ricchezza prodotta in Italia. Questo dato è una realtà consolidata e irreversibile. Una parte consistente della popolazione italiana stenta ad accettare questa realtà perché la ignora.
Ma anche tra noi immigrati non c’è sufficiente consapevolezza di questa situazione, ciò è dovuto in primo luogo al fatto che, a fronte di questo 10% di ricchezza apportata all’Italia tramite il nostro lavoro, la nostra dignità e i nostri diritti spesso non sono riconosciuti e la nostra partecipazione alle scelte strutturali è ridotta dal potere decisionale dei governi a zero.
Senza una piena uguaglianza in termini di diritti e opportunità tra tutti i cittadini residenti in Italia è impossibile perseguire e realizzare una convivenza civile e democratica che garantica sani percorsi di integrazione. La responsabilità di cambiare questa iniqua situazione è in primo luogo nelle mani della società italiana, delle sue istituzioni e delle sue organizzazioni politiche e culturali.
D’altra parte, noi immigrati e immigrate, per quanto sia difficile e a volte frustrante vivere e lavorare in un paese dove molti colgono l’occasione per farci sapere che siamo considerati ospiti sgraditi, dobbiamo assumerci la nostra parte di responsabilità organizzandoci e dotandoci di strumenti efficaci per contribuire in modo attivo alle lotte e al dibattito politico in questo paese.

Il nostro tentativo organizzativo non è circoscritto a livello italiano, intendiamo raccogliere le esperienze di autorganizzazione e di lotte che gli immigrati hanno condotto in altri paesi, come per esempio le battaglie dei latinoamericani negli USA, e continuare a tessere le rete internazionali di collegamento, nella quale siamo già presenti, che in questi anni si sono realizzate attraverso le varie iniziative che hanno messo in comunicazione immigrati residenti in diversi paesi e continenti che si battono per i diritti degli immigrati.
Il nostro percorso, iniziato anni fa, e la nostra esperienza sono a disposizione di chi è disposto a condividere la nostra proposta di congresso e il nostro sforzo per fare un passo in avanti che ci permetta di essere all’altezza della nuova e difficile situazione che siamo chiamati ad affrontare in Italia, in Europa e nel mondo.

PRINCIPI

I promotori del primo congresso degli Immigrati e delle Immigrate in Italia, propongono alcuni principi finalizzati a consolidare l’unione e ad essere i supporti della nostra organizzazione.

l’unità:
la nostra rete promuove l’unità con tutti coloro - siano essi cittadini immigrati o autoctoni - che perseguono, in tutto o in parte, finalità simili alle nostre.
Con l'unità, soprattutto all'interno del mondo migratorio ma non solo, intendiamo lavorare per costruire una organizzazione forte e radicato, attento ai problemi delle persone e aperto a tutti. Intendiamo diffondere informazione, formazione e coscienza per mobilitare sempre più oppressi e portare avanti il protagonismo e le rivendicazioni dei più svantaggiati e a coloro ai quali viene vengono negati i propri diritti.

la solidarietà:
cioè la condivisione dei problemi e il sostegno reciproco, che non hanno nulla a che fare con il paternalismo o con l’assistenzialismo, né con la carità. Solidarietà di lotta anche con tutti quelli che in Italia e nel mondo si battono per salvaguardare i propri diritti e la propria dignità. Con solidarietà intendiamo stare accanto a chi è in difficoltà, aiutarci gli uni gli altri, sostenere le ragioni di chi lotta per la giustizia. Con solidarietà inoltre, intendiamo testimonianza e partecipazione sulle lotte dei popoli per i propri diritti, la propria libertà. Intendiamo renderci partecipi di tutte le questioni che riguardano la difesa delle libertà, dei diritti fondamentali di tutti, dei beni comuni, dell'ambiente, della pace e del futuro delle prossime generazioni. Con solidarietà intendiamo essere cittadini di questo mondo e considerare ciò che riguarda la città, la regione, il paese, il continente e il mondo in cui viviamo un affare nostro.

il protagonismo migrante e l’autorappresentanza:
vogliamo lavorare all’affermazione di una voce indipendente delle immigrate e degli immigrati. E questo protagonismo lo intendiamo anche come rappresentanza diretta: vogliamo essere i rappresentanti di noi stessi e non accettiamo che altri parlino in nostro nome pretendendo di conoscere meglio di noi i problemi che viviamo, i motivi del nostro percorso migratorio e le nostre aspirazioni.
Così come non vogliamo che altri parlino a nome dell'immigrato non vogliamo creare una specie di “leadership” permanente delle popolazione immigrata. La voglia di autorappresentanza e di protagonismo ci deve portare anche a pensare le nostre forme organizzative in modo da mantenere alta la partecipazione diretta della base e a ridurre le forme di personificazione del movimento in una “élite”.

l’antirazzismo:
ci opponiamo a ogni forma di discriminazione, inferiorizzazione, stigmatizzazione o segregazione di qualsiasi persona o gruppo umano sulla base del colore della pelle, del genere, dell’orientamento sessuale, della condizione sociale, delle status giuridico o della provenienza geografica, dell’appartenenza culturale o religiosa. Consapevoli di quanto il razzismo - in tutte le sue forme - sia uno strumento per perpetuare rapporti oppressivi e di sfruttamento, ci impegniamo a combatterlo, sia nella società italiana ma anche all’interno della popolazione immigrata e nelle nostre comunità d’origine.
Perché non siano domani i nostri figli a dover lottare per l'uguaglianza, perciò vogliamo lasciare alle future generazioni una società dove la diversità è considerata un valore e la partecipazione alla vita sociale è aperta a tutti.

l’ autonomia:
siamo indipendenti da qualsiasi partito, sindacato, associazione, anche da quelli con cui collaboriamo o con cui possiamo realizzare momenti d’unità o iniziative comuni, da quelli italiani e da quelli dei nostri paesi d’origine; ciascuno è libero di aderire individualmente a qualsiasi organizzazione e di sostenerla, ma come realtà collettiva intendiamo mantenere una piena autonomia pratica, ideale e politica.

l'Autofinanziamento:
Per rimanere autonomo, il nostro movimento ha bisogno di esserlo anche dal punto di vista economico. Il nostro gruppo finanzia le sue attività principalmente attraverso l'autotassazione. Gli attivisti di ogni regione devono partecipare regolarmente (secondo criteri da stabilire) al finanziamento.
Inoltre i gruppi locali possono raccogliere il denaro necessario a portare avanti le proprie attività e a contribuire alla cassa comune a livello nazionale organizzando collette, sottoscrizioni, vendite di materiali informativi o promozionali, organizzazione di feste, cene e ogni altro tipo di attività di autofinanziamento che non sia in contraddizione con i principi del movimento.

il pluralismo e la democrazia:
possono far parte della nostra rete tutti gli immigrati e immigrate che condividono questi principi; ognuno ha la libertà di appartenere a un partito, sindacato o associazione e, ovviamente, di manifestare le proprie convinzioni ma non deve tentare di imporle agli altri; Aiutati da strumenti di partecipazione diretta, dobbiamo cercare di avere un metodo che sia rispettoso delle diverse opinioni, idee e convinzioni ma che ne sappia fare una sintesi nel quadro dei principi che ci ispirano.

la cittadinanza globale e l’ impegno internazionale:
prima di essere immigrati in Italia siamo emigrati dai paesi in cui siamo nati. Non è un gioco di parole: significa che siamo consapevoli del fatto che siamo dovuti emigrare in primo luogo per responsabilità di un sistema di oppressione e di accumulo delle ricchezze nel Nord ricco del mondo; ma non dimentichiamo neppure le responsabilità dei governi corrotti o incapaci dei nostri paesi d’origine.

Così come vogliamo impegnarci per cambiare le cose in Italia, paese d’arrivo del nostro percorso migratorio, intendiamo mantenere viva la nostra attenzione per ciò che accade nei nostri paesi d’origine, cercando di dare il nostro contributo alla soluzione dei problemi esistenti in essi e all’affermazione della dignità e della giustizia per tutti i nostri popoli. Ci opponiamo ai cosiddetti “accordi bilaterali” sottoscritti dai governi del Sud e dell’Est del mondo con quelli dell’Occidente e del Nord per il rimpatrio dei migranti: sono il più recente esempio di ricatto coloniale dei ricchi verso i poveri, che cercano di innalzare sempre più muri invece di affrontare la questione di una equa redistribuzione delle ricchezze.

La crisi multi livello che subisce la popolazione mondiale in questi anni è una nuova prova dell'assurdità del sistema imposto al pianeta dalla prepotenza del capitale. Mentre si cerca di abbattere ogni tipo di barriera e di protezione per far viaggiare sempre di più e sempre più velocemente i capitali e le merci, la maggioranza della popolazione mondiale si vede sempre più limitata nel suo diritto allo spostamento. Miliardi sono costretti a rimanere prigionieri di territori saccheggiati dalle politiche economiche globali e dall'atteggiamento prepotente delle multinazionali e de loro complici locali. Oggi parlare del diritto del migrante a cercare una vita migliore, a non essere respinto in mare, ha senso soltanto se messo in un quadro più ampio che va alla radice dei problemi, se affronta le questioni nelle loro dimensioni globali e in nome del diritto umano ad un tenore di vita degno, alla pace, alla libertà di espressione e di pensiero, all'istruzione, alla sanità e alla partecipazione alla vita sociale e politica.

Etica nei rapporti sociali ed economici:
siamo convinti che, in ultima analisi, molti dei problemi che vivono gli immigrati, ma anche quelli che affliggono l’insieme dell’umanità derivino dall’imperversare dell’egoismo e dallo strapotere del denaro. Su queste basi, oltre che su un insopportabile autoritarismo, si sono fondati i sistemi economici che hanno finora dominato il mondo. Chi è stato costretto a emigrare ha sofferto sulla propria pelle i risultati di questi rapporti economici ingiusti, irrazionali e immorali.

Ma, purtroppo, questo modo di vivere, basato sul tornaconto di minoranze di privilegiati a spese dell’enorme maggioranza della popolazione povera, si è imposto come “l’unico possibile” e ha rovinato anche le relazioni tra la povera gente… nel nostro caso, tra gli stessi immigrati. Si è esteso dalla macroeconomia ai rapporti interpersonali quotidiani.
C’è un denominatore comune tra ciò che fanno le multinazionali, disposte a tutto pur di assicurarsi il controllo esclusivo di beni comuni, come l’acqua, e delle risorse naturali, e… il comportamento di chi accetta di fare il “caporale” o di chi, profittando della propria condizione economica e della disperazione altrui, affitta un “posto letto” a prezzi da rapina.

Tra i primi e i secondi esempi c’è solo una differenza di dimensioni: sono entrambe maniere di approfittare delle sofferenze e del lavoro degli altri. Le rifiutiamo e le combattiamo entrambe con la stessa energia.


PER COSA LOTTIAMO – la piattaforma politica
• Contro il Pacchetto sicurezza, perché viola il principio di eguaglianza sancito dall´art. 3 della Costituzione italiana: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
• L’abrogazione della leggi Bossi – Fini e il “NO” ritorno alla Turco – Napolitano
• La regolarizzazione generalizzata di tutti i cittadini immigrati presenti in Italia.
• La cancellazione del protocollo tra Ministero dell’interno, Poste Italiane e Patronato sui rinnovi dei permessi di soggiorno.
• per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro.
• per una legge in materia di asilo politico e immigrazione che tuteli realmente i richiedenti asilo, i rifugiati e gli immigrati.
• per la cittadinanza di residenza per tutti il diritto di voto per tutti i cittadini immigrati
• per la chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsioni (CEI).
• Per il diritto del popolo rom
• Contro ogni forma di razzismo e discriminazione in Italia e altrove nel mondo
• Per il rispetto del diritto di tutti i bambini all'istruzione.


Strumenti
Noi vogliamo dotarci di tutti gli strumenti utili che ci offrono sia la tradizione di chi attraverso la storia dell'umanità ha lottato per i propri diritti, sia la modernità con il suo carico di tecniche, tecnologie per la comunicazione, l'informazione, la mobilitazione. Facciamo nostre tutte queste esperienze e tutti questi mezzi. Altri strumenti importanti sono: l'assemblea dove si decide democraticamente, l’autorganizzazione, le manifestazioni, le varie forme di proteste e momenti di visibilità: petizioni popolari, le vertenze legali contro la discriminazione; i scioperi, le campagne d'informazione e di sensibilizzazione, la formazione interna ed esterna, la costruzione di reti di lotta insieme ad altre realtà che sul territorio seguono obiettivi simili e lottano contro l'ingiustizia e le discriminazioni.

Funzionamento
Il soggetto principale sono le realtà cittadine. Questa realtà che stiamo fondando non può esistere se non esistono i gruppi nelle città grandi, medie o piccole. Sono le realtà locali che fondano il movimento, è la loro unione che lo porta al livello nazionale.
L'assemblea nazionale è l'organo decisionale a livello nazionale. Dovrà essere costituita da rappresentanti delle diverse città.
Il gruppo di coordinamento nazionale con incarichi tecnici (a scadenza da stabilire) e incarichi politici (a rotazione) è un gruppo più ristretto designato dall'assemblea nazionale che si incarica di portare avanti le decisioni prese nelle assemblee. Non ci può essere una rappresentanza nazionale senza un mandato di un comitato locale.
Al fine di organizzare meglio e dare più efficacia gli incarichi tecnici sono seguiti da commissioni di lavoro con compiti quali: promozione, formazione, comunicazione, e autofinanziamento.

Sulla base di questi principi, viene specificato nello statuto le modalità, distribuzioni delle responsabilità e durata dei mandati.


Comitato Immigrati in Italia

E-mail: comitatoimmigrati@libero.it

venerdì 25 giugno 2010

PROTESTA A ROMA DEI LAVORATORI DI ROSARNO

Il Manifesto 25.06.2010
La protesta dei lavoratori di Rosarno: «Dateci un contratto»

«Sono quelli di Rosarno, te li ricordi?».
Due funzionari di Confagricoltura parlano fra loro e liquidano così la protesta di ieri, sotto la sede dell'associazione, dell'assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma. Una manifestazione per denunciare il mancato rispetto dell'accordo firmato lo scorso 27 aprile, che promuoveva l'inserimento lavorativo degli immigrati (si parlava di 38 inizialmente). Prima di diventare davvero un ricordo hanno deciso di mobilitarsi. Dopo aver gridato per un'ora lo slogan «Lavoro nero no», a mezzogiorno sono stati ricevuti a Palazzo della Valle. Una delegazione composta dall'osservatorio antirazzista Pigneto Prenestina e due giovani lavoratori africani ha incontrato il presidente di Confagricoltura Roma, Massimiliano Giansanti, e l'assessore alle politiche dell'agricoltura della provincia di Roma, Aurelio Lo Fazio. Entrambi firmatari, due mesi fa, del protocollo d'intesa insieme alle associazioni agricole del territorio Cia, Coldiretti, Fedagri, Confcooperative e Legacoop agroalimentare che avrebbero dovuto assorbire alcuni lavoratori africani nelle campagne della provincia di Roma. Ma così non è stato.

Ieri tutti concordavano sul fatto che l'intesa possa «essere migliorata». Confagricoltura però ha voluto precisare di aver «rispettato gli accordi e dato seguito al protocollo». Una posizione contestata dall'assemblea dei lavoratori secondo cui, dice un manifestante: «Non basta mandare un fax per promuovere l'iniziativa, c'è bisogno di una pressione seria sugli imprenditori agricoli».

I manifestanti hanno dalla loro parte i numeri: le aziende della provincia di Roma hanno chiesto un'aggiunta di 1.300 lavoratori stagionali al decreto flussi. La lista degli immigrati di Rosarno con regolare permesso di soggiorno è composta di poco più di 100 persone. Sembra, insomma, che si potrebbe fare di più. La protesta, comunque, qualche impegno lo ha strappato: entro sette giorni
lavorativi l'assemblea dei lavoratori incontrerà di nuovo provincia e associazioni di categoria firmatarie dell'accordo, stavolta anche insieme ai sindacati. Un incontro in cui, si spera, venga stabilito un meccanismo efficace per trovare posti di lavoro veri.

Anche perché, nel frattempo, molti immigrati sono partiti per nuove stagioni di raccolta.
Ovviamente al nero. Nel loro futuro c'è ancora Rosarno. Tra di loro anche Mohamed, 25 anni: «Non ho un soldo in tasca. Tra qualche settimana anche io dovrò tornare a Rosarno dove mi davano due euro e cinquanta per ogni cassetta di pomodori che raccoglievo al giorno. Riuscivo a farne sei, sette, dipendeva dalle forze».

Per lui, come per gli altri, il protocollo era un'opportunità seria. E ora dicono: «Per ringraziare, aspetteremo di vedere risultati concreti».

Romina Rosolia

INCONTRO CON UNA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO DEI SANS PAPIERS DI PARIGI

Lunedì 28 giugno 2010, ore 19:30

presso l’ARCI Corvetto di via Oglio 21, Milano

Da quasi un anno i collettivi di immigrati senza permesso, riuniti nel “Ministero per la regolarizzazione di tutti i sans papiers” occupano un grande edificio in rue de la Baudelique con circa 3 mila attivisti e tengono manifestazioni ogni settimana con l’obiettivo della “regolarizzazione globale”.

Prefetti e ministri sono stati costretti a riceverli e riconoscerli come interlocutori.

Tra il 1° e il 30 maggio una loro delegazione ha marciato da Parigi a Nizza, portando la loro voce e la loro lotta in numerose di città della Francia.

Una loro delegazione sarà a Torino il 26 giugno e a Milano il 28 giugno per incontrare

le organizzazioni, associazioni, compagne/i immigrati e italiani impegnati sul terreno dei diritti degli immigrati e contro il razzismo.

Sarà un’occasione per conoscere il più forte movimento di immigrati senza permesso in Europa, stringere legami internazionali e gettare le basi per la nascita di un movimento analogo in Italia.




Comitato Immigrati in Italia

Associazioni e gruppi promotori della giornata del Primo Marzo 2010

lunedì 3 maggio 2010

IL 15 E IL 16 MAGGIO MIGRANTI E ITALIANI FARANNO FESTA!

Due giornate per stare insieme, discutere e confrontarsi.

In questi anni si sono moltiplicati provvedimenti che, dalla sanità agli asili nido rendono evidente il razzismo istituzionale, con l’esclusione dei migranti dai servizi o con la minaccia ai diritti dalla salute all’istruzione. Questo è solo l’ultimo deleterio effetto della legge Bossi-Fini e del “pacchetto sicurezza”. La propagandata sicurezza è solo l’ossessione del pericolo costante visto e rivisto nei telegiornali della sera. La protezione che gli ultimi decreti dovrebbero garantire significa per i migranti una restrizione costante di diritti e di servizi.

Di fronte a questa asfissiante retorica e a quest’attacco alle nostre vite questa volta non siamo rimasti a guardare. Qualcosa in questa quotidianità si è mosso. In tanti e tante ci siamo trovati nelle piazze il 1° Marzo, a urlare una parola che qualcuno non voleva proprio sentire: SCIOPERO DEI MIGRANTI E CON I MIGRANTI! E, questa parola l’abbiamo urlata da lavoratrici e da lavoratori, non solo da italiani e da migranti; l’abbiamo usata nei luoghi di lavoro, dove nasce l’attacco ai diritti, ma anche dove inizia la nostra lotta.

Una volontà di cambiamento si è espressa e ritrovata in un’azione comune contro la logica perversa del contratto di soggiorno per lavoro, ma soprattutto per i diritti e la libertà dei migranti.

Con questa forza e lungo questo percorso rinnoviamo l’invito a due giornate di incontro, festa e riflessione, per ribadire, a due mesi dal 1° Marzo, dentro a questa crisi che rende impossibile rinnovare i permessi e produce perciò clandestini e disoccupati, che non ci lasceremo sfruttare ed espellere tanto facilmente, perché in questa crisi noi, migranti ed italiani, abbiamo già aperto nuovi spazi di lotta.

Siamo tutte/i invitate/i a partecipare:

- 15 maggio al centro interculturale “Zonarelli” (Via Sacco 14)

Festa “Not(t)e Migranti” di Sokos e Sopra i Ponti, con la partecipazione del Gruppo Prometeo e del Coordinamento Migranti Bologna, a partire dalle 18:30.

- 16 maggio in piazza dell’Unità, dalle 15 alle 22:

IV Giornata “Per la libertà e i diritti dei migranti”, promossa dal Coordinamento Migranti di Bologna con la partecipazione della SIM - Scuola di Italiano Migranti di XM24 e dell’associazione Sokos. Durante tutta la giornata, oltre a musica, spettacoli, danze suoni e sapori migranti, verranno presentate le più significative esperienze di lotta dei migranti di Bologna e provincia. (Il programma dettagliato della giornata sarà pubblicato nei prossimi giorni).

COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA E PROVINCIA

SOKOS

SIM (Scuola Italiano migranti) XM24

Per informazioni www.coordinamentomi granti.splinder. com

STATI UNITI Latinos in piazza contro la legge anti immigrati

Il manifesto 01/05/2010
Luca Celada

LOS ANGELES Sarà un primo maggio «unificato» all'insegna dell'immigrazione a Los Angeles, dove le manifestazioni confluiranno in un grande corteo unico per dare voce al movimento degli immigrati. Che dopo la massiccia mobilitazione di tre anni fa era tornato ad essere in gran parte invisibile. Fino al caso Arizona, grazie alla famigerata legge 1070, firmata questa settimana dalla governatrice Jan Brewer. Che si sta rivelando una mossa disastrosa per l'immagine dello stato, criticata dal governo federale, dalla chiesa e dai grandi giornali e derisa da vignettisti e comici di mezza America. La legge, che dovrebbe entrare in vigore in estate, introduce il reato di clandestinità autorizzando la polizia a «verificare lo stato immigratorio» ed eventualmente fermare persone che siano «in verosimile stato di illegalità». Contro l'Arizona, c'è una sorta di sommossa nazionale. Nello stato del Grand Canyon che ha nel turismo una delle principali risorse economiche, le prenotazioni d'albergo sono state cancellate a valanga e alcuni studenti hanno rinunciato a immatricolarsi alla University of Arizona. Nel consiglio municipale di San Francisco è stata votata una risoluzione per interrompere rapporti economici coi vicini a est. Una analoga misura è all'esame a Los Angeles per ritirare investimenti e chiudere accordi commerciali con l'Arizona. Le partite in trasferta dei Diamondbacks, la squadra di baseball di Phoenix, sono state fatte oggetto di manifestazioni di protesta a Chicago. Le stesse città di Phoenix, Tucson e Flagstaff hanno fatto ricorso contro il proprio stato. Insomma un incubo di pubbliche relazioni per lo stato roccaforte del movimento conservatore, da Barry Goldwater a John McCain, con una forte presenza di Minutemen, le milizie anti immigrati di stampo «leghista». L'Arizona ha una folta popolazione «latina»; un terzo circa dei 7 milioni di abitanti è ispanico e si stimano attorno a 450.000 i «clandestini». La legge ha provocato un incidente diplomatico internazionale con il Messico, il paese che fino al 1849 comprendeva tutto il territorio dello stato. Sono i pericoli del codificare in legge certe pulsioni demagogiche, utili a infiammare i tea parties e simili movimenti «celoduristi» ma assai più problematiche una volta istituzionalizzate. Specie in regime federalista, dove gli ordinamenti dei singoli stati dovrebbero sottostare all'autorità di Washington. È probabile, alla fine, che la legge duramente criticata dal presidente Barack Obama possa venire invalidata dai tribunali federali prima ancora di entrare in vigore, proprio per l'impossibilità di formulare criteri di «sospetta clandestinità» che non siano fondati sul «profilo razziale» e quindi anticostituzionali. La logica d'altronde è quella della linea dura simile a quella dei respingimenti, con lo scopo dichiarato di rendere la vita talmente insopportabile agli immigrati in Arizona fino al punto di farli andare via, ovunque purché fuori dai confini dello stato più ingeneroso. In parte si tratta di una provocazione e, come sostengono i fautori, un atto di esasperazione verso le autorità federali la cui politica di fortificazione dei valichi in Texas e California ha avuto l'effetto di riversare i flussi clandestini sul «Tucson Sector». Qui la guardia di frontiera pattuglia il vasto deserto impiegato come «barriera naturale» (che fa ogni anno centinaia di vittime fra i disgraziati che tentano di attraversarlo a piedi). Sta di fatto che la legge pone fondamentali problemi di ordine etico e pratico; da un lato introduce quella che è a tutti gli effetti una legge razziale, mirata a una minoranza specifica, mentre dall'altro assicura la diffidenza delle istituzioni di milioni di persone dalla pelle bruna. Non sorprende che una delle prime cause intentate per bloccarla sia stata quella di un poliziotto addetto ai quartieri ispanici di Tucson, impossibilitato a lavorare per le nuove mansioni di doganiere e circondato da una popolazione ostile. La legge è particolarmente improponibile nel Southwest americano dove la popolazione ispanica ha radici storiche e in diverse città costituisce la maggioranza della popolazione, inestricabilmente connessa al tessuto sociale ed economico della regione. A questo proposito una delle principali falsità demagogiche che alimenta il sentimento anti immigrati nel crogiolo americano è il presunto costo sociale di una popolazione il cui apporto economico è in realtà di
gran lunga superiore ai servizi che riceve. E comunque una realtà integrante dell'economia globale e «glocal», come dimostra la visita a un qualunque campo agricolo del Southwest, coltivato da una manodopera interamente ispanica. Il caso Arizona presagisce il dibattito sulla riforma della legge sull'immigrazione che dovrebbe essere, dopo quella sulla finanza, la prossima battaglia affrontata da Obama, battaglia che fin da ora non promette però molto più di un riformismo moderato senza sostanziali soluzioni a una questione che solo la crisi economica ha temporaneamente attenuato. Al di là di questo, lo stato dell'Arizona ha dimostrato come l'immigrazione sia problema topico e trasversale dei nostri tempi, reale quanto adatto a strumentalizzazioni demagogiche e, in questo caso, ad atti di populismo plateale quanto inconsulto.

Immigrazione, arriva al Senato la nuova legge voluta da Obama

A Los Angeles "latinos" in piazza contro la discriminazione
La Repubblica
SABATO, 01 MAGGIO 2010

FEDERICO RAMPINI
dal nostro corrispondente
new york - Appelli a «boicottare» l´Arizona da tutto il resto degli Stati Uniti. Ricorsi in tribunale. Una promessa d´intervento da parte di Barack Obama. E stamattina una manifestazione che si annuncia oceanica per le vie di Los Angeles, appoggiata dal sindaco ispanico Antonio Villaraigosa. Questo "Primo Maggio contro la xenofobia" ha unito tutte le organizzazioni etniche. E´ la reazione alla sfida lanciata dal governatore dell´Arizona Jan Brewer, che ha appena firmato una controversa legge anti-stranieri. La nuova normativa trasforma in un crimine statale girare senza il permesso di residenza. E impone alla polizia locale di verificare sistematicamente i documenti d´identità per arrestare i clandestini. «Significa dare la caccia allo straniero, istigare la discriminazione razziale nelle forze di polizia», si legge nel ricorso presentato dall´American Civil Liberties Union. «E´ anti-americano», dice Villaraigosa. La legge dell´Arizona interviene su un campo minato. Si stima che ci siano 11 milioni di immigrati illegali negli Stati Uniti. Le norme in vigore sono da tutti considerate obsolete. Obama, che incassò un voto quasi plebiscitario tra le minoranze etniche e in particolare gli ispanici, ha promesso una «riforma onnicomprensiva». Ieri i democratici hanno presentato in Senato una proposta di legge e il presidente per la prima volta ne ha annunciato le linee guida: «E´ necessario chiarire a coloro che sono qui illegalmente - dice una nota della Casa Bianca - che per avviare la procedura per ottenere la cittadinanza bisogna essere in regola con la legge; imparare l´inglese; pagare sanzioni e tasse; consentire la verifica per quanto riguarda eventuali precedenti penali». Per il momento la questione si regge su un equilibrio precario: l´immigrazione clandestina è un reato federale, ma gli Stati non se ne occupano, e le forze di polizia applicano raramente la legge. Tanto più che negli Stati Uniti non esiste l´obbligo di avere un documento d´identità. Introdurre controlli a tappeto, spinge inevitabilmente i poliziotti a selezionare in base al colore della pelle e la fisionomia etnica. Janet Napolitano, che fu governatrice dell´Arizona prima di Brewer, oggi guida il superministero degli Interni (Homeland Security) ed è categoricamente contraria alla nuova legge. La mobilitazione oggi invade le vie di Los Angeles, dove per la prima volta da molti anni si sono coalizzate tutte le associazioni etniche: dagli ispanici ai coreani. Obama ha dato la sua benedizione a questo Primo Maggio anti-xenofobia, annunciando che il suo dipartimento di Giustizia «sta guardando da vicino» la costituzionalità della legge e potrebbe a sua volta ricorrere alla Corte Suprema. Tra gli obiettivi della manifestazione di oggi, il più originale è un´idea che si sta facendo strada in tutti gli Stati confinanti: "boicottare l´Arizona", dal turismo ai prodotti agricoli

venerdì 16 aprile 2010

Il prefetto Pansa ritorna al dipartimento immigrazione

NAPOLI - Un giro di poltrone che potrebbe portare, entro poche settimane, all'addio di Alessandro Pansa, il prefetto di Napoli che potrebbe lasciare la città con destinazione Roma.

A guidare il «valzer» delle nomine è il prefetto Mario Morcone, attualmente capo del Dipartimento delle Libertà Civili e immigrazione del Viminale. Moroce sarà domani nominato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Interno, Maroni, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che ha sede a Bari.

Al posto di Morcone dovrebbe arrivare il prefetto di Napoli Pansa - che aveva già guidato il Dipartimento per l’immigrazione - ma la sua nomina sarebbe stata rimandata perché ancora non è stato trovato il suo successore. I nomi più accreditati per guidare la prefettura del capoluogo partenopeo, si è appreso, sono il prefetto di Firenze Andrea De Martino e il prefetto di Bari Carlo Schilardi.

Redazione online
15 aprile 2010

Immigrazione: Trento; permesso a papa' clandestino per figli

Deciso da Tribunale minori Trento per salute dei suoi tre bimbi
16 aprile, 16:47

(ANSA) - TRENTO, 16 APR - Il papa' clandestino puo' restare, anche se non ha il permesso di soggiorno a tempo indeterminato, perché' e' senza lavoro.

Lo ha deciso ieri il Tribunale dei minori di Trento per un giovane di 25 anni, dell'Ecuador, padre di tre figli, che hanno dai pochi mesi a 4 anni e vivono in Trentino con la madre, ma soffrono, per le prolungate assenze del genitore. La notizia e' in controtendenza con una recente sentenza della Cassazione per un immigrato coi figli in eta' scolare a Milano. (ANSA).

IMMIGRATI: la Consulta boccia la Liguria

Secondo la Corte Costituzionale è illegittima la legge regionale che vieta i Cie, centri di
identificazione

Repubblica 16-04-10
La Liguria non può autodichiararsi Regione chiusa ai centri di identificazione degli stranieri, perché significa violare le competenze dello Stato e interferire con il controllo dell ́ingresso e di soggiorno degli immigrati. Sono i motivi per cui la Corte Costituzionale ha bocciato la legge regionale del marzo delĺ'anno scorso, che prevedeva appunto di impedire in Liguria la costruzione dei Cie, i centri di identificazione ed espulsione degli immigrati clandestini.
La legge era stata proposta da Rifondazione e Pdci ed era stata votata dal centrosinistra in consiglio regionale, mentre il centrodestra si era schierato contro.
La notizia di ieri è che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l ́articolo 1 di quella legge, dove si afferma «la indisponibilità della Regione ad avere sul proprio territorio strutture o centri, in cui si svolgono funzioni preliminari di trattamento e identificazione personale dei cittadini stranieri immigrati», ossia i Cie, i centri di identificazione ed espulsione. «Prendiamo atto della bocciatura . commenta Enrico Vesco, all ́epoca assessore all'immigrazione - ma il nostro atteggiamento non cambia: ricorreremo in ogni modo possibile».
Il leghista Francesco Bruzzone invece si rammarica perché la sentenza «non è arrivata prima».
Ad impugnare la legge era stato il governo. La Regione si è difesa affermando che la legge si limita a perseguire le finalità di integrazione dei cittadini non comunitari.

venerdì 2 aprile 2010

Italia: uomo a rischio di tortura in caso di rimpatrio in Turchia


Appello di Amnesty

Data di pubblicazione dell'appello: 01.04.2010

Avni Er, cittadino turco detenuto in Italia, è a rischio di rimpatrio forzato in Turchia dove potrebbe subire torture o altri maltrattamenti.

Avni Er è attualmente detenuto in un Centro di identificazione ed espulsione (Cie) nella città di Bari. I suoi avvocati hanno presentato un appello contro il diniego della domanda alla sua richiesta di asilo e protezione internazionale. La Corte europea dei diritti umani ha già ordinato alle autorità italiane di non procedere con l'espulsione di Avni Er fino a quando la decisione in prima istanza sulla sua richiesta di asilo e protezione internazionale non sarà stata presa. I suoi avvocati hanno chiesto alla Corte di estendere l'ordine fino alla decisione sull'appello. In ogni caso, c'è il rischio che le autorità italiane procedano con l'espulsione di Avni Er prima che l'appello sia discusso.

Avni Er, che ha lasciato la Turchia nel 1982 all'età di 11 anni e che non vi è mai ritornato, è stato arrestato il 1° aprile 2004 nell'ambito di un'operazione di polizia internazionale contro persone sospettate di reati di terrorismo. É stato condannato nel dicembre 2006 da una corte d'Assise di Perugia per la sua appartenenza all'organizzazione illegale Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (Dhkp-c) e condannato a sette anni di carcere ed espulsione. Nell'aprile 2007 le autorità turche hanno richiesto l'estradizione di Er in Turchia per la sua appartenenza al Dhkp-c. La richiesta è stata respinta dalle autorità italiane per il rischio che Er venisse processato due volte per lo stesso reato. In ogni caso, i procedimenti a carico di Er risultano ancora pendenti in Turchia. Amnesty International crede che Avni Er possa subire tortura o altro tipo di maltrattamento e un processo iniquo se rimpatriato in Turchia, come è accaduto ad altri membri del Dhkp-c che sono stati torturati e maltrattati negli ultimi anni.

In base al principio di diritto internazionale di non-refoulement, l'Italia non deve rinviare nessuno in un paese nel quale potrebbe rischiare la tortura o altri maltrattamenti o ogni altro tipo di violazione dei diritti umani.







Mail da indirizzare al Ministro dell'Interno





Roberto Maroni
Ministro dell'Interno
Ministero dell'Interno
Palazzo Viminale
Piazza del Viminale, 1
00184 Roma, Italy
Fax: + 39 06 46549832
Email: liberta.civiliimmigrazione@interno.it

Gentile Ministro,

siamo simpatizzanti di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 lavora per difendere i diritti umani in ogni parte del mondo dove vengono violati.

Le chiediamo di non rimpatriare forzatamente Avni Er in Turchia, dove potrebbe essere a rischio di tortura e altri maltrattamenti, poiché questo violerebbe gli obblighi dello stato italiano del rispetto del principio di diritto internazionale conosciuto come non-refoulement.

La ringraziamo per l'attenzione.

Questione di pelle : italiani, esclusi perché neri

Lettera pubblicata dal Fatto Quotidiano del 31-3-2010

Francois, Joseph e Jean Paul Frattini, questi i nostri nomi. Suoni francesi accostati ad un cognome tipicamente italiano. Non un'ambigua scelta dei nostri genitori, bensì un'attestazione delle nostre origini. Nati da madre haitiana e padre italiano, siamo cresciuti e abbiamo vissuto tutta la nostra vita a Brescia. Ciononostante, la nostra pelle porta con se la condanna di una discendenza troppo scomoda. Non è mai passato inosservato il nostro colorito acceso, ma fatta eccezione per qualche vile commento bisbigliato vigliaccamente sottovoce, abbiamo sempre vissuto serenamente. Questo fino a poco tempo fa, precisamente fino alla sera di venerdì 19 marzo, quando un atto di discriminazione razziale ci ha coinvolti in prima persona.
Avevamo programmato una "serata tra brothers", scegliendo come meta fortuita il locale molto noto Hotel Costez, situato nel centro di Cazzago San Martino, già frequentato in passato da Joseph e Jean Paul. L'ambiente abbastanza elegante e raffinato, ci impose una cura particolare nell'aspetto e nell'abbigliamento: la politica di molti locali moderni esige di adeguarsi a determinati standard. Nonostante tali sforzi, ad una distanza di circa 10 metri dall'ingresso, fummo bloccati da un buttafuori, che senza troppe remore, ci vietò di entrare. Convinti si trattasse di un malinteso, chiedemmo chiarimenti. La risposta ci sconcertò (ed è forse proprio da questa risposta che deriva la più grande inquietudine): "Eh dai ragazzi, lo sapete!". Cosa sappiamo? Ci ha forse scambiato per qualche giovane irrequieto con cui ha avuto problemi in passato? Difficile, data l'unicità dei nostri tratti somatici. Ciò che ben sappiamo e di cui andiamo fieri, è che siamo neri, e questo ci impedisce di accedere ad un'area apparentemente troppo vip per noi. Pochi secondi d'attesa e le paroline magiche furono pronunciate: "Siete extracomunitari e non potete entrare." La schiettezza con cui sostenne questa tesi e la totale mancanza di rispetto per una categoria sempre meno tutelata, non fece che rafforzare la nostra convinzione di voler entrare. Decidemmo di non mostrare la carta di identità per provare la nostra italianità, e continuammo nella parte che ci era stata assegnata. Il buttafuori, armato di guanti in pelle pensati per queste ardue situazioni, continuò a sostenere che era una regola e come tale non poteva essere violata. Certo, una regola non scritta, ma non per questo meno valida. Dopo vari tentativi, ci accordammo per restare nella zona esterna del locale, confinati come cani. Non paghi dell'obiettivo raggiunto, ci intrufolammo all'interno. Ma lesti gli auricolari comunicanti si segnalarono la presenza di tre intrusi indesiderati. Un altro imponente buttafuori, non più inibito o imbarazzato del collega, ci accompagnò all'uscita. A nulla servì mostrare i documenti per intaccare le loro ferree convinzioni: neri eravamo e neri restavamo. Questione di pelle.
Nadine Gordimer, scrittrice sudafricana e premio nobel per la letteratura, durante una conferenza del 1959, nei difficili anni dell'apartheid, disse: "Non è possibile riuscire a contraddire fino in fondo con i fatti un clima di privilegio. Noi abbiamo la parte migliore di ogni cosa; come è difficile non sentire, in qualche angolo segreto di noi stessi, che in effetti siamo migliori!" E allora ci chiediamo, alla luce di quello che è successo, se questo stesso sentimento di superiorità che ha indotto il proprietario di un locale a vietare l'ingresso a tre connazionali perché non bianchi, sia diffuso a tal punto da essere universalmente condiviso o quantomeno tollerato. Probabilmente siamo stati fin troppo fortunati e abbiamo vissuto in una bolla di cristallo che ci permetteva di vedere, ma al contempo essere protetti. Ora ci sentiamo feriti e non abbiamo voglia di tacere ed essere taciuti. Non abbiamo la pretesa di imputare situazioni analoghe agli odierni sistemi di governo. Il pregiudizio non ha parte politica e comunque non fa mai bene, da qualsiasi parte stia. Ma dopo 27, 28 e 34 anni vissuti in Italia, sentirsi estranei e discriminati nella propria casa, ha fatto scattare qualcosa. Informare e raccontare quello che ci è accaduto, é il mezzo non violento che abbiamo scelto per difendere tutti coloro che non possono o non riescono ad avere voce in capitolo. Sono tanti e tutto ciò non può più essere tollerato.
Le domande che ci poniamo oggi sono tante e forse molte difficilmente troveranno una risposta razionale. Tra tutte, una spicca per bizzarria: i buttafuori, si saranno accorti di essere extracomunitari? Perché forse qualcuno dovrebbe spiegargli che hanno delegittimato la loro stessa categoria.

LA LIBERTÀ' NON SI PROCESSA!

Report della prima udienza del processo ai ribelli di Ponte Galeria

Si è conclusa nel primo pomeriggio di oggi, 31 marzo 2010, l'udienza che vedeva coinvolti i 18 rivoltosi del Cie di Ponte Galeria a Roma. I ribelli erano accusati di lesioni e violenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, incendio doloso e tentata evasione, per la rivolta scoppiata nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 marzo, in seguito ad un pestaggio da parte della polizia all'interno del Cie.
La protesta è terminata alle 4 del mattino circa, quando i reclusi sono tornati a dormire nelle loro celle. Solo dopo alcune ore, mentre si trovavano a mensa per la colazione, la polizia è arrivata in forze e ha deciso di dividere tra "buoni e cattivi" gli uomini che sono stati individuati come i diretti responsabili della rivolta della notte precedente.
Diciotto reclusi sono quindi stati arrestati "in flagranza di reato" e stamattina si è tenuta l'udienza in cui il giudice avrebbe dovuto confermare gli arresti e decidere sul loro eventuale trattenimento in carcere.
Trattandosi di un'udienza per direttissima con convalida, tutto si è svolto a porte chiuse, mentre fuori dall'aula e nel piazzale antistante il palazzo del tribunale, un gruppo di antirazzisti e di antirazziste manifestava la propria solidarietà volantinando ed esponendo uno striscione con la scritta «La libertà non si processa. Chiudere tutti i Cie!».
Nel corso dell'udienza gli avvocati difensori hanno dimostrato che, essendo trascorse molte ore tra la conclusione della rivolta e il momento dell'arresto, non si poteva trattare di "flagranza di reato".
Per questo il giudice non ha convalidato gli arresti. Quindi, quindici imputati sono stati riportati nel Cie di Ponte Galeria. Altri tre invece sono stati trasferiti nel carcere romano di Regina Coeli perché, avendo già precedenti penali per reati come resistenza a pubblico ufficiale ed altri, il giudice ha ritenuto "probabile" che potessero compierne altri simili.
Tra l'altro, il giudice, accogliendo le richieste dei difensori, ha escluso l'aggravante dell'incendio e la tentata evasione, precisando che, trattandosi di detenzione amministrativa, il tentativo di fuga dal Cie non può essere considerato un'evasione. I capi d'imputazione rimasti sono danneggiamento aggravato e lesioni e violenza a pubblico ufficiale.
Per tutti gli indagati, il processo continuerà col rito ordinario, quindi si procederà con le indagini e poi con le prossime udienze, ancora da fissare.

Ribellarsi è giusto!
La solidarietà è un'arma!

mercoledì 17 marzo 2010

PRESIDIO IN P.ZA SANTI APOSTOLI


GIOVEDI 18 MARZO ORE 17



A seguito del primo incontro interlocutorio avuto il 9 febbraio con la Prefettura di Roma, i lavoratori africani di Rosarno tuttora presenti a Roma indicono una nuova manifestazione – presidio a sostegno della vertenza per il riconoscimento dei loro diritti. L’A.L.A.R. e la rete delle associazioni antirazziste romane hanno prodotto una documentazione circostanziata sugli accadimenti di Rosarno del gennaio scorso, corredata dalla situazione legale di tutti coloro che sono arrivati nella capitale dopo l’allontanamento forzato dalla piana di Gioa Tauro.
Giovedi 18 Marzo saremo di nuovo in Prefettura per rappresentare al Prefetto le richieste di regolarizzazione avanzate nell’incontro precedente.

A più di due mesi dalla diaspora di Rosarno nessuna risposta è ancora stata formulata dalle istituzioni. Alcuni hanno trovato ospitalità provvisoria nelle strutture di movimento mentre molti altri sono tuttora in strada privi delle più elementari forme di tutela. Tutti hanno presentato formale richiesta di protezione umanitaria, in ragione delle situazioni oggettive di pericolo e di persecuzione nei loro paesi d’origine, rinforzate dalle condizioni di sfruttamento para-schiavistico vissute nella campagne calabresi e dai relativi traumi psicofisici riportati come esito drammatico delle aggressioni subite.

Il governo di questo paese, che ha “premiato” con un permesso di soggiorno solo undici tra i tanti che sono stati oggetto di violenze, deve assumersi la responsabilità di sanare la posizione legale di tutti gli altri, rispondendo con altrettanta urgenza alle legittime richieste di accoglienza e di lavoro regolare che l’Assemblea ha già presentato con estrema chiarezza a tutte le istituzioni ed all’intera città. Riteniamo che chi ha avuto il merito di scoperchiare il vaso di Pandora dello sfruttamento del lavoro immigrato nelle campagne del belpaese, che consentono all’industria agro-alimentare di mantenersi competitiva e di far profitti sulla pelle dei lavoratori, abbia già pagato un prezzo altissimo per il proprio coraggio: aggressioni e violenze reiterate negli anni da quella parte della popolazione più reazionaria e collusa con le organizzazioni criminali, miseria e negazione dei diritti più elementari, clandestinità forzata e strumentale fino alla deportazione di massa operata dallo stato per disinnescare la miccia della guerra civile.

L’Assemblea dei Lavoratori di Rosarno a Roma e le associazioni antirazziste invitano tutte le realtà cittadine a sostenere con la loro presenza in piazza le richieste di regolarizzazione, di accoglienza, di lavoro regolare, in una parola, di CITTADINANZA, perché sia chiaro a tutti che NON SI PUÒ PIÙ STARE A GUARDARE mentre la crisi erode diritti e spazi di libertà e il razzismo impazza legittimato da leggi da ventennio fascista.

TUTTI DEVONO FARE LA LORO PARTE ed assumersi la responsabilità di quel che accade sotto i nostri occhi. Che nessuno possa più dire di non aver saputo e di non aver visto. Noi siamo qui a ricordarvelo ed a CONVOCARVI TUTTI per la nostra e vostra stessa legittimità ad esigere rispetto e diritti per tutti.

A.L.A.R. Roma – Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma

venerdì 12 marzo 2010

Il 15 febbraio 2009: una scelta... 5 aprile 2009: una conferma: costruire il primo congresso nazionale dei cittadini e delle cittadine immigrati/e

“Per riuscire a cambiare realmente le nostre vite in Italia, in
Europa occorre una presa di parola, forte e decisa...
da parte nostra"


Il 15 febbraio scorso un gruppo di cittadini/e immigrati/e si è incontrato a Firenze, un appuntamento pubblico, perché eravamo e siamo convinti che solo a partire da un confronto e da una discussione seria sulla necessità di opporci, con determinazione, all´onda razzista, xenofoba e discriminatoria che il governo ha sapientemente alimentato con i suoi annunci, provvedimenti e decreti, potremo dare un senso alla protesta che giustamente viene da più parti in questo particolare momento. Non abbiamo dubbi che questa linea politica sia la continuazione di quanto posto in essere dai passati governi di centro sinistra e destra, che insieme hanno creduto che andare incontro alle richieste di quella parte della cittadinanza italiana, che si ritiene "doc" e guarda con disprezzo chi è diverso, fosse elettoralisticamente producente. Questa politica del governo è fatta, anche, per disorientare il resto della popolazione italiana convincendola attraverso un bombardamento mediatico dell´esistenza di un terribile nemico facilmente individuabili tra i cittadini/e immigrati/e e cittadini rom.

Abbiamo deciso a Firenze di rivederci a Roma per proseguire il nostro cammino, che parte da lontano: dall´esperienza nell´associazionismo, nei sindacati e anche nel percorso che alcuni di noi ha fatto nel CII (Comitato Immigrati in Italia). Ci siamo dati il compito di proseguire nel coinvolgimento di quella parte della cittadinanza che non ritiene umanamente accettabile il comportamento e le scelte del governo in materia di immigrazione, oltre al maggior numero possibile di immigrati/e. Noi che, come i milioni di immigrati nel mondo, negli USA e nella fortezza Europa, abbiamo fatto nostro lo slogan: "qui siamo e qui rimaniamo", siamo convinti che solo una presa di coscienza chiara e decisa potrà ridarci la forza per difendere la nostra dignità ed il ruolo che svolgiamo in questo paese, e crediamo sia giunta l´ora di chiamare gli immigrati/e e gli italiani/e antirazzisti/e a costruire resistenza, ad attrezzarci per difendere i nostri diritti, che sono i diritti di uomini e donne che non si arrendono alla marcia vergognosa di un governo che segrega, fa sparire, e condanna all´incertezza migliaia di persone, un governo che insiste nell'imporre il loro concetto di "italianità".

La nostra proposta è questa: incontriamoci, parliamo, discutiamo del nostro futuro, insieme poniamo le basi per costruire la più ampia unità possibile di tutte e tutti gli immigrati/e, senza dimenticare che solo costruendo organizzazione e soggettività riusciremo a contrastare l´invisibilità, la clandestinità e saremo finalmente protagonisti della nostra vita, del nostro futuro, capaci di incidere in ambito sociale, economico e politico e di costruire alleanze e convivenza fraterna con i cittadini italiani. Riteniamo questo appuntamento, un passaggio decisivo, per decidere in forma assembleare e partecipata, quale organizzazione o soggetto, quali strumenti e quali metodologie usare per attuare le iniziative necessarie per ottenere, come cittadini immigrati, rispetto dei nostri diritti e garanzia di sicurezza e giustizia sociale per noi e per l´intera società, della quale siamo una parte importante.

Promuovono:
Unione Cittadini Immigrati Roma, Movimento Migrantes Y Familiares MFAM - Ass. Todo cambia Milano - Comitato Immigrati Napoli - Ass. Dhuumcatu ­ Lega Albanesi Illiria - Ass. Filippini Roma - Comitato Immigrati Roma - Ass. Sunugal Milano ­ Ass Insieme per la Pace ­ Ass Mosaico Interculturale - Federazione Senegalesi della Toscana - SdL intercategoriale ­ Ass. FOCSI (Roma); Ass. Bangladesh (Roma); Uai (Como); Centro delle culture (Milano); Ass. Punto di partenza; Movimento lotta per la casa (Firenze); Ass. El Mastaba (Firenze); Ass. Arcobaleno (Riccione); Sunugal (Milano); FAT; Studio 3R di mediazione; Centro delle culture (Firenze); Andres Barreto (Roma); Vojslao Stojanovrc (resp. Immigrazione PRC­Torino); Mohamed Badaoui - ass. interculturale Todo Cambia (Milano)...

giovedì 11 marzo 2010

Assemblea nazionale delle realtà migranti ed antirazziste

REPORT del 07/03/2010

L’assemblea del 07 marzo ha sviluppato una discussione su due piani:

uno riguardo la giornata del 01 marzo e l’altro sulla necessità di dare carattere vertenziale ai prossimi appuntamenti da costruire.

Alla giornata del 1° marzo sono state date differenti valutazioni. La maggior parte degli interventi considera positivamente il 1° marzo come giornata di mobilitazione che ha posto l’attenzione sul tema dello sfruttamento del lavoro migrante e del razzismo istituzionale e non solo. In diverse città c’è stata la partecipazione di italiani e migranti nelle mobilitazioni di piazza e c’è stata l’adesione dei lavoratori allo sciopero a Brescia, Bologna, Modena, Torino, Bergamo, etc. che ha bloccato alcune aziende.

E’ stata dunque una giornata che ha unito le mobilitazioni allo sciopero assumendo la caratteristica di sciopero sociale dove si è ancora affermato il protagonismo dei migranti.

Inoltre ci sono state delle critiche con invito a riflettere su un risvolto “integrazionista” in considerazione del fatto che in alcuni comitati c’è stata ambiguità rispetto a contenuti generici e strumentali. Ed in effetti almeno in parte vi è stato anche un utilizzo strumentale da parte di coloro che partendo dalla necessità di avere sempre più manodopera a basso costo, precaria e facile da sfruttare, si rendono conto che non ci si può chiudere nelle posizioni beceramente estremiste e razziste di alcune forze politiche di governo.

Queste forze, falsamente progressiste, vorrebbero l’integrazione degli immigrati docili, che accettano lo sfruttamento che sono considerati “utili” per l’economia, dividendoli dagli altri immigrati, quelli che sono fuori dai processi produttivi, che non sono regolari, che vogliono lottare insieme ai lavoratori italiani per l’affermazione di diritti sempre più avanzati.

E’ stato sottolineato come, al di là della rilevanza mediatica offerta a questa giornata, il successo della stessa è senz’altro il frutto del lavoro e dell’intervento che in questi anni tutte le reti antirazziste hanno portato avanti in questo paese, in particolare del lavoro territoriale attivatosi per la costruzione della manifestazione nazionale del 17 Ottobre, la cui piattaforma si ribadisce nella sua interezza e che è stata alla base di diverse mobilitazioni del 1° Marzo. La mobilitazione deve continuare e diventare incisiva attraverso la costruzione di percorsi vertenziali che favoriscano il protagonismo dei migranti e che mirino ad ottenere dei cambiamenti.

L’assemblea si è conclusa con le seguenti indicazioni:


A) La giornata di lotta del 19 Aprile con mobilitazioni cittadine su alcune questioni urgenti quali: la richiesta di una moratoria per i permessi di soggiorno per attesa occupazione in scadenza e che in questo periodo alla luce della crisi economica non potranno essere rinnovati; per l’estensione della regolarizzazione a tutti i lavoratori immigrati residenti nel nostro paese; affinché le richieste di regolarizzazione presentate si concludano positivamente; per un’applicazione estensiva della Direttiva Europea contro lo sfruttamento del lavoro nero attraverso la concessione di un permesso di soggiorno per chi denuncia, contro ogni provvedimento razzista preso alle autorità locali. Questa giornata sarà promossa da un appello nazionale.

B) L’organizzazione nella seconda settimana di Maggio a Roma di un Convegno nazionale dal basso che veda la presenza della controparte governativa con la presenza diretta di centinaia di migranti e rifugiati da tutta Italia, che ponga direttamente alla rappresentanza governativa i temi di alcune rivendicazioni quali:

1) l’estensione della regolarizzazione;

2) la necessità di introdurre, nell’iter di recepimento della direttiva europea contro lo sfruttamento del lavoro nero, uno strumento di emersione che rilasci ai lavoratori un permesso di soggiorno;

3) un miglioramento delle procedure e garanzie per i richiedenti protezione internazionale attraverso il regolamento attuativo del decreto procedure che il governo si appresta a varare.

C) L’organizzazione di una due giorni nazionale a carattere seminariale da tenersi entro giugno in Calabria, con l’obbiettivo di approfondire tematiche, proposte ed iniziative comuni da realizzare nei successivi mesi estivi ed autunnali. La rete antirazzista Calabrese si farà carico di proporre i tempi. Auspichiamo che tale appuntamento si possa organizzare a Reggio Calabria. Fermo restando la valutazione della rete antirazzista Calabrese operante sul territorio.

D) L’assemblea valuta positiva e sostiene il processo del primo Congresso indetto dai cittadini e lavoratori immigrati.

E) L’assemblea propone la costruzione di uno sciopero generale reale degli immigrati e italiani contro lo sfruttamento del lavoro migrante per il diritto alla casa, sanutà, istruzione, ecc… da farsi in ottobre avviando un confronto con i sindacati nell’auspicio di arrivare ad una indizione unitaria.

F) L’assemblea esprime con una mozione solidarietà con le lotte (dentro e fuori i CIE) di questi giorni per la loro chiusura definitiva.

La riunione del gruppo di collegamento si riconvoca per il 10 Aprile a Roma ore 10.30 in Via Giolitti 23, Roma

Roma, 07 Marzo 2010

lunedì 8 marzo 2010

Nasce un nuovo Coordinamento Migranti

Dopo lo sciopero del lavoro migrante del primo marzo, nasce un nuovo coordinamento migranti. Ecco il documento fondativo:


COORDINAMENTO MIGRANTI

CASTEL MAGGIORE (BO)


Noi donne e uomini, migranti e italiani, decidiamo di stringere un patto antirazzista e di fondare il Coordinamento Migranti Castel Maggiore.

L’Italia, Paese in cui abbiamo scelto di vivere, sta diventando una società che ci è estranea perché razzista.

I media ci dipingono come delinquenti, gente che ruba il lavoro e le case popolari agli italiani, che stupra e picchia le donne, terroristi.

Non lo accettiamo. Molti di noi vivono qui da quasi vent’anni, i nostri figli sono nati e cresciuti qui, hanno amici italiani, ma sappiamo che quando diventeranno maggiorenni per lo Stato italiano saranno stranieri perché per la legge non riconosce la cittadinanza ai figli degli immigrati anche se sono nati e cresciuti in questo Paese.

Le leggi italiane sull’immigrazione producono clandestini e non cittadini.

La Bossi-Fini legando il permesso di soggiorno al lavoro ci rende ricattabili e indifesi: oggi con la crisi economica molti perdono il lavoro, i migranti per primi, ma se non si trova un’occupazione entro sei mesi si diventa clandestini e soggetti a espulsione, anche se si vive in Italia da vent’anni.

Il Pacchetto Sicurezza, poi, con il reato di clandestinità ci rende fuorilegge e criminali. Il Governo Berlusconi ha poi inventato il permesso di soggiorno a punti: per ottenerlo si dovrà dimostrare di conoscere la Costituzione e la lingua Italiana. Ci piacerebbe sapere quanti tra gli italiani sanno cosa dice la Costituzione e usano alla perfezione le regole della grammatica italiana!

Per questo Paese noi siamo solo braccia da sfruttare in un mercato del lavoro precario. Solo braccia e niente cervello, di cui sbarazzarsi quando non serviamo più, come hanno dimostrato i fatti di Rosarno.

Noi crediamo che la violenza istituzionale verso i migranti sia la prima tappa di un attacco verso i diritti di tutti i lavoratori e le libertà dei cittadini italiani.

E’ facile creare divisioni tra migranti e italiani agendo sulla paura del diverso, sui pregiudizi, sul timore che hanno gli italiani di perdere i propri privilegi, ma in questo paese ormai nessuno può più sentirsi garantito. L’hanno capito le centinaia di lavoratori e cittadini italiani che sono scesi in piazza insieme ai migranti il Primo marzo. E proprio il Primo Marzo ci ha dato una grande lezione: solo se uniamo le lotte possiamo sperare di cambiare questa società.

Questo è lo spirito che ci guida.

Il coordinamento dovrà diventare un punto di riferimento per tutti i migranti e gli italiani che vogliono impegnarsi per cambiare la situazione attuale. Dovremo essere capaci di lottare contro le ingiustizie e per i nostri diritti e di aiutare concretamente chi si trova in difficoltà.

Vogliamo essere indipendenti e autonomi rispetto ai partiti e ai sindacati perché crediamo che solo attraverso l’autorganizzazione sia possibile dare voce ai problemi che viviamo senza essere strumentalizzati.

Fondare un coordinamento capace di aggregare persone anche di altri comuni è per noi una grande scommessa, ma ci crediamo. Questo può essere l’inizio di un cammino verso la costruzione di una società libera e meticcia. Partendo da noi, dalle nostre storie, dalle nostre diverse provenienze, lingue e culture, possiamo sperimentare quanto sia importante l’incontro e la conoscenza per abbattere i muri del pregiudizio e del razzismo.

Tutti diversi ma tutti uguali nella responsabilità di prendere in mano i nostri destini.



Per contatti, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia:

coo.migra@yahoo. it

3275782056

venerdì 5 marzo 2010

Alcuni chiarimenti sulla direttiva europea sulle sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini stranieri irregolari.

Scriviamo questa mail perché nelle ultime settimane, a nostro parere, si sono diffusi alcuni equivoci sull’interpretazione della direttiva europea sulle sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini stranieri irregolari.
Nel caso in cui i lavoratori denuncino le condizioni di sfruttamento sul lavoro la direttiva europea prevede, infatti, la possibilità di concedere permessi di soggiorno di durata limitata (validi fino alla conclusione dell’eventuale procedimento penale o fino al recupero delle retribuzioni arretrate). I permessi, nella previsione della direttiva, sono concessi con modalità simili a quelle previste dalla direttiva sulla tratta, e dunque solo sulla base di una valutazione caso per caso e della collaborazione alle indagini della vittima di sfruttamento: sostanzialmente con le modalità previste dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione. Al contrario, la possibilità che dal rapporto di lavoro irregolare, in quanto tale, scaturisca un diritto al soggiorno sul territorio per ragioni diverse (concedendo per esempio un permesso di soggiorno per ragioni di lavoro) viene esclusa esplicitamente dal paragrafo 15 del preambolo della direttiva europea (riportato in calce a questo messaggio assieme alle altre disposizioni rilevanti). Inoltre, la direttiva introduce un principio a nostro parere gravissimo, per cui il lavoro prestato senza permesso di soggiorno viene definito “lavoro illegale” (art. 2 della direttiva), mentre con l’art. 3 viene introdotto un esplicito “divieto di assunzione illegale”. Per queste ragioni, in molti paesi europei, la direttiva è stata criticata dalle associazioni che si occupano della tutela giuridica dei migrati, le quali hanno osservato come queste proibizioni rischino di spingere i lavoratori in una condizione di ancora maggiore clandestinità .
L’appello alla direttiva europea per rivendicare il riconoscimento di permessi di soggiorno di più lunga durata o di tipo diverso (ad esempio per ricerca di lavoro) ai migranti che denunciano le condizioni di sfruttamento, presente in alcune piattaforme di movimento, rischia quindi di essere ambiguo se è articolato semplicemente come appello all’ “applicazione della direttiva europea”.
L’equivoco, a nostro parere, è stato determinato dal fatto che l’articolo della legge comunitaria (poi stralciato), con il quale si attribuiva al governo una delega di attuazione della Direttiva 2009/52/CE, ne prevedeva un’applicazione estensiva.
In particolare, l’art. 48 della legge comunitaria prevedeva la concessione di permessi di soggiorno per “ricerca di lavoro” e, inoltre, “la non applicazione delle sanzioni a carico di quei datori di lavoro che scelgano di autodenunciarsi e siano disposti a regolarizzare la posizione dei lavoratori impiegati”. Entrambe queste possibilità non sono previste espressamente dalla direttiva e, quindi, fare appello alla sua applicazione per ottenere che vengano inserite in fase di recepimento della direttiva stessa rischia di essere una rivendicazione ambigua. Inoltre, l’esclusione delle sanzioni per i datori di lavoro che si autodenunciano (e la possibilità di regolarizzazione lasciata ancora una volta all’iniziativa dei datori di lavoro) appare dettata da ragioni che non salvaguardano il destino dei lavoratori, ma sono dettate da considerazioni opportunistiche. Appare evidente il tentativo di evitare che possano scattare le sanzioni penali ed economiche previste dalla direttiva anche in caso di subappalti e di società costituite fittiziamente per aggirare la legge.
Ci è sembrato opportuno fornire questi chiarimenti tecnici perché le richieste presenti nelle piattaforme di movimento non risultino appiattite sulla mera applicazione della direttiva europea che, in quanto tale, non sembra garantire un’adeguata tutela per i lavoratori migranti irregolari.

Enrica Rigo – Università di Roma Tre
Fulvio Vassallo Paleologo – Università di Palermo

Di seguito si riportano alcune disposizioni rilevanti della direttiva:
paragrafo 15 del preambolo:
“Il cittadino di un paese terzo assunto illegalmente non dovrebbe poter invocare un diritto di ingresso, soggiorno e accesso al mercato del lavoro in base al rapporto di lavoro illegale o al pagamento, anche arretrato, di retribuzioni, contributi previdenziali o imposte da parte del datore di lavoro o di un soggetto giuridico tenuto ad effettuare il pagamento in sua vece”.
Art. 2: par. d) si definisce:
«lavoro illegale»: l’impiego di un cittadino di un paese terzo il cui soggiorno è irregolare;
Art. 3:
Gli Stati membri vietano l’assunzione di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
Art. 13:
“gli Stati membri definiscono ai sensi della legislazione nazionale le condizioni alle quali possono essere concessi, caso per caso, permessi di soggiorno di durata limitata, commisurata a quella dei relativi procedimenti nazionali, ai cittadini di paesi terzi implicati, con modalità comparabili a quelle applicabili ai cittadini di paesi terzi rientranti nell’ambito di applicazione della direttiva 2004/81/CE.”

Il testo integrale della direttiva è consultabile, nei link, al sito:
http://www.asgi. it/home_asgi. php?n=441&l=it

Appello per la manifestazione nazionale No Mafia Day del 13 marzo a Reggio Calabria

NO MAFIA DAY
Le ragioni per manifestare il 13 marzo a Reggio Calabria

Mafia e politica
Le ultime inchieste dimostrano che le cosche siedono nel Parlamento italiano. Ancora un segnale inquietante. Che non può passare sotto silenzio. Come non si può tacere di fronte alle infiltrazioni delle cosche nelle istituzioni locali, nelle società miste, nei grandi appalti, nelle liste per le prossime regionali e di fronte ai rapporti opachi tra mafia e massoneria, tra cosche e apparati deviati dello Stato. Esiste un gravissimo problema – mafie in tutta Italia e il Caso Calabria – ‘ndrangheta oggi deve diventare una priorità del Paese.

Il ricatto del lavoro
Ma sono le questioni del precariato e del lavoro nero il vero nodo. Che si tratti di migranti ridotti in schiavitù e deportati come è avvenuto a Rosarno o di giovani laureati, un contratto di lavoro resta un miraggio, così come una prospettiva di carriera e di vita indipendente. Zero controlli, corruzione dilagante, diritti calpestati, un contesto che alimenta il ricatto occupazionale della mafia (mediato dalla politica). Le battaglie per i diritti di cittadinanza, per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici (tutti), per i diritti sociali sono le vere battaglie contro la mafia. A Rosarno esiste un vuoto di democrazia e di agibilità politica di cui occorre farsi carico.

Controllo del territorio
Tutti, o quasi, gli imprenditori e i commercianti meridionali pagano il pizzo: un cancro per lo sviluppo del sistema economico locale. A cui si aggiungono forme anomale, celate e “legalizzate” di imposizione del racket. Nonostante alcune campagne mediatiche lanciate dalle associazioni di categoria e alcuni singoli significativi casi di ribellione, ancora troppo poco è stato fatto. Serve uno scatto in avanti sul modello di quanto è accaduto in Sicilia.

… e disprezzo del territorio

L’aggressione del territorio e l’assenza di cura delle risorse naturali sono la regola. Bisogna invertire la rotta contrastando le ecomafie, i traffici di rifiuti, andando a ripescare le navi dei veleni che stanno inquinando i mari italiani, contrastando progetti di devastazione ambientale come la centrale a carbone di Saline Joniche.

Dove va il denaro pubblico?

Bisogna dire no al Ponte, senza se e senza ma. Ed è indispensabile  escludere le cosche dalla torta miliardaria legata a questa maxiopera: il meccanismo attuale, in assenza ancora di un progetto esecutivo, va in tutt’altra direzione. Per questo bloccare l’avvio dei cantieri è prioritario per combattere le mafie ed evitare gigantesche speculazioni. Da Nord a Sud, bisogna investire in infrastrutture utili, contrastare la corruzione e le infiltrazioni dilaganti, aumentare i controlli e garantire la trasparenza sugli appalti e i subappalti.

Informazione sotto assedio
Da Roberto Saviano a Rosaria Capacchione, da Lirio Abbate a Sandro Ruotolo, le mafie alzano il tiro contro i giornalisti più esposti. Ma sono tantissimi i cronisti intimiditi (cinque in Calabria nelle ultime settimane), meno noti e ancora più esposti alle ritorsioni delle mafie. Il No Mafia day difende i giornalisti liberi e vuole editori onesti.

sabato 27 febbraio 2010

ROMA IN PIAZZA IL PRIMO MARZO

Una giornata di mobilitazione contro la Bossi-Fini e il Pacchetto sicurezza
Attraversiamo la città per i diritti di cittadinanza
Rilanciamo la vertenza Rosarno


Repressione e criminalizzazione, negazione dei diritti e degli spazi di convivenza, politiche d’intolleranza e campagne d’odio. Dai flussi al lavoro, dalla scuola al sociale, le scelte del governo sull’immigrazione sono sempre più caratterizzate dalla propaganda che alimenta razzismo e xenofobia. Il Pacchetto sicurezza rafforza un contesto sociale che fa degli ultimi merce da sfruttare. È un concentrato di ipocrisia: il reato di clandestinità è solo un alibi per favorire lo sfruttamento della forza lavoro migrante. Il tutto in un contesto europeo che, se pur con toni diversi, legittima la chiusura delle frontiere nel nome della sicurezza, di fatto rafforzando un pericoloso principio: pieni diritti ai cittadini Ue, nessun diritto agli altri.

Intanto però la crisi allarga il disagio e la frattura sociale e l’approccio securitario all’immigrazione è di fatto un ulteriore strumento per dividere ed indebolire il mondo del lavoro e predisporre un nuovo modello di società basato sulla destrutturazione dei diritti di tutte e di tutti aumentando l’insicurezza sociale. Un contesto dentro il quale è nata quell’ampia rete che ha costruito una forte opposizione sociale alle politiche securitarie del governo, con la grande mobilitazione dello scorso autunno. Regolarizzazione, stop ai respingimenti, no ai Cie, diritti sociali e di cittadinanza, una piattaforma larga e condivisa che ha permesso al popolo del 17 ottobre di radicare la lotta nei territori. Così come a Roma dove l’opposizione al Pacchetto sicurezza e alla Bossi-Fini si è caratterizzata concretamente nella costruzione di uno spazio di azione politica e di tutela concreta dei percorsi di resistenza dei migranti, come l’esperienza della comunità afgana che assieme alle associazioni antirazziste chiede con forza il diritto d’asilo in virtù di una guerra subita dall’Occidente o come la rete no cie che ha prodotto negli ultimi mesi diverse mobilitazioni per la chiusura di Ponte Galeria. Decine di associazioni, centri sociali hanno determinato così percorsi di inclusione sociale e resistenza alla discriminazione con l'apertura di scuole d'italiano, sportelli di assistenza legale e spazi di aggregazione sociale e di autorganizzazione.

In questa complessa realtà di solidarietà e resistenza nasce la vertenza seguita alla ribellione degli africani a Rosarno che sono arrivati a Roma. Dopo le immediate mobilitazioni nella Capitale – con le comunità migranti e le associazioni antirazziste in piazza con lo slogan “Troppa (in)tolleranza nessun diritto”- sono stati i lavoratori migranti provenienti dalla Calabria, e ospitati da centri sociali e occupazioni romane, a costruire un’importante esperienza di autorganizzazione e di lotta. “I mandarini e le olive non cadono dal cielo” ci hanno detto con il documento scritto dall’Assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma. Una vertenza che prosegue per il riconoscimento del permesso di soggiorno per tutti i migranti deportati dalla Calabria, oltre che per l’accoglienza. Perché va ribadito con forza che gli africani di Rosarno sono vittime e non criminali. Perché occorre contestare quel “modello Rosarno” disegnato dal ministro Maroni all’indomani dello sgombero degli africani. Perché la specificità rosarnese sta nella presenza e nel dominio di una ‘ndrangheta criminale e razzista, contro la quale, occorre dirlo, bisogna costruire percorsi di riappropriazione degli spazi oggi sottratti alla democrazia e all’agire politico. Perché bisogna tenere alta la tensione sul caso Rosarno.

In questo clima, la giornata del Primo marzo si va caratterizzando come un'importante mobilitazione nazionale per i diritti di cittadinanza. A Roma le comunità migranti e le associazioni antirazziste attraversaranno insieme questa giornata, mettendo in campo tutta una varietà di mobilitazioni e di azioni, che culmineranno nel corteo pomeridiano da Porta Maggiore.


Gli appuntamenti della giornata:

h. 10:00 >> Protesta di fronte all'INPS (Via dell'Amba Aradam 5) per i contributi versati e non recuperati.

h. 10:30 >> Lezioni di clandestinità a Piazza Montecitorio, con gli studenti medi e universitari contro il razzismo.

h. 17:00 >> MANIFESTAZIONE DA PORTA MAGGIORE A PIAZZA DELL'ESQUILINO



Troppa (in)tolleranza nessun diritto
No al soggiorno a punti - Regolarizzazione per tutti


RETE ROMANA CONTRO IL RAZZISMO

venerdì 26 febbraio 2010

L_Europe_des_camps_2009

Centri CIE aggiornati per sito

REPORT SINTETICO RIUNIONE SABATO 20 FEBBRAIO

Territorio Iniziative “1 marzo 2010 – Un giorno senza di noi”

Alessandria Ore 17.00 presidio in Piazzetta della Lega
Bari ore 10.00 assemblea pubblica “Il paradosso degli invisibili” presso l’aula IX
dell’Università
ore 18.30 presidio in Piazza del Ferrarese con lettura di testi di letteratura
migrante, testimonianze e racconti
Bergamo ore 18.00 manifestazione a Palazzo Frizzoni
Bologna per l’intera mattinata il Centro Lavoratori Stranieri della Cgil trasferirà la sua
attività in Piazza a Nettuno
dalle 16.00 alle 19.00 ritrovo in Piazza Nettuno per un presidio e una mostra
fotografica in cui si esporranno i volti dei nuovi cittadini, tutti sono invitati a farsi
fotografare
Bolzano dalle 11.00 alle 20.00 stand informativi, concerti, attività territoriali e laboratori
per bambini e alle ore 18.00 lancio di palloncini gialli
Brescia dalle 10.00 alle 14.00 presidio in Piazza della Loggia, altri presidi si terranno nella
provincia nei mercati e davanti alle scuole
Campobasso ore 18.30 appuntamento in Piazza S. Francesco
Cantù dalle 17.00 alle 21.30 in Largo XX settembre presidio “Con il giallo accendi
l’accoglienza, spegni la violenza”
Catania dalle 18.00 alle 20.00 incontro di una delegazione con la Prefettura preceduto da
un presidio in Piazza Stesicoro, a seguire cena etnica
Catania - Siracusa ore 6.00: pellegrinaggio in pulmino nei ai luoghi del caporalato intorno a Cassibile,
a seguire corteo e pranzo di solidarietà con Don Carlo D’Antoni
Ferrara ore 18.00 manifestazione in Piazza Duomo
Firenze dalle 16.00 alle 20.00 presidio in Piazza S. Annunziata
Forlì - Cesena dalle 16.30 alle 20.30 appuntamento in Piazza Saffi con animazione per bambini,
concerto e lancio di palloncini gialli, alle ore 20.00 dibattiti e concerti
Genova ore 18.00 partenza corteo da Commenda De Pré verso Piazza Matteotti per
concerto e festa a partire dalle ore 20.00
Isola del Liri ore 10.00 presidio antirazzista in Piazza Boncompagni
Lecco dalle 18.00 alle 20.00 appuntamento davanti alla stazione, a seguire corteo verso
Piazza Garibaldi
Lodi ore 17.00 ritrovo in Piazza della Vittoria, ore 17.30 partenza corteo
Lucca ore 10.00 presidio sul piazzale della stazione ferroviaria
Mestre ore 9.00 manifestazione degli studenti con concentramento in Via Palazzo davanti
al municipio
ore 17.30 Appuntamento in Piazza Ferretto
Milano ore 9.30 appuntamento a Palazzo Marino per corteo e dibattito, nella mattinata 5
striscioni verranno affissi in altrettanti punti strategici della città
ore 17.30 ritrovo in Piazza Duomo, alle ore 18.30 lancio di palloncini gialli
ore 19.00 corteo da Piazza Duomo a Piazza Cordusio, fiaccolata, interventi dal
palco e concerto
Montecchio Maggiore nella serata è prevista una fiaccolata
Monza ore 8.00 volantinaggi nelle scuole e nei luoghi di lavoro
dalle 8.30 alle 11.00 presidio davanti alla sede INPS di Via Correggio
dalle ore 14.30 alle 16.00 iniziativa presso il liceo “Porta” di Via Guerrina
ore 19.00 iniziativa “1 marzo con le istituzioni” in Piazza Trieste e Trento, incontro
con sindaco e capigruppo del Consiglio Comunale, presidente della provincia e
capigruppo del Consiglio Provinciale
Napoli ore 11.00 corteo da Piazza Garibaldi
Oristano ore 11.30 sit-in in Piazza Eleonora
ore 17.30 ritrovo in Piazza Eleonora per il lancio di palloncini gialli
ore 18.30 presso il Centro Servizi Culturali programma teatrale sulle migrazioni e a
seguire proiezioni di documentari sull’emigrazione italiana
Padova Liceo Modigliani: ore 10.00 lezioni di clandestinità; ore 11.00 assemblea dei
docenti; ore 13.00 cibi dal mondo; ore 14.30 performance artistica
ore 11.30 presso la Cgil conferenza stampa “lavoratori migranti e disoccupazione,
testimonianze a confronto”
ore 15.00 incontro con il Prefetto sulla moratoria sugli sfratti
ore 16.30 presso IIS “Ruzza” Via Sanmicheli 8, “immigrazione, scuola, diritti e
cittadinanza”
ore 17.00 presidio
ore 20.00 corteo
Pavia ore 18.00 presidio in Piazza Vittoria
Perugia ore 14.30 appuntamento in Piazza Italia per corteo in Corso Vannucci verso Piazza
IV Novembre con interventi, musica e presidio fino alle ore 18.30
Pordenone dalle 10.00 alle 13.00 appuntamento in Piazza XX Settembre per “colorare la
piazza di giallo”
Reggio Emilia dalle 10.00 alle 12.00 presidio in Corso Garibaldi davanti alla Prefettura
dalle 10.00 alle 18.00 presidio permanente in Piazza Casotti
Rimini ore 11.00 volantinaggio in Piazza Cavour
ore 17.00 ritrovo alla stazione ferroviaria per il corteo
ore 19.00 sound meticcio alla vecchia pescheria
Roma ore 10.00 sit-in di protesta presso la sede INPS Via dell’Amba Aradam 5
dalle 10.30 alle 11.30 lezioni di clandestinità a Piazza Montecitorio con gli studenti
medi e universitari
ore 14.00 iniziativa del Comitato Immigrati in Piazza Esquilino
ore 17.00 corteo della rete antirazzista romana da Porta Maggiore
ore 17.00 manifestazione con concerto in Piazza Vittorio
Suzzara Presso il CUP dell’ospedale personale medico e amministrativo a disposizione per
informazioni sui servizi sanitari. Dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 16.00 sono
presenti due mediatori linguistico-culturali.
Taranto dalle 17.30 alle 21.30 assemblea in strada in Piazza Immacolata organizzata dalle
comunità migranti con interventi, concerti e proiezioni video
Torino dalle 17.00 alle 19.00 presidio di fronte alla stazione di Porta Nuova
Trento dalle 10.30 alle 12.00 presidio davanti all’ospedale Santa Chiara con le lavoratrici
delle imprese di pulizia
Trieste ore 15.00 appuntamento in Piazza Sant’Antonio per andare in giro per la città a
cancellare scritte razziste
ore 17.00 partenza corteo da Piazza Ponterosso
Udine ore 17.30 presidio in Piazza S. Giacomo con interventi di autorità istituzionali,
rappresentanti delle comunità migranti e sound system
Varese dalle 16.00 alle 20 presidio in Piazza XX Settembre, una via della città verrà
riempita di fiori gialli – a seguire cena etnica offerta a detenuti e agenti di
sorveglianza del carcere
Vicenza ore 8.30 appuntamento alla stazione FS per manifestazione studentesca
ore 19.30 partenza della fiaccolata da Via Tecchio per chiedere il ritiro della
delibera comunale sull’idoneità dell’alloggio
Fonti:
http://www.cgil.it/grigliadocumenti.aspx?KW=primavera%20antirazzis
http://www.primomarzo2010.it/2008/02/appuntamenti.html
Entrambi i siti vengono costantemente aggiornati. Questo elenco comprende le segnalazioni presenti al 25.2.2010.