domenica 17 maggio 2009

Solidarietà a Thomas Hamnmarberg ed a Laura Boldrini

Solidarietà al Commissario ai Diritti Umani del Consiglio d’Europa Thomas Hamnmarberg ed a Laura Boldrini dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati .

Ancora una volta il Commissario ai Diritti Umani del Consiglio d’Europa è finito sotto attacco da parte di alcuni esponenti del governo italiano, tra i quali il ministro Ronchi, per avere detto la verità sugli abusi commessi dall’Italia ai danni dei Rom e dei migranti, e soprattutto sulle reiterate inadempienze rispetto a decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che il nostro paese ha ignorato, eseguendo espulsioni in aperta violazione con l’art. 3 della Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’Uomo che vieta la tortura e trattamenti inumani e degradanti. Subito dopo è stata la volta di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, attaccata da Libero, da altri fogliacci della stampa di regime e da ultimo dal ministro della difesa La Russa, per avere denunciato l’infame decisione di rispedire nell’inferno libico centinaia di migranti tra i quali donne e bambini, ordinando alla Marina ed alla Guardia di Finanza di violare le più elementari norme di diritto internazionale, che impongono dopo le azioni di salvataggio in mare, lo sbarco in un “porto sicuro” e non certo nel porto più vicino.

Nel suo rapporto pubblicato nel marzo di quest’anno Hammarberg ribadiva che "in fatto d'immigrazione l'Italia deve rispettare le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo".
aggiungendo di essere "preoccupato per le recenti dichiarazioni del governo sulle procedure abbreviate la cui conseguenza potrebbe essere un limite delle garanzie accordate a chi richiede l'asilo". "E' assolutamente necessario - si legge nel rapporto - proteggere il diritto di asilo e adottare una politica di immigrazione conforme ai diritti dell'uomo”. Esattamente il contrario di quello che l’Italia sta continuando a fare respingendo verso la Libia i naufraghi soccorsi nelle acque del Canale di Sicilia ed adottando provvedimenti legislativi che tendono a criminalizzare generalmente tutti gli immigrati privi di permesso di soggiorno, con la introduzione del reato di immigrazione clandestina e con la anticipazione della direttiva rimpatri in modo tale da disapplicarne i contenuti più garantisti
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, con il sostegno di Ban Ki Moon Segretario generale delle Nazioni Unite, ha finora resistito alle pressioni indebite del governo italiano per legittimare gli abusi che sono stati, e saranno ancora commessi, ai danni dei migranti respinti nelle acque internazionali del Canale di Sicilia verso i porti libici. Jolles, che rappresenta in Italia l'agenzia dell'Onu per i rifugiati, dopo l’incontro con Maroni di venerdì 15 maggio "ha ribadito che la nuova politica inaugurata dal governo si pone in contrasto con il principio del non respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, che trova applicazione anche in acque internazionali"."Questo fondamentale principio, che non conosce limitazione geografica, è contenuto anche nella normativa europea e nell'ordinamento giuridico italiano", e per questo .l'Unhcr ha chiesto al Viminale di riammettere in Italia le persone respinte nei giorni scorsi, spiegando che "dal punto di vista del diritto internazionale, l'Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento". Il ministro ha risposto alle osservazioni dell'Alto Commissariato, senza giustificare il comportamento illegale attuato con i respingimenti collettivi, vietati anche dalla Convenzione a salvaguardia dei diritti dell’Uomo e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, spiegando che questi problemi "devono trovare una soluzione in sede europea". Un modo per scaricare su altri la responsabilità di quanto accaduto, un modo per chiamare a raccolta le destre europee attorno alla difesa della fortezza Europa ed alla cancellazione del diritto di asilo o di protezione sussidiaria. L'Unhcr ha anche "bocciato" la proposta di Maroni, e poi di Frattini, di accertare direttamente in Libia le domande di asilo, spiegando che "non vi sono al momento le condizioni necessarie per svolgere tale attività". Per questo i suoi rappresentanti vanno aggrediti, anche a costo di capovolgere la realtà dei fatti e le regole del diritto comunitario e internazionale.
Questi metodi di aggressione dell’avversario, tollerati, se non apertamente applauditi, purtroppo, dalla maggioranza degli italiani che a questi politici hanno attribuito la responsabilità di governo, sono metodi di stampo fascista, e danno la misura della barbarie e della cancellazione dello stato di diritto nel nostro paese. Come in Germania ed in Italia nel secolo scorso i fascismi conquistano il potere sull’onda delle crisi economiche attraverso lo strumento del voto. Non meno colpevoli di questo ritorno ad un passato, che troppi credevano morto e sepolto, sono i personaggi come Fassino, Rutelli e Chiamparino, che con le loro retoriche securitarie hanno abbattuto gli argini democratici e i baluardi della solidarietà sociale contro il ritorno al potere delle ideologie fasciste e razziste. E sarà bene che gli elettori se ne ricordino, anche nelle prossime elezioni europee. Dietro l’attacco degli esponenti del governo italiano nei confronti di Thomas Hammarberg e di Laura Boldrini non si cela soltanto il tentativo italiano di imprimere una svolta repressiva alla politica dell’Unione Europea in materia di immigrazione ed asilo, innescando un effetto domino che sta già colpendo la Grecia, contando di condizionare le scelte del Commissario Europeo alla sicurezza ed agli affari interni Barrot, in modo da ottenere una copertura comunitaria per le ultime scelte adottate dal Governo italiano. Si vuole dare la ennesima prova di forza di potere governare l’Italia, in nome dei sondaggi e della maggioranza dei votanti alle ultime elezioni, contro il riconoscimento dei diritti umani e del diritto di asilo previsto nei trattati internazionali e nelle normative comunitarie. Una prova di forza che va ben oltre le già gravissime questioni della immigrazione e dell’asilo e colpisce al cuore la sostanza stessa della democrazia italiana. Ormai siamo allo stato di polizia, anche per gli italiani, come è confermato dalla reintroduzione con il DDL sulla sicurezza del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. E in questo caso le vittime non saranno solo migranti ma anche italiani..
Proviamo grande vergogna per la politica seguita dal governo italiano in materia di immigrazione ed asilo, e ci impegniamo a diffondere i risultati dei rapporti dell’UNHCR, del Consiglio d’Europa e delle decisioni della Corte di Strasburgo, a combattere quotidianamente le conseguenze devastanti che deriveranno dalla approvazione del disegno di legge sulla sicurezza e dal blocco navale attorno alle coste meridionali. Di fronte alle menzogne ed agli abusi commessi ai danni dei migranti in Italia e nelle acque internazionali, moltiplicheremo le azioni di denuncia delle violazioni delle Convenzioni internazionali, ed in particolare della CEDU, commesse dall’Italia e dai suoi agenti istituzionali. Continuiamo a riporre fiducia nell’intervento di Laura Boldrini, dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e della Corte Europea dei diritti dell’Uomo, del Comitato per la prevenzione della tortura e del Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg, contro tutti i tentativi di delegittimazione e di depistaggio che gli esponenti del governo italiano dovessero ancora porre in essere in futuro. Non abbiamo paura, anche se siamo ben consapevoli che tutti gli operatori umanitari ed i rappresentanti delle associazioni che difendono i diritti dei migranti sono nel mirino del governo italiano. Tra breve ci sarà imputato anche il reato di solidarietà, una conseguenza del reato di immigrazione clandestina. Rivendichiamo le nostre scelte in favore dei richiedenti asilo e di quanti hanno il diritto di fuggire dai luoghi nei quali vengono perseguitati, ed il diritto di essere accolti in Italia. Rivendichiamo il diritto dei senza documenti di essere trattati come persone e non come animali o peggio. Non resteremo in silenzio, mentre i governanti italiani porteranno in giro i loro amici, i dittatori di mezzo mondo che trovano in Italia applausi e gloria. Un modo per esporre anche nei rapporti internazionali l’attuale livello di degrado della democrazia e lo scempio dello stato di diritto in Italia, come si vedrà già il prossimo 12 giugno, con la visita di Gheddafi in Italia. Le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa sono interlocutori sgraditi, Gheddafi invece è un partner sempre più affidabile. Forse anche un esempio da seguire. Questa è la vostra democrazia. Per noi sarà, ora e sempre, resistenza. Per i diritti dei migranti, per il futuro della democrazia italiana, se ci potrà essere ancora un futuro.
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo

giovedì 14 maggio 2009

Roma Assemblea pubblica – cittadina - globale!

Domenica 17 maggio, ore 17 al Volturno, Via Volturno,

Intolleranti al razzismo

Per abbattere muri e frontiere.

Per una cittadinanza globale


Nabruka Mimuni, questo è il nome della donna che si è tolta la vita
nella notte tra il 6 e il 7 maggio nel lager di Ponte Galeria, alle
porte di Roma. 227, le persone delle quali non conosciamo il nome né
la sorte respinte verso la Libia nella stessa notte, inaugurando la
linea dura del ministro Maroni sui respingimenti in mare. Inutile
parlare di diritti umani inviolabili, illusorio appellarsi a una
qualche convenzione internazionale, insufficiente erigersi a difesa
della Costituzione italiana.

Classi separate, autobus separati, medici spia, presidi spia, reato di
clandestinità, sindaci sceriffo, “sicurezza partecipata”, esercito
nelle strade, militarismo civico, checkpoint metropolitani: il mondo
intorno a noi sembra evolversi rapidamente in un’escalation di
razzismo e violenza istituzionale che mirano a stringere tutte e tutti
noi nella morsa della paura, dello sfruttamento e del controllo. Il
governo blinda il pacchetto sicurezza. Berlusconi non vuole un’Italia
multietnica e lo spettro dell’apartheid si fa realtà.

Le politiche razziste e securitarie sono pratiche di governo nella
crisi economica. In assenza di politiche anticrisi l’unica risposta è
la sicurezza che si traduce nella riduzione di libertà e diritti. Come
fermare altrimenti le resistenze se non ingabbiando (preventivamente)
la società, producendo separazione e odio razziale? Queste misure
colpiscono in particolare i/le migranti ma riguardano tutt* e puntano
a dividere e a rompere i rapporti di solidarietà tra le persone,
alimentando la paura e rendendo tutt* più ricattabili.

Ma il futuro non è scritto. Le rivolte nei centri di detenzione per
migranti (CIE), da Lampedusa a Torino, da Milano a Ponte Galeria,
accendono un fuoco di speranza e libertà. Le voci e le mobilitazioni
contro il pacchetto sicurezza gridano che sono molt* a sfidare la
paura. Le lotte sociali non si fermano, anzi si moltiplicano.

È urgente nelle prossime settimane moltiplicare azioni e
manifestazioni per rendere visibile l’indignazione e la rabbia nei
confronti di un governo sempre più razzista

Il 23 maggio a Milano ci sarà un’importante manifestazione nazionale
della campagna “Da che parte stare”, contro la crisi, contro il razzismo
e per i diritti dei migranti.


Tra il 28 e il 30 maggio si terrà a Roma il G8 dei ministri della
giustizia e degli interni, che discuteranno di sicurezza, crisi e
immigrazione. A presiederlo sarà il ministro razzista Roberto Maroni.
Saranno in 8, solo in 8. Vorrebbero gestire la crisi sulla nostra pelle,
laddove la politica economica non offre soluzioni, laddove il
capitalismo traballa, laddove la crisi è globale e non conosce
frontiere, la loro risposta è approfondire le differenze, contenere
chi si ribella e chi lotta per la propria dignità.

E’ arrivato il momento di far convergere le nostre lotte, le lotte dei
migranti, degli studenti, di lavoratori e lavoratrici precar* che si
ribellano a un mondo fatto di sbarramenti e frontiere, di muri e
razzismo feroce. Queste lotte stanno costruendo una rete di resistenze
alla crisi, al pacchetto sicurezza e al G8 di fine maggio, che intende
ratificare provvedimenti già operativi da tempo. Sui nostri corpi,
sulle nostre vite, contro i nostri diritti.

Per questo facciamo appello a costruire una settimana di mobilitazioni
che dal 23 maggio a Milano passi per due giornate di azione decentrata
il 28 e 29 maggio e per la manifestazione globale di Roma del 30
maggio.

Per contestare le politiche razziste e liberticide del governo del
mondo, laddove il razzismo non guarda solo al colore della pelle, ma
vuole colpire trasversalmente tutt* coloro che reclamano diritti,
reddito, casa, cittadinanza, libertà di movimento.

Contro il pacchetto sicurezza e le leggi razziste

Per la chiusura dei CIE in Italia, in Europa e in tutto il mediterraneo
L´unica sicurezza che vogliamo è la libertà

Contro frontiere e muri, per la libertà di movimento
Siamo tutt* clandestin*, la cittadinanza che vogliamo è globale

Giovedì 28 e Venerdì 29. Giornate di azioni decentrate

Sabato 30, Manifestazione globale contro il G8, Roma



Verso le mobilitazioni contro il G8 di luglio.
Noi la crisi non la paghiamo!


Rete no G8 – Roma

mercoledì 13 maggio 2009

L'Italia ora è più sicura?

Ida Rotano, 13 maggio 2009

Tra le proteste delle opposizioni dentro e fuori Montecitorio, con il voto di fiducia di oggi alla Camera sul disegno di legge sulla sicurezza si sancisce una brutta pagina della democrazia in Italia. Il via libera finale al provvedimento, che dovrà poi tornare al Senato, è atteso domanì. Il governo punta ora ad una rapida approvazione da parte del Senato "entro 2 settimane".

Bossi commenta in Transatlantico: "Chi la dura la vince". In sintesi, le principali norme su immigrazione, criminalità e sicurezza urbana (con l'introduzione delle ronde) approvate oggi con i tre maxiemendamenti


Malgrado i richiami da parte dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e di Thomas Hammarberg, commissario del Consiglio d'Europa sui diritti umani, a rispettare il diritto d'asilo sui respingimenti dei clandestini provenienti dalle coste libiche (un invito a differenziare tra immigrazione clandestina e altri tipi di immigrazione), il governo conferma la linea della fermezza.
Da qui i tre maxi-emendamenti, approvati oggi a maggioranza, nei quali è stato racchiuso il provvedimento sulla sicurezza e sul quale ci sono stati altrettanti pronunciamenti di fiducia da parte dell'Aula di Montecitorio.

Rispetto alla versione originale del disegno di legge sono state cancellate solo le norme che il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva ritenuto incostituzionali (l'obbligo per medici e presidi della scuola dell'obbligo di denunciare gli immigrati clandestini). Norme che però rientrano dalla finestra, avendo lasciato l'obbligo di denuncia per i pubblici ufficiali ed essendo i medici dei presidi sanitari e i presidi scolastici, nello svolgimento delle loro funzioni, in tutto e per tutto equiparati a pubblici ufficiali.

Farhan Haq, portavoce del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, ha intanto confermato che le Nazioni Unite sono d'accordo con le preoccupazioni espresse dall'Unhcr: "I rapporti con Roma su questo tema saranno gestiti dallo stesso commissariato, nella persona del suo alto rappresentante Antonio Guterres".
La posizione del governo era stata confermata da Silvio Berlusconi, a margine del vertice italo-egiziano: "Su questi barconi, come dicono le statistiche, persone che hanno diritto d'asilo non ce n'è praticamente nessuna. Solo casi eccezionalissimi". Per il premier, sulle imbarcazioni di fortuna che cercano di approdare in Italia "ci sono persone che hanno pagato un biglietto, non sono persone spinte da una loro speciale situazione all'interno di paesi dove sarebbero vittime di ingiustizie, ma sono reclutate dal mondo del lavoro o del non lavoro in maniera scientifica dalle organizzazioni criminali". Berlusconi viene però smentito, coi numeri, dal direttore del Comitato italiano per i rifugiati, Cristopher Hein: "Delle 37 mila persone arrivate in Italia nel 2008 sui barconi, il 70 per cento ha chiesto asilo politico, e un terzo del totale ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato, essendone stati verificati i requisiti".
Hein ha poi denunciato il sistema europeo di accesso: "Il fatto che tanti africani paghino organizzazioni criminali per venire in Europa - ha osservato - è la conseguenza di una politica non solo italiana ma dell'Unione europea, anche attraverso il sistema di Schengen, che fa sì che nessun cittadino di un paese terzo, in particolare africano, riesca ad entrare sul territorio italiano o comunitario in modo regolare perché nessuno gli da' il visto".

Il Pd punta l'indice contro alcuni contenuti del disegno di legge e sulla scelta procedurale del governo. "Questi tre voti di fiducia disattendono le sollecitazioni del capo dello Stato e del presidente della Camera e violano la logica su cui si basa il voto segreto", dice Antonello Soro, capogruppo a Montecitorio. Il riferimento è all'uso eccessivo del voto di fiducia a cui farebbe ricorso l'esecutivo.
Il Pd aveva chiesto in particolare al presidente della Camera uno stralcio delle norme più contestate del provvedimento, quelle sul reato di immigrazione clandestina e sulle ronde.
Donatella Ferranti, capogruppo piddino nella Commissione Giustizia, ha rivolto ieri un inusuale attacco a Fini che ha respinto la richiesta del suo partito: "Privando il Parlamento della possibilità di votare separatamente e con voto segreto quelle parti del provvedimento che incidono sulle libertà e sui diritti fondamentali, Fini ha di fatto avallato norme razziste e contribuito a mettere in sicurezza la maggioranza". Infine Marco Minniti ha parlato di "un sonno mostruoso della ragione", e di "una fiducia posta contro la libertà della stessa maggioranza".

Il capogruppo dell'Idv Massimo Donadi afferma che "non c'è un briciolo di sicurezza in questo testo, solo demagogia. Si finanziano le ronde, che sono l'anticamera della polizia di partito, e si tolgono soldi - aggiunge Donadi - alle forze di polizia, le uniche in grado di garantire davvero il controllo delle nostre città e di agire efficacemente contro i criminali. L'introduzione del reato di clandestinità, poi, è controproducente e pericoloso perché paralizzerebbe l'attività dei tribunali".

Molto critica anche la posizione di Udc, mentre Sinistra e libertà - la formazione guidata da Nichi Vendola che si presenta per la prima volta alle elezioni europee - ha organizzato oggi pomeriggio una manifestazione 'no stop' in piazza Montecitorio contro il pacchetto sicurezza. Stessa piazza, ma questa volta in tarda mattinata, presa d'assalto da Prc - Pdci. Per Paolo Ferrero, il ddl sicurezza blindato dal governo con una triplice fiducia, è "incivile e razzista" e non risolverà ma accentuerà il problema dell'immigrazione clandestina: "Aumenterà di decine di migliaia il numero degli ingressi irregolari e a renderli più invisibili".

Bossi commenta in Transatlantico: "chi la dura la vince", e replica a Gianfranco Fini che oggi ha invitato nuovamente "a non fare propaganda elettorale su questi temi": "se la propaganda non la fai quando ci sono le elezioni, quando la fai?" ha commentato il Senatur.
Intanto il ministro dell'Interno Maroni definisce "destituita di fondamento" una norma del pacchetto che prevede di 'strappare' i bambini ai loro genitori naturali solo perché clandestini. "E' una "panzana", taglia corto il ministro leghista. Ma il Pd non demorde e presenta un ordine del giorno in cui si chiede un impegno scritto del governo per fare chiarezza sulla questione della registrazione all'anagrafe dei neonati degli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno.

Sul fronte delle polemiche internazionali che non si placano certo dopo l'approvazione del pacchetto, c'è da segnalare che il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha annunciato una sua visita a Tripoli la prossima settimana: "La Libia fa parte dell'Onu, in Libia è presente l'alto commissariato per i rifugiati della nazione Unite (Unhcr) che può fare gli accertamenti delle persone che chiedono asilo".
Per quanto riguarda gli eventuali immigrati che hanno diritto all'asilo, Maroni ha chiesto a Jacques Barrot, commissario europeo sui temi della giustizia, di affrontare la questione con gli altri paesi dell'Unione europea e di non fare gravare tale responsabilità solo sull'Italia. L'obiettivo del ministro degli Interni è quello di internazionalizzare le misure da adottare nei confronti delle imbarcazioni di fortuna che cercano di approdare in Italia.

Sicurezza: le principali norme sull'immigrazione

Reato di clandestinità: è punito con un'ammenda che va dai 5mila ai 10mila euro lo straniero che, violando la legge, "fa ingresso o si trattiene nel territorio dello stato".

Carcere per chi affitta a clandestini: "Chiunque, a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, da' alloggio ovvero cede, anche in locazione, un immobile ad uno straniero che sia privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione, è punito con la reclusione da 6 mesi a tre anni".

Cie: "Salta" il tetto previsto dalla Bossi Fini dei 60 giorni di permanenza dei clandestini nei centri di identificazione ed espulsione In caso di mancata cooperazione al rimpatrio da parte del Paese terzo interessato o nel caso di ritardi per ottenere la documentazione necessaria il questore può chiedere una prima proroga di 60 giorni di questo periodo, cui se ne può aggiungere una seconda. Fino ad un massimo di 180 giorni.

Fondo rimpatri: Viene istituito presso il ministero dell'interno un fondo rimpatri per finanziare le spese per il rimpatrio degli stranieri verso i paesi di origine.

Obolo per il permesso di soggiorno: La richiesta di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno è sottoposta al versamento di un contributo il cui importo è fissato da un minimo di 80 a un massimo di 200 euro con decreto del ministro dell'Economia di concerto con il ministro dell'Interno che stabilirà anche le modalità del versamento.
Il rinnovo del permesso deve essere chiesto dallo straniero al questore della provincia in cui dimora, almeno 60 giorni prima della scadenza. Per l'acquisto della cittadinanza il contributo da versare allo Stato è di 200 euro. Il coniuge straniero di un cittadino italiano può acquisire la cittadinanza quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se risiede all'estero.

Accordo di integrazione: Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge vengono stabiliti con regolamento - su proposta del presidente del consiglio e del ministro dell'interno, di concerto con il ministro dell'istruzione e del welfare - i criteri e le modalità per la sottoscrizione, da parte dello straniero, contestualmente alla presentazione della domanda di rilascio del premesso di soggiorno, di un accordo di integrazione, articolato per crediti, con l'impegno a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno. La firma dell'accordo è condizione necessaria per il rilascio, la perdita totale dei crediti determina la revoca del soggiorno e l'espulsione dello straniero; per integrazione si intende "quel processo finalizzato a promuovere la convivenza dei cittadini italiani e di quelli stranieri, con il reciproco impegno a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della società" nel rispetto dei valori della Costituzione.

Money transfer: Si intensificano i controlli sul trasferimento di valuta per contrastare il riciclaggio anche ai fini di finanziamento al terrorismo. Gli agenti di attività finanziaria che prestano servizi di pagamento nella forma dell'incasso e del trasferimento fondi acquisiscono e conservano per 10 anni copia del titolo di soggiorno se il soggetto che ordina l'operazione è cittadino extracomunitario.
La cancellazione dall'elenco degli agenti è la sanzione per chi non ottempera a quest'obbligo.

Carcere per chi rifiuta espulsione: Lo straniero che, raggiunto da provvedimento di espulsione, continua a rimanere illegalmente in Italia, nonostante il provvedimento del questore, viene sanzionato con la reclusione. La pena va da sei mesi a un anno se l'espulsione è stata disposta perché il permesso di soggiorno è scaduto da più di 60 giorni e non ne è stato chiesto il rinnovo o se la domanda di titolo di soggiorno è stata rifiutata.
La pena va da uno a quattro anni se lo straniero è raggiunto da un provvedimento di espulsione perché è entrato in Italia illegalmente o non ha chiesto il permesso di soggiorno nel termine prescritto, in assenza di cause di forza maggiore.
La pena aumenta da uno a cinque anni se lo straniero destinatario dell'ordine di espulsione e di un nuovo ordine di allontanamento continua a rimanere illegalmente in Italia.

Sicurezza: le principali norme contro la criminalità

41 Bis: aumenta a quattro anni la durata del carcere duro per chi è accusato di mafia e si sposta la competenza funzionale per i ricorsi al tribunale di sorveglianza di Roma in modo da garantire omogeneità di giudizio su tutto il territorio nazionale. I detenuti sottoposti a regime speciale saranno ristretti all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, per lo più sulle isole. I colloqui con i familiari saranno sempre registrati; quelli telefonici saranno possibili solo se non vi saranno colloqui personali. Saranno ridotti a tre gli incontri settimanali con i difensori e a maggiori restrizioni sarà sottoposta anche la permanenza all'aperto. Infine, viene punito con il carcere da uno a quattro anni chiunque consenta ad un detenuto sottoposto al 41 bis di comunicare con altri.

Obbligo di denuncia del pizzo: gli imprenditori devono denunciare le richieste di pizzo che subiscono. Se non lo fanno vengono esclusi dalla possibilità di partecipare alle gare di appalto (a meno che non ricorrano le cause di esclusione di responsabilità previste dalla legge del 1981). La responsabilità dell'imprenditore omertoso "deve emergere dagli indizi a base della richiesta di rinvio a giudizio formulata nei confronti dell'imputato nei tre anni antecedenti alla pubblicazione del bando e deve esser comunicata, unitamente alle generalità del soggetto che ha omesso la predetta denuncia, dal procuratore della Repubblica procedente all'autorità" per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che deve curare la pubblicazione della comunicazione sul sito dell'osservatorio.

Poteri procuratore antimafia: il procuratore nazionale antimafia manterrà i poteri di intervento nei procedimenti, che la legge attualmente gli attribuisce. Dal ddl è stata soppressa la norma (comma 2 articolo 2) che di fatto ne prevedeva una sorta di limitazione e che lo stesso procuratore nazionale antimafia aveva criticato durante la sua audizione in commissione giustizia.

Enti locali e infiltrazioni mafiose: a fianco della responsabilità degli organi elettivi si introduce quella degli organi amministrativi e si stabilisce anche che con decreto del ministro dell'Interno, su proposta del prefetto, può essere sospeso dall'incarico chiunque, direttore generale, segretario comunale o provinciale, funzionario o dipendente a qualsiasi titolo dell'ente locale abbia collegamenti con la criminalità organizzata, anche quando non si proceda allo scioglimento del consiglio comunale o provinciale.

Appalti. Accesso del prefetto ai cantieri: per prevenire infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti il prefetto può disporre accessi e accertamenti nei cantieri delle imprese interessate.

Amministratori giudiziari: nasce l'albo nazionale degli amministratori giudiziari per l'amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità.

Norme antiterrorismo: Si estende la legge Mancino ai centri sospettati di fare attività o propaganda terroristica. Associazioni, gruppi, organizzazioni o movimenti sospettati potranno essere sciolte in via cautelativa con l'ok previo della magistratura. Se i reati saranno accertati il ministro dell'interno disporrà lo scioglimento definitivo.

Le principali norme sulla sicurezza urbana

Via libera alle ronde. Il provvedimento scomparso al Senato "riappare" come promesso dal ministro Maroni nel ddl alla Camera. Gli enti locali possono avvalersi della collaborazione delle associazioni di cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale.

Oltraggio a pubblico ufficiale. Il ddl reintroduce il reato abrogato con la legge 25 giugno 1999. La pena è la reclusione fino a tre anni.

Bombolette spray. Sì all'uso delle bombolette spray al peperoncino da utilizzare per autodifesa. Un regolamento del ministro dell'interno di concerto con il ministro del lavoro, salute e politiche sociali disciplina le caratteristiche tecniche e il contenuto dei dispositivi di autodifesa.

Albo dei buttafuori. Nasce l'albo degli addetti alla sicurezza dei locali pubblici che dovranno rispondere ai requisiti stabiliti da un decreto del ministro dell'Interno. L'elenco è tenuto dal prefetto competente per territorio.

Registro dei clochards. Nasce il registro dei senza fissa dimora presso il ministero dell'interno.

Stragi del sabato sera. Più rigore per chi si mette alla guida ubriaco o drogato. Viene istituito un fondo contro 'l'incidentalità notturna' che servirà all'acquisto di materiali, attrezzature e mezzi per le forze di polizia e per campagne di sensibilizzazione e formazione degli utenti della strada.

Autisti di mezzi pubblici drogati. Scatta la revoca della patente e la sospensione del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli, per un periodo fino a tre anni.

Ecco cosa prevede il disegno di legge sulla sicurezza

In arrivo anche il registro dei clochard e le norme anti-writers

Prolungamento fino a 180 giorni della permanenza nei Centri di esplusione degli extracomunitari, inasprimento del 41 bis per i reati di mafia, obbligo di denuncia del 'pizzo' per i costruttori. Sono queste alcune delle norme più significative del testo all'esame della Camera.
Roma, 13 mag. (Adnkronos) - Introduzione del reato di immigrazione clandestina; prolungamento fino a 180 giorni della permanenza nei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione, degli extracomunitari che entrano in Italia senza permesso di soggiorno; istituzione delle ronde, che dovranno essere formate da ex agenti; inasprimento del 41 bis per i reati di mafia; obbligo di denuncia del 'pizzo' per i costruttori. Sono queste alcune delle norme più significative del ddl sicurezza del governo.

Il voto finale dell'assemblea di Montecitorio sul provvedimento nel suo complesso è previsto per domani nella tarda mattinata. Oggi la Camera ha votato i tre maxiemendamenti al testo.

L'immigrazione clandestina ('ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato') diventa quindi un reato. I clandestini non rischiano l'arresto ma un'ammenda dai 5mila ai 10mila euro. La norma renderà possibile denunciare i clandestini all'autorità giudiziaria. L'extracomunitario che arriva in Italia senza permesso di soggiorno potrà essere trattenuto nei Cie fino a 180 giorni. Ora il periodo è di due mesi. Le nuove norme, inoltre, prevedono che per avere la cittadinanza si dovranno pagare 200 euro. Per il permesso di soggiorno invece il contributo sarà fissato dai ministeri dell'Interno e dell'Economia e potrà oscillare tra gli 80 e i 200 euro. Il coniuge straniero di un cittadino italiano può acquisire la cittadinanza quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se risiede all'estero.

Saranno intensificati i controlli sul trasferimento di valuta per contrastare il riciclaggio anche ai fini di finanziamento al terrorismo. Gli agenti di attività che si occupano dell'incasso e del trasferimento dei fondi dovranno conservare per 10 anni una copia del titolo di soggiorno se chi ordina l'operazione è cittadino extracomunitario. La cancellazione dall'elenco degli agenti è la sanzione per chi non ottempera a tale obbligo.

Inoltre, lo straniero che, raggiunto da provvedimento di espulsione, continua a rimanere illegalmente in Italia nonostante il provvedimento del questore, va incontro ad una pena detentiva da sei mesi a un anno se l'espulsione è stata disposta perché il permesso di soggiorno è scaduto da più di 60 giorni e non ne è stato chiesto il rinnovo o se la domanda di titolo di soggiorno è stata rifiutata. La pena va da uno a quattro anni se lo straniero è raggiunto da un provvedimento di espulsione perché è entrato in Italia illegalmente o non ha chiesto il permesso di soggiorno nel termine prescritto, in assenza di cause di forza maggiore. La pena aumenta da uno a cinque anni se lo straniero destinatario dell'ordine di espulsione e di un nuovo ordine di allontanamento continua a rimanere illegalmente in Italia.

Rischia il carcere fino a tre anni chi dà in alloggio o affitta anche una stanza a stranieri che risultino irregolari al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione. Ma ci deve essere un ingiusto profitto. Le nuove norme prevedono tra l'altro l'istituzione presso il ministero dell'Interno di un fondo rimpatri per finanziare le spese per il rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine.

Nel provvedimento trovano posto le ronde, fortemente volute dalla Lega: associazioni di cittadini potranno segnalare alle forze dell'ordine situazioni di disagio sociale o di pericolo. Saranno iscritte in elenchi, non potranno essere armate e prioritariamente dovranno essere formate da ex agenti.

In arrivo anche il 'registro dei clochard': coloro che sono senza fissa dimora saranno schedati in apposito registro istituito presso il Viminale.

Ritorna il reato di oltraggio a pubblico ufficiale: chi insulta un pubblico ufficiale rischia fino a 3 anni di carcere. Ma se si risarciscono agente ed ente cui questo appartiene, il reato si estingue. Nessuna condanna, invece, se è il pubblico ufficiale ad aver commesso atti arbitrari.

Il provvedimento del governo affronta anche questioni legate ai reati di mafia: vengono inasprite le norme del 41 bis, che ora prevede una detenzione più lunga di 4 anni. Inoltre, per impedire che dalle carceri i boss mafiosi possano esercitare il loro potere sul territorio, i detenuti sottoposti al 41-bis saranno destinati all'interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, preferibilmente in aree insulari, o comunque all'interno di sezioni speciali e logisticamente separate dal resto dell'istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria. Stretta anche sui colloqui con parenti e avvocati e sull'ora d'aria: la permanenza all'aperto sarà ancora consentita, ma con maggiori restrizioni: non potrà superare le due ore e non potrà aver luogo tra più di quattro persone. Saranno introdotti alcuni accorgimenti per evitare che si comunichi tra detenuti, si scambino oggetti e si cuociano cibi. Si punisce con la reclusione da uno a quattro anni chiunque consenta ad un accusato di mafia, sottoposto a regime del carcere duro, di comunicare con altri.

Rimarranno intatti i poteri del Procuratore antimafia, che in un primo momento si era pensato di modificare. Nel provvedimento, poi, è stata reintrodotta la norma che esclude da appalti pubblici gli imprenditori, se non denunciano le estorsioni nei loro confronti. Il testo approvato dalla Camera era stato modificato rispetto a quello varato dall'assemblea di palazzo Madama: ora è prevista la possibilità dell'esclusione di punibilità per l'imprenditore che non ha denunciato per 'stato di necessità''.

Il provvedimento contiene anche le norme 'anti-writers': carcere fino a tre mesi e multa da mille a tremila euro per chi danneggia cose di interesse storico o artistico. Se il fatto è commesso su beni immobili o mezzi di trasporto pubblici la pena è la reclusione fino a sei mesi o la multa fino a mille euro. Punito con la sanzione amministrativa di mille euro anche chi vende bombolette spray contenenti vernici non biodegradabili ai minori di diciotto anni. Previste inoltre norme a favore del decoro urbano: sanzioni amministrative non inferiori a 500 euro per chi sporca le strade e multe da 500 a mille euro per chi getta rifiuti dal finestrino delle auto in sosta o in movimento.

In arrivo anche misure anti-accattonaggio: carcere fino a tre anni per chi si avvale per mendicare di un minore di quattordici anni.

Sicurezza/ Ferrero: Ddl incivile e razzista, più clandestini

Serve a malavita che sfrutta lavoro nero. Opposizione sia coerente
postato 4 ore fa da APCOM
Il ddl sicurezza, "blindato dal governo con una triplice fiducia", è un provvedimento "incivile e razzista" che "non risolverà ma accentuerà il problema dell'immigrazione clandestina". Lo denuncia il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. "Questo provvedimento - insiste - a partire dal reato di immigrazione clandestina, avrà una sola conseguenza: aumenterà di decine di migliaia il numero degli ingressi irregolari e a renderli più invisibili". "L'esplosione del fenomeno - afferma ancora il leader di Prc - getterà i clandestini nel circuito del lavoro nero e sfruttato in modo schiavistico. Questo ddl serve unicamente alle imprese malavitose che sfruttano la gente con il lavoro nero. Noi continueremo la nostra battaglia, perchè gli effetti negativi del ddl si vedranno nei prossimi mesi. Il governo si sta inventando il problema dell'emergenza-immigrati per non parlare del problema della crisi economica, fronte sul quale non sta facendo nulla". "Il problema degli italiani - sottolinea ancora Ferrero - non è qualche centinaio di clandestini in più che arriva a Lampedusa, ma il fatto che il governo non stia facendo nulla per i salari, le pensioni e per difendere i posti di lavoro". Il segretario di Rifondazione si rivolge infine alle forze del centrosinistra, alle quali chiede "maggiore coerenza". "Al Parlamento europeo - afferma - il gruppo Liberal-democratico di cui fanno parte Di Pietro e l'Idv ha votato a favore dell'allungamento della permanenza nei Cie e il gruppo socialista, dove c'è il Pd, si è astenuto permettendo che il provvedimento passasse in prima lettura. Quindi il Pd faccia il proprio mestiere di partito di opposizione anche in Europa".

Passa la fiducia sul ddl sicurezza

[13 Maggio 2009]

Passa la fiducia sul ddl sicurezza, Maroni soddisfatto. L'opposizione protesta. Intanto si organizza la visita a Roma dell'amico libico, il 10 e l'11 giugno. L'Unhcr e il Cir preoccupati.

I deputati hanno approvato due dei tre maxiemendamenti al disegno di legge sicurezza sottoposti alla fiducia. Il primo – quello che comporta le norme razziste – è stato approvato con 316 voti a favore e 258 contrari. Il secondo riguarda la mafia, ed è stato approvato con 315 sì e 247 no. Il terzo riguarda la sicurezza urbana. Dopo il voto alla camera, il ddl verrà esaminato dal senato.
Il ministro dell’interno Roberto Maroni, «soddisfatto», incassa la fiducia e dice di voler arrivare all’approvazione definitiva del ddl entro maggio. Sul tema della sicurezza «è aumentato nettamente il consenso verso il governo, anche in strati di elettorato di sinistra», ha dichiarato Maroni. Quanto al sondaggio che parla di diminuzione di consensi, Maroni replica: «Dei sondaggi non mi fido. Noi abbiamo i sondaggi quotidiani dei nostri militanti che parlano con la gente. Continueremo su questa linea: non solo per l’aumento di consenso, ma perché è giusto». L’Italia sembra decisa a proseguire sulla strada dell’esternalizzazione delle frontiere. Maroni ha anche fatto sapere che venerdì prossimo incontrà Lawrence Jolles, responsabile per l’Italia dell’Unhcr. «Lo vedo – ha spiegato il ministro – perché le preoccupazioni che vengono sollevate le teniamo in conto ma la proposta che facciamo non è quella che hanno avanzato loro di accoglierli tutti e poi valutare, ma quella di creare una struttura in Libia per valutare là se qualcuno ha i requisiti per lo status» di rifugiato.

Le nuove norme sulla sicurezza sono «razziste, contrarie alla Costituzione e alla carta delle Nazioni unite – ha dichiarato il segretario del Prc Paolo Ferrero, mentre partecipava al sit-in di protesta davanti a Montecitorio – Questo provvedimento non ridurrà il numero dei clandestini, ma li spingerà ancor più a diventare invisibili. Aumenteranno i lavoratori in nero, sfruttati e costretti a un lavoro di tipo schiavistico. E cosa succederà al clandestino che ha voglia di denunciare ai carabinieri che il suo datore di lavoro? Finirà in galera».
Per la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia alla camera, Donatella Ferranti, «con le ronde il governo introduce una pericolosa giustizia ‘fai da te’ e sforna l’ennesimo regalo alla criminalita’ organizzata che in alcune aree del paese vedrà ‘legalizzati’ i propri metodi di riscossione del pizzo. Le ronde sono un attacco frontale alle forze dell’ordine che vedono svilito il proprio ruolo di unico punto di riferimento sul territorio per la prevenzione e la repressione dei reati e che a causa di questo governo non hanno ancora ricevuto interventi organici che tengano conto delle esigenze economiche, materiali e funzionali rappresentate dalle organizzazioni rappresentative delle forze di polizia. E poi, ad oggi non sappiamo nulla su come il ministero dell’Interno ha intenzione di regolamentare le ronde: chi ci dice che i rondisti non diventeranno dei prezzolati di partito o squadristi a caccia di migranti senza permesso di soggiorno? Insomma siamo profondamente contrari a questa norma che giudichiamo inutile e pericolosa».

Intanto, si conosce la sorte delle oltre 300 persone che il governo italiano ha deportato in Libia. Sono stati suddivisi in piccoli gruppi e alloggiati in vari centri di accoglienza. In una decina di casi è stato necessario l’immediato ricovero in ospedale, anche perché tra i migranti ci sono diverse donne incinte. «Tutti – dice Lawrence Hart, responsabile a Tripoli dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni [Oim] all’Agenzia Misna – hanno bevuto acqua marina e sono arrivati disidratati. L’ambiente promiscuo dei centri favorisce poi la diffusione di malattie contagiose molto comuni, come la scabbia». La legge libica non prevede limiti alla permanenza nelle strutture di accoglienza e, secondo il responsabile di Oim, può capitare che i migranti restino detenuti per mesi in attesa di identificazione. «Sui barconi trasportati a Tripoli dalla Marina militare italiana – dice Hart alla Misna – viaggiavano persone provenienti da Nigeria, Ghana, Burkina Faso, Mali, Bangladesh: una volta accertata la loro cittadinanza tramite i consolati saranno riportati nei paesi d’origine con voli charter. Sovraffollamento e condizioni igienico-sanitarie precarie fanno dei centri libici luoghi di tensione e violenza: se la politica segnalata dagli ultimi interventi della Marina militare italiana dovesse continuare, la situazione rischia di diventare insostenibile».
Christopher Hein, il direttore del Consiglio italiano dei rifugiati [Cir], ha dal canto suo rivolto un appello al governo italiano «affinché non crei situazioni estreme che possano vanificare quello che è stato fatto sino a ora per provare a migliorare le condizioni di vita all’interno delle strutture libiche», note per le torture e le violenze che vi subiscono i migranti. Il 10 e l’11 giugno, Gheddaffi sarà in visità a Roma dall’«amico» Silvio. Il dittatore libico, a cui l’Università di Sassari vuole conferire una laurea honoris causa, tornerà in Italia per il G8 dell’Aquila – dall’8 al 10 luglio prossimi, nelle vesti di presidente dell’Unione africana.

martedì 12 maggio 2009

CONTRO IL RAZZISMO DI STATO: Sciopero della fame

Conferenza stampa

Roma, mercoledì 13 maggio, ore 13.30
Piazza Montecitorio

Perchè venga ritirato il Ddl sicurezza
Perché cessino subito i respingimenti verso la Libia


Da mercoledì 13 maggio dirigenti e operatori dell’Arci inizieranno uno sciopero della fame come protesta simbolica contro il Ddl sicurezza e la barbarie dei respingimenti in mare.

Di fronte a un governo indifferente ai richiami degli organismi internazionali (dall’Onu al Consiglio D’Europa), alle critiche del Presidente della Camera, alle proteste del Vaticano e di tante organizzazioni laiche e religiose che denunciano la crudeltà e l’illegalità dei respingimenti di massa e il carattere discriminatorio del disegno di legge, a cominciare dall’introduzione del reato di immigrazione clandestina, occorre una reazione ampia e in grado di incidere.

Per questo l’Arci invita gli esponenti delle forze politiche di opposizione e tutte le cittadine e i cittadini che non vogliono arrendersi al degrado politico, civile e morale determinato dall’escalation del razzismo di stato ad aderire allo sciopero della fame:
perché il Ddl sicurezza sia ritirato
perché si ponga immediatamente fine ai respingimenti verso la Libia - paese che non ha ratificato la convenzione di Ginevra sui rifugiati - di centinaia di donne, uomini e bambini prelevati in mare e consegnati a un futuro di morte, di violenza, di detenzione.


Roma, 12 maggio 2009

PRESIDIO A MONTECITORIO CONTRO IL “PACCHETTO SICUREZZA” E PER UN'ITALIA MULTIETNICA!

DOMANI mercoledì 13 a partire dalle 11 per tutta la giornata


A partire dalle ore 11 alle 13 il presidio sarà organizzato dal Partito della Rifondazione comunista, con conferenza stampa di Paolo Ferrero alle ore 12.
A partire dalle ore 14 si continuerà con l'organizzazione da parte di Sinistra e Libertà di una Maratona Oratoria in cui si alterneranno tra gli altri, al microfono nella lettura e commento del provvedimento sottoposto al voto di fiducia:
Alessandro Battilocchio, Marco Brazzoduro, Mimmo Calopresti, Claudio Fava,Giulietti Beppe,Guidoni Umberto,Koloko Elvis,Laila Abi Ahmed, Filippo Miraglia,Musacchio Roberto,Moni Ovadia, Ottavia Piccolo,Piero Soldini, Andrea Rivera, Simonetta Salacone,Sgar Mohamad, Giuliana Sgrena,Staino Sergio,Storti Bebo,Vendola Nichi,Dario Vergassola .

Il presidio che andrà avanti per tutta la durata delle votazioni sul DDL SICUREZZA, è stato indetto fra gli altri anche dal coordinamento migranti della CGIL e Arci Immigrazione

Ddl sicurezza, domani il voto alla Camera

La Camera voterà domani le tre fiducie chieste dal governo sul Ddl sicurezza. La prima votazione si avrà intorno alle 10,30. Gli altri due voti di fiducia sugli altri maxiemendamenti verranno votati nel corso della giornata. La votazione finale sul ddl sicurezza è prevista giovedì prossimo.

L'Aula della Camera voterà domani sulle tre questioni di fiducia poste dal governo sul ddl sicurezza: alle 9.30 inizieranno le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta sul primo maxiemendamento e alle 10.30 inizieranno le votazioni per appello nominale. Seguiranno quindi la seconda e la terza votazione sempre per appello nominale. Dopo la terza votazione ci sarà l'illustrazione degli ordini del giorno che saranno votati giovedì mattina a partire dalle 9. Sempre giovedì alle 11.30 inizieranno le dichiarazioni di voto finale sul provvedimento trasmesse in diretta tv. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo riunitasi dopo l'annuncio del governo di porre la questione di fiducia sul ddl sicurezza.

"La questione sulla costituzionalità delle norme contenute nei maxiemendamenti del governo al ddl sicurezza denunciata dall'opposizione è problematica e opinabile di conseguenza, la presidenza della Camera non può dichiarare inammissibili i tre documenti del governo su cui è stata posta la questione di fiducia. Diversamente - ha spiegato nell'Aula della Camera il presidente Gianfranco Fini - ci sarebbe il rischio infatti di ledere le prerogative dell'Assemblea".

"I maxiemendamenti - ha spiegato Fini rispondendo alle obiezioni del capogruppo del Pdl Antonello Soro -riproducono il testo predisposto dalla Commissione". I casi di inammissibilità "sono circoscritti alle ipotesi di manifesto contrasto tra il provvedimento in esame e la Costituzione". In questo caso, nel ddl sicurezza, "la presidenza della Camera non rileva profili di inammissiblità per contrasto con la costituzione anche perchè, essendo problematico o comunque opinabile l'adesione alla Costituzione delle norme in esame, lungi dalla presidenza ledere le prerogative sovrane dell'Assemblea". "Pur affermandosi l'esistenza di un potere presidenziale di non ammettere al voto proposte in contrasto con la Costituzione - ha sottolineato - l'esercizio di tale potere è circoscritto e riguarda in via esclusiva i casi di salvaguardia delle garanzie interne al procedimento legislativo".

Quanto all'accusa di Soro relativa alla sottrazione al voto segreto determinata dalla fiducia, Fini ha spiegato: il regolamento "esclude la questione di fiducia solo su argomenti per i quali il Parlamento prescriva obbligatoriamente le votazioni per alzata di mano o a scrutinio segreto e non ha luogo laddove lo scrutinio segreto venga concesso solo su richiesta", come in questo caso; anche perchè "la fiducia è stata posta su tre maxiemendamenti nella loro unitarietà, e questo costituisce l'esercizio di una prerogativa costituzionalmente riconosciuta all'esecutivo. La presidenza non può escludere singole parti degli emendamenti dal voto di fiducia per sottoporle al voto segreto".

venerdì 8 maggio 2009

Dichiarazione di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci

COMUNICATO STAMPA

Il governo inasprisce la sua “guerra” ai migranti.
Il respingimento in Libia di 227 persone nel canale di Sicilia
segna l’ulteriore imbarbarimento delle politiche verso l’immigrazione

E’ una vera e propria guerra quella che il governo ha dichiarato ai migranti. E il respingimento in Libia dei 227 stranieri soccorsi in acque internazionali ne segna l’ulteriore inasprimento.
Si è trattato infatti di un rinvio collettivo, avvenuto senza consentire a chi ne aveva diritto (e le statistiche ci dicono che circa il 75% di chi arriva via mare in Italia fa richiesta di protezione internazionale)  di essere informato e di accedere alle procedure per richiesta di asilo, diritto sancito dalla Convenzione di Ginevra e recepito dalla nostra legislazione.
I migranti sono stati mandati in un paese, la Libia,  che non ha aderito alla Convenzione sui rifugiati, è stata più volte denunciata per il mancato rispetto dei diritti umani,  tratta gli irregolari in maniera disumana, detenendoli in veri e propri lager, oppure abbandonandoli  nel deserto o ancora  rispedendoli nei paesi d'origine, anche nel caso di aree in cui sono in corso guerre e persecuzioni (è il caso dell'Eritrea, verso la quale la Libia ha già fatto molti respingimenti).
Abbiamo più volte denunciato, raccogliendo testimonianze dirette, che la gran parte delle donne che transitano dalla Libia vengono violentate, anche da agenti di polizia. Rimandandole indietro (sono 40 le donne presenti nel gruppo) non si fa altro che riconsegnarle ai loro aguzzini.
Inoltre, il fatto che per la prima volta questo respingimento sia avvenuto direttamente in acque internazionali, senza alcun rispetto delle leggi sui salvataggi in mare, rappresenta un grave precedente che indigna e preoccupa non solo noi. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha lanciato un accorato appello al governo italiano e a quello maltese perché venga garantito l’accesso al territorio e alle procedure d’asilo per chi ne fa richiesta e ha dichiarato che il principio internazionale di non respingimento deve essere assolutamente rispettato. Un monito duro e importante, che dovrebbe far riflettere il governo e l’opinione pubblica.
Questo nuovo episodio di razzismo di stato, che colloca l’Italia fuori del consesso degli stati civili che  si riconoscono nelle regole del diritto internazionale, va contrastato con tutti i mezzi. E’ necessaria la più ampia mobilitazione sociale, il ricorso agli strumenti del diritto europeo (la Corte di Strasburgo, che già nel 2005 ha condannato il nostro paese per procedure di rimpatrio forzato) e nazionale.
Stiamo lavorando per organizzare un’azione  straordinaria di disobbedienza civile collettiva, che blocchi la macchina del razzismo istituzionale.
Siamo ad un passaggio epocale. La gravità di quanto avviene va denunciata con forza, per determinare  consapevolezza tra i cittadini e rompere il velo dell’ipocrisia e della disinformazione. In gioco ci sono  la democrazia e la convivenza civile
Per difenderle, dobbiamo far ricorso a tutti gli strumenti che la Costituzione prevede.
L’opposizione chieda al ministro Maroni di chiarire in Parlamento le modalità del respingimento, sulla base di quali accordi, e se e come siano stati rispettati il diritto d’asilo e le Convenzioni internazionali. Se le nostre motovedette  sono state usate per rimandare in Libia persone già sottoposte a violenze e torture, senza nessuna garanzia sul trattamento che in quel paese gli verrà riservato,  il governo dovrà darne conto agli italiani, alla UE  e all’intera comunità internazionale.

Roma, 7 maggio 2009

Immigrati soccorsi e rispediti in Libia, Maroni esulta: “Un risultato storico”

Pensavano di avercela fatta. Invece sono stati riaccompagnati in Libia, da dove erano partiti. I 227 migranti soccorsi ieri, su tre diverse imbarcazioni, da tre motovedette della Guardia Costiera italiana, sono stati riaccompagnati al porto di Tripoli.
Esulta il ministro dell’Interno Maroni: “Un risultato storico” dice, “a cui abbiamo lavorato per un anno e nei prossimi giorni partirà anche il pattugliamento congiunto tra Italia e Libia'’. Se l’operazione fatta oggi, ha aggiunto, ‘’continuerà, il problema del contrasto tra Italia e Malta sull’accoglimento dei clandestini sarà risolto perché in qualunque acqua si trovino i barconi saranno rispediti in Libia da dove sono partiti'’.
Ieri i barconi in panne avevano lanciato l’Sos a poche miglia di distanza da Lampedusa, ma in acque di competenza territoriale maltese. Si era quindi aperto l’ennesimo contenzioso su chi dovesse farsi carico dell’emergenza, con il premier maltese che aveva espresso “disgusto per l’intransigenza dell’Italia nei confronti di vite umane. È inaccettabile” ha detto Lawrence Gonzi “il mancato soccorso di immigrati a pochi passi dalla costa di Lampedusa”. “Abbiamo fatto più di 600 interventi che non erano di nostra competenza” gli aveva risposto Maroni. Polemiche smorzate in seguito all’accordo per il trasferimento in Libia. Il governo maltese ha accolto ‘’con soddisfazione'’ la notizia del trasferimento dei 227 immigrati soccorsi dalle motovedette italiane. Della vicenda hanno parlato questa mattina, in un colloquio telefonico, Maroni ed il suo omologo maltese Carmelo Mifsud Bonnici.
Una linea, quella del rimpatrio immediato, condivisa dai due ministri, dopo i recenti scontri diplomatici.

Di parere opposto il Commissario Onu per i diritti dei rifugiati Laura Boldrini: “la situazione ci preoccupa enormemente” dice a Panorama.it, “A queste persone non è stata data possibilità di fare domanda d’asilo. La Libia non è un paese democratico e non ha ratificato la convenzione di Ginevra. La sua applicazione del diritto d’asilo è quantomai insufficiente, mentre il 50% dei richiedenti asilo sbarcati a Lampedusa l’anno scorso ha ottenuto protezione dall’Italia”. Secondo Boldrini “questo non può essere il modello da utilizzare per risolvere le controversie tra paesi Ue”.
In quanto a Lampedusa, “Il ministro ci aveva dato rassicurazioni che sarebbe stato ripristinato quanto prima il modello del centro d’accoglienza a Lampedusa, poi trasformato in Cie. Mi sembra che questa decisione vada nella direzione opposta”.

Reazioni opposte per il respingimento via mare di 227 immigrati verso la Libia:

News ed eventi
8 maggio 2009

per Maroni si tratta di una “svolta storica”. Per l’Unhcr è “fonte di grave preoccupazione”.
L’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Antonio Guterres, ha ricordato che la Libia non ha sottoscritto la convenzione di Ginevra.


Per il Ministro Maroni si tratta del primo storico risultato della collaborazione tra Italia e Libia sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina. Per l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati è invece “fonte di grave preoccupazione” il mutato atteggiamento italiano sull’accoglienza dei profughi in mare.
Il “respingimento” in Libia di 227 immigrati soccorsi in mare dalle motovedette italiane la notte del 5 maggio se da una parte ha fatto parlare di “svolta storica” il Governo, non manca di suscitare polemiche soprattutto da parte delle organizzazioni umanitarie.
Ieri il Ministro dell’Interno Maroni ha convocato i giornalisti al Viminale per illustrare i dettagli di quella che ha definito la prima operazione congiunta italo-libica dalla firma del protocollo siglato lo scorso febbraio.
Alla presenza del Sottosegretario all'Interno, Mantovano, del Capo della Polizia Manganelli e del Capo del Dipartimento per le libertà civili e immigrazione, Morcone, il titolare del Viminale ha fornito i dettagli dell'operazione, sottolineando il successo della diplomazia italiana e del Governo che ha permesso, per la prima volta, l'attuazione del principio del respingimento verso il Paese di provenienza dell'imbarcazione che, non consentendo l'arrivo sul territorio italiano, previene le problematiche legate al rimpatrio dei migranti sbarcati sulle nostre coste. “Questo è il modello - ha detto Maroni - che i Paesi europei devono adottare verso i Paesi rivieraschi”.
“Prima di qualunque cosa, ha ribadito Maroni, viene la vita di chi chiede soccorso, che va sempre salvaguardata” rassicurando chi tra i giornalisti chiedeva se le operazioni di respingimento potessero essere pericolose per l'incolumità dei migranti a bordo delle barche. Quello che si prospetta quindi, ha aggiunto Maroni, è "un nuovo modello di contrasto in mare di chi cerca di arrivare illegalmente" che "non ha a che fare con chi chiede asilo: i clandestini non arrivano sul territorio nazionale ma vengono respinti alla frontiera, valutare le richieste di asilo non è quindi compito del Governo italiano"
“Grave preoccupazione” è stata espressa dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per la decisione del Governo italiano. L'Unhcr ricorda come lo scorso anno circa il 75% dei migranti giunti in Italia via mare abbia richiesto asilo e il 50% di questi abbia ottenuto una qualche forma di protezione. “Non abbiamo notizie sulla nazionalità dei migranti - spiega la portavoce dell'Unhcr, Laura Boldrini - perché non c'è stata trasparenza nella gestione della vicenda, ma è possibile che tra loro ci fossero richiedenti asilo e rifugiati”. “Questo modo di gestire i flussi migratori nel Mediterraneo - aggiunge Boldrini - rischia di entrare in rotta di collisione con il diritto d'asilo”. L'Unhcr si dice inoltre preoccupato per la sorte delle persone inviate in Libia “dove non c'è un sistema d'asilo funzionante e non potranno usufruire di alcun tipo di protezione”.
La Boldrini ha anche ricordato che la Libia non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra e che i migranti rischiano “di essere espulsi nei Paesi d'origine dove potrebbero essere in serio pericolo”.
Un appello a questo proposito è stato lanciato da Antonio Guterres, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Rivolgo un appello alle autorità italiane e maltesi affinché continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nell'Unione europea”.
Per l'Unhcr “questo incidente mostra un radicale mutamento nelle politiche migratorie del Governo italiano e rappresenta fonte di grave preoccupazione”.

LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE E DI TUTELA DEI RIFUGIATI CHIEDONO SPIEGAZIONI URGENTI AL GOVERNO ITALIANO SULLA VICENDA DEI 227 MIGRANTI

COMUNICATO STAMPA CS069-2009
LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE E DI TUTELA DEI RIFUGIATI CHIEDONO SPIEGAZIONI URGENTI AL GOVERNO ITALIANO SULLA VICENDA DEI 227 MIGRANTI AVVISTATI AL LARGO DI LAMPEDUSA E CONDOTTI IN LIBIA
Gli enti di tutela dei rifugiati riuniti nel Tavolo Asilo chiedono spiegazioni urgenti al governo italiano e al ministro dell’Interno su quanto accaduto stanotte nelle acque del Mediterraneo e pretendono informazioni sulla sorte dei 227 migranti che, secondo comunicazioni del Viminale, sono stati “avvistati al largo di Lampedusa e ricondotti in Libia”, con un’operazione senza precedenti, annunciata con toni esultanti ma che lascia allibiti per le sue modalità e possibili conseguenze.
Le organizzazioni del Tavolo Asilo e la società civile non dispongono al momento di notizie certe sulla nazionalità, sull’età, sulle condizioni di salute e sui motivi per cui le 227 persone ricondotte in Libia tentavano l’accesso in Europa e non sono quindi in condizioni di escludere che si trattasse di richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni, come la maggior parte di coloro arrivati a Lampedusa nell’ultimo anno.
Le modalità alla base dell’operazione, svolta in aperta violazione delle norme che tutelano i richiedenti asilo dal refoulement (art. 33 della Convenzione di Ginevra e art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani) non sono note. Anche dopo la firma e la frettolosa ratifica dell’accordo quadro tra Italia e Libia da parte del Parlamento, lo scorso febbraio, la gran parte dei contenuti concreti delle intese tra i due paesi in materia di immigrazione resta inaccessibile alla società civile, nonostante le ripetute richieste di trasparenza da parte degli organismi internazionali.
Per lungo tempo, senza ricevere mai alcuna risposta, le organizzazioni firmatarie hanno chiesto alle autorità italiane cosa sarebbe accaduto ai diritti e alle stesse vite delle persone fermate in mare e rinviate in Libia sulla base dell’accordo tra Roma e Tripoli. La Libia non ha una procedura di asilo e non ha sinora offerto alcuna garanzia di protezione. L’operazione svolta questa notte da unità navali Italiane, senza consentire l’accesso al territorio Italiano e alla procedura d’asilo alle 227 persone coinvolte, pone dunque interrogativi drammatici.

Le organizzazioni del Tavolo Asilo ritengono le autorità Italiane responsabili delle operazioni svolte nella notte e delle loro conseguenze per i diritti umani delle 227 persone che, secondo le ultime scarne notizie disponibili si troverebbero a Tripoli. Pertanto, allarmate e rattristate, chiedono alle autorità italiane di assumersi le proprie responsabilità per far sì che simili situazioni non si ripetano e di fornire al più presto notizie precise sugli interrogativi aperti.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 7 maggio 2009

Firmatari:
Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Consiglio Italiano Rifugiati - Cir, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere e Save the Children

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

mercoledì 6 maggio 2009

SICUREZZA: SUL DDL FIDUCIA MARTEDI' E VOTO FINALE GIOVEDI'

06-05-2009

La fiducia sul disegno di legge contenente norme sulla sicurezza, in esame alla Camera, verra' chiesta dal governo martedi' prossimo, alle 10. Le votazioni su ognuno dei tre maxiemendamenti in cui e' stato 'spacchettato' il ddl (immigrazione, sicurezza e criminalita' comune) cominceranno il giorno dopo, trascorse le canoniche 24 ore. Il voto finale sul provvedimento nel suo insieme e' previsto giovedi' 14 maggio. E' quanto ha stabilito la Conferenza dei capigruppo della Camera.

Era stato il Cdm ad autorizzare la fiducia sul ddl sicurezza e sul ddl intercettazioni. Con il ricorso al voto di fiducia, ha precisato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, non si e' fatta ''alcuna lesione della Costituzione'' ma ''presentando norme valide, presenti in molti ordinamenti europei, si e' posto fine ad una telenovela su misure urgenti ed efficaci che il governo mettera' a disposizione degli operatori di polizia, degli amministratori locali e del governo centrale''.

Il ministro si e' detto particolamente ''soddisfatto'' per quella che ha definito ''la ritrovata compattezza dell'esecutivo che ha deciso - ha aggiunto - di giungere al voto di fiducia come cosa migliore per evitare i rischi di possibili imboscate su una materia cosi' difficile e importante''.



FRANCESCHINI: DESTRA RITORNA A LEGGI RAZZIALI

''C'e' gia' stato un tempo in Italia in cui i bambini venivano cacciati dalle scuole per la loro religione. E' immorale usare strumentalmente la legittima domanda di sicurezza per tornare 70 anni dopo alle leggi razziali nel nostro Paese''.

Sono le parole durissime che il segretario del Partito Democratico Dario Franceschini ha usato per lanciare un vero e proprio allarme di una pericolosa involuzione democratica e sociale che gli fa evocare le leggi razziali. Parole pronunciate rivolgendosi ad una platea particolare, quella delle organizzazioni che si occupano del fenomeno immigrazione, come Migrantes, Comunita' di Sant'Egidio, Acli, Arci e altre ancora.

Il riferimento di Franceschini e' alle norme del ddl sicurezza con all'interno quelle sulle ronde e sulla denuncia dei clandestini prevista per medici e presidi e poi da stralciare secondo quanto annunciato dal vertice di maggioranza di ieri.

Ma il timore di Franceschini e' che queste norme ''escano dalla porta per rientrare dalla finestra''. Con questo si e' riferito allla possibilita' che venga introdotto il reato di clandestinita' che per solo fatto di esistere costringerebbe tutti i pubblici ufficiali a denunciare i clandestini, e tra questi presidi e medici delle strutture sanitarie pubbliche.

''Non e' moralmente accettabile -ha affermato ancora FRanceschini- che si strumentalizzi la paura per tornare settant'anni dopo alle leggi razziali (...) A volte bisogna dire le cose come vanno dette. Ci dicono che facciamo un'opposizione troppo dura? Ci sono momenti in cui anche un riformista deve essere duro''. E questo perche' su valori che mettono in gioco la qualita' della democrazia, ha spiegato Franceschini, non si puo' transigere. Promettendo ''tutto l'impegno del Pd nella battaglia parlamentare'' Franceschini ha assicurato che ''faremo battaglia con tutti i mezzi'' anche fuori dal parlamento perche' si ''deve tentare di svegliare le coscienze degli italiani che sembrano correre il rischio dell'assuefazione. Dobbiamo svegliare la coscienza civile di questo Paese''.

Durissimo il giudizio sullo spirito informatore del ddl e del suo intento politico di consenso attraverso la paura: ''Rappresentano -ha detto Franceschini- la declinazione piu' becera dei valori di riferimento della destra''.



NEL DDL TORNANO REGISTRO 'BARBONI', RONDE E NORME SU CIE

Un pacchetto articolato di norme sui temi dell'immigrazione, della lotta alla criminalita' organizzata e sulla sicurezza pubblica. E' il nuovo Ddl sulla sicurezza ''blindato'' dal Governo con tre distinti voti di fiducia per evitare, come ha spiegato il ministro Roberto Maroni al termine del Consiglio dei Ministri odierno, le ''imboscate'' in Parlamento, come avvenuto negli ultimi mesi.

Il Ddl, cosi' 'spacchettato' riconferma, in gran parte, le misure gia' presentate dall'esecutivo nel primo Consiglio dei ministri di Napoli. Si parte dall'immigrazione, con la conferma del reato di immigrazione clandestina, l'introduzione di requisiti piu' stringenti per i matrimoni tra italiani e stranieri attraverso l'innalzamento da sei a due anni di convivenza. Previsti anche maggiori controlli per i cosiddetti ''money transfer'', l'obbligo di test per la conoscenza dell'italiano per gli stranieri, ma soprattutto il prolungamento da due a sei mesi dei tempi di trattenimento nei Cie per i clandestini che giungono nel nostro paese.

Per quanto riguarda, invece, la lotta alla criminalita' organizzata si introduce una modifica al codice dei contratti con l'obbligo di denuncia, da parte delle ditte vincitrici di appalti pubblici, delle tentate estorsioni. Se questo non avverra' si prevede l'esclusione per un periodo di tempo dagli stessi appalti pubblici. Per la lotta alle mafie viene stabilito che sara' il Prefetto a destinate i beni confiscati.

In campo di misure per la sicurezza pubblica vengono reitrodotte le cosiddette ronde di cittadini che dovranno essere iscritte in appositi registri. Previsto anche un registro, a livello nazionale, per le persone senza fissa dimora, norme piu' severe contro il terrorismo e la possibilita', da parte del sindaco, di decidere sulla richiesta di iscrizione sui registri di residenza in base anche all'adeguatezza e dignitosita' delle abitazioni. ''Una misura questa - ha spiegato Maroni - per evitare l'insediamento sui territori di nuovi campi nomadi. Oggi bastava, infatti, dichiarare di riesiedere anche in una grotta''.

Tra le misure del Governo anche il via libera a mezzi di difesa personale come il peperoncino spray. Ancora, il Ddl introduce norme piu' severe per il contrasto all'impiego di minori per l'accattonaggio e per regolare le attivita' dei 'buttafuori' delle discoteche.

Sicurezza, fiducia sul ddl: è scontro Franceschini: si torna alle leggi razziali

ROMA (6 maggio) - E' scontro duro sul disegno di legge sulla sicurezza, su cui il governo ha deciso di porre la fiducia. Dopo il dietrofront, seguito alla richiesta, avanzata dal presidente della Camera Gianfranco Fini, di eliminare la norma sui "presidi-spia",
e altre modifiche al provvedimento decise ieri in un'interminabile riunione di maggioranza, evidentemente quindi non sono bastate a garantire la compattezza del centrodestra. E così il ministro dell'Interno Roberto Maroni l'ha spuntata: sul ddl-bandiera della Lega ci sarà la fiducia. Maroni, però, non l'ha spuntata sui tempi, che lui avrebbe voluto immediati, senza slittare alla settimana prossima: La Conferenza dei capigruppo della Camera ha infatti stabilito che la questione di fiducia sui tre maxiemendamenti al disegno di legge sicurezza verrà posta martedì 12 maggio e sarà votata mercoledì, mentre il voto finale sul provvedimento, con diretta tv, avverrà giovedì 14 maggio.

Maroni: se tarda il voto, 250 clandestini liberi. «Se il voto di fiducia sul ddl sicurezza dovesse essere rinviato di una settimana dovrebbero tornare a piede libero circa 250 clandestini - aveva detto il ministro dell'Interno prima della decisione della Conferenza dei capigruppo - E la decisione di quando mettere in votazione il ddl non tocca certo al governo, ma alla presidenza della Camera».

La Camera ha bocciato un emendamento delle commissioni Giustizia e affari costituzionali (che aveva il sostegno del governo) al ddl di ratifica del trattato di Prum che istituisce la banca dati nazionale del Dna. L'emendamento, bocciato a voto segreto, riguardava i casi di prelievo forzoso del Dna. Dopo il voto dell'aula, il sottosegretario all'Interno Mantovano ha detto che la decisione dell'assemblea «creerà seri problemi alle indagini» e ha chiesto una sospensione dei lavori dell'aula.

I sì sono stati 229 e i no 224, nessun astenuto. Ma visto che l'opposizione contava su 222 voti e la maggioranza su 231, emerge che 7 deputati del centrodestra hanno votato contro. Inoltre, come si evince dai tabulati sul voto, da sottolineare l'assenza in aula di circa 90 parlamentari del Pdl.

«Malumori nella maggioranza». «Se la maggioranza è andata sotto sul Trattato di Prum, il contenuto della norma non c'entra. Dipende tutto dai malumori che ci sono in una parte della maggioranza che escono fuori solo in presenza dei voti segreti perché non si ha il coraggio di metterci la faccia...», ha aggiunto Maroni.

Maroni: serve per evitare rischi. «Con la decisione del governo di porre la fiducia sul ddl sicurezza si pone fine ad una vicenda contorta: c'è una ritrovata compattezza di governo e maggioranza. La fiducia è lo strumento migliore per evitare rischi», ha detto ancora Maroni. Così, ha spiegato, ci sarà l'approvazione del ddl «senza rischi e possibilità di modifiche attraverso imboscate». «Abbiamo messo la parola fine alla telenovela su queste norme», ha aggiunto. «Adesso dotiamo le forze dell'ordine di strumenti adeguati e moderni per contrastare la criminalità organizzata».

Franceschini: si torna alle leggi razziali. «Non è moralmente accettabile che si strumentalizzi la paura per tornare settant'anni dopo alle leggi razziali nel nostro Paese», ha commentato Dario Franceschini, sottolineando che le norme contenute nel provvedimento contengono il rischio di nuove leggi razziali. «Ci sono dei momenti in cui anche un moderato, un riformista deve alzare la voce e smetterla di dire o non dire a seconda del consenso. E quindi va ricordato che c'è stato un momento nella storia in cui i bambini venivano cacciati da scuola per la loro religione e non dobbiamo permettere che accada mai più», ha scandito il segretario del Pd.

Franceschini ha messo poi in evidenza il rischio che alcune norme stralciate, come i medici e i presidi-spia, «escano dalla porta per rientrare dalla finestra», così come si sta facendo per le ronde. Una serie di norme e in primis quella sul reato di clandestinità che rappresentano «la declinazione più brutta della destra».

«Appena c'è un voto segreto, vanno sotto. Mi sembra tutto molto chiaro: se non c'è la fiducia, la maggioranza va immediatamente sotto e devono tenerla con la forza», ha aggiunto Franceschini.

«La maggioranza è spaccata e non riesce a garantire il rispetto del calendario dei lavori dell'Aula», ha rilevato Gianclaudio Bressa, vicepresidente dei deputati democratici.

D'Alema. Il ricorso alla fiducia avviene «per imbrigliare una maggioranza che ogni volta che può esprimersi con voto segreto contraddice le scelte del governo», ha affermato Massimo D'Alema. Secondo l'ex premier e deputato del Pd, «tra decreti e fiducia il Parlamento non rè messo nelle condizioni di svolgere il suo ruolo».

Di Pietro. «Per l'ennesima volta il governo chiede la fiducia sui ddl. La maggioranza si vergogna a votare quelle norme e il governo si nasconde dietro la fiducia». Lo dice il leader di Idv, Antonio Di Pietro. «È un vergognoso tentativo di regime - ha aggiunto - quello che il governo sta portando avanti. A colpi di fiducia fa passare delle leggi ignobili sul piano dello Stato di diritto e della funzionalità. Non ha senso la fiducia sul decreto intercettazioni e sulla sicurezza quando non è stato messo un solo euro per far funzionare le strutture. È solo fumo per coprire il fallimento di una politica governativa».

Tutte le novità del Ddl sicurezza: via la norma sui presidi-spia

«Via libera alle ronde». La norma-simbolo di questo Ddl sicurezza è senza dubbio quella che legalizza le cosiddette ”ronde”. Significa che l’ultimo testo attualmente in discussione stabilisce che le associazioni di cittadini potranno pattugliare le città, i paesi, i parchi pubblici e tutti i luoghi in cui l’accesso è libero e segnalare alle forze dell'ordine situazioni di disagio sociale o di pericolo. Queste associazioni dovranno essere iscritte in elenchi speciali tenuti dal ministero dell’Interno e - ovviamente - non avranno alcun potere di svolgere accertamenti o indagini alcun tipo.

Severi anche i requisiti richiesti per svolgere questo tipo di attività di prevenzione del crimine: oltre ad una fedina penale immacolata, la legge stabilisce che le organizzazioni di ”rondisti” dovranno essere formate prevalentemente da ex appartenenti alle forze dell’ordine. La norma ha suscitato violente polemiche e prese di posizione anche da parte dei sindacati di polizia, nonostante che associazioni del genere esistano già da anni e abbiano dimostrato di poter operare in stretto coordinamento con le forze dell’ordine. Proprio ieri, in piazza Montecitorio a Roma, i segretari di segretari del Siulp, Siap-Ansp, Silp-Cgil, Ugl, Confap-Italia Sicura, Coisp e Uilps hanno manifestato contro la norma, protestando per la «continua e sempre più incalzante erosione del sistema delle regole e dei diritti».

In realtà, ad animare la contestazione, era soprattutto la rabbia per i tagli ai fondi per la sicurezza, che hanno bloccato anche i pagamenti per gli straordinari. «I tagli alla sicurezza ci sono e sono pesanti - hanno spiegato i sindacalisti - Ci hanno tagliato le risorse economiche e hanno ridotto ad una condizione di mera sopravvivenza anche economica il personale delle forze di Polizia».

«Legge ad-hoc per medici-spia». Una delle norme che hanno suscitato maggiori polemiche nell’opposizione e nella maggioranza, quella dei medici-spia, è stata esclusa dal decreto sicurezza alla fine del mese di aprile. Il testo prevedeva l’obbligo per i medici di segnalare alle autorità di Ps le generalità e il domicilio di tutti i pazienti cosiddetti ”irregolari” che si sottopongono a cure, anche di primo soccorso.

La norma ha suscitato immediatamente la reazione della categoria dei sanitari, che in parte si dichiarò pronta alla disubbidienza civile in caso di approvazione definitiva del testo. Successivamente, anche alcuni esponenti della maggioranza hanno manifestato qualche perplessità, tanto da arrivare alla definitiva espulsione della norma dal testo del Ddl ancora in discussione dopo che un emendamento in tal senso era stato presentato dai due relatori di maggioranza del provvedimento, Jole Santelli e Francesco Sisto.

Su questa norma che dava ai medici la possibilità di denunciare i clandestini si erano appuntante fin dall'inizio le dure critiche del presidente della Camera Gianfranco Fini, di Alessandra Mussolini e di altri esponenti della maggioranza, che le avevano formalizzate nella lettera dei ”101”, che è stata poi condivisa anche dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ieri, al termine del vertice di maggioranza, la norma sui medici-spia è definitivamente scomparsa dal ddl sicurezza, con il sostanziale consenso della Lega. Tuttavia, alcuni esponenti del Carroccio hanno fatto sapere che, sebbene sia stato eliminato dal Ddl sicurezza, l’obbligo di denuncia da parte dei medici potrebbe ricomparire in una legge ”ad hoc”.

Nei Cpt da 60 a 180 giorni. E’ probabilmente la norma più utile per il contrasto all’immigrazione clandestina, e consente alle autorità italiane di trattenere fino a 180 giorni nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) tutti i migranti che vengono intercettati, in attesa che le autorità dei paesi di provenienza ne confermino le generalità e accettino il rimpatrio. La norma attuale, che consente di trattenere i clandestini per soli sessanta giorni è infatti praticamente inutile. Entro due mesi, infatti, le nostre autorità dovrebbero riuscire a sbrigare due pratiche: l’identificazione e l’espulsione.

Per la prima sarebbero sufficienti poche ore: inviando le impronte e le foto del soggetto al paese di provenienza del migrante l'operazione potrebbe essere chiusa in una mattinata; e il giorno successivo i migranti identificati potrebbero essere caricati su una nave, oppure su un volo charter, ed essere rimpatriati. Questo prevedono gli accordi unilaterali con Egitto, Tunisia, Nigeria, Marocco, Algeria e Libia. Ma una cosa è la teoria, un'altra cosa è la pratica. Perché ci sono alcuni paesi, ad esempio la Tunisia, che ritengono che un rimpatrio di massa ogni settimana sia lesivo per l'immagine del governo. Di più: lo ritengono offensivo. Pensano che agli occhi dell'Europa, rischierebbero di passare per il paese che produce derelitti, clandestini che nessuno vuole.

E allora fioriscono regolamenti diversi da stato a stato. Ad esempio: l'Italia può rimpatriare non più di sette tunisini per volta. Ma solo a Lampedusa, di tunisini identificati da rimpatriare ce ne sono a centinaia. Ed ecco che la scadenza dei sessanta giorni era praticamente impossibile da rispettare. Adesso di giorni a disposizione ce ne saranno 180. E accordi più stringenti, volti a evitare la ritrosia di certi paesi a riprendersi i propri concittadini potrebbe aiutare di molto la politica anti-immigrazione clandestina del governo.

Cancellata norma presidi-spia. Scomparsa dal ”ddl sicurezza” la norma sui medici-spia, ecco che ne era spuntata una analoga, che aveva l’obbiettivo di raccogliere nelle scuole informazioni per il contrasto dell’immigrazione clandestina. Il testo prevedeva che ogni immigrato, per avere diritto a qualsiasi tipo di prestazione pubblica (compresa l'iscrizione a scuola) dovesse presentare il permesso di soggiorno. In caso contrario, sarebbe scattato l'obbligo (anche a carico dei presidi di scuola) di denuncia, perché questo ddl sicurezza introduce il reato di clandestinità.

L’iter di questa norma è stato molto simile a quello sui medici-spia: sono scoppiate le inevitabili polemiche tra gli addetti ai lavori e le forze di opposizione hanno minacciato barricate. E pure molti esponenti della maggioranza hanno preso le distanze. Fino a quando il ministro della Difesa, Adolfo La Russa, ieri ha annunciato la svolta, che dava seguito ad una iniziativa esplicita del presidente della Camera, Gianfranco Fini: «Per iscriversi alla scuola dell'obbligo non sarà necessario presentare il permesso di soggiorno. Pertanto i presidi non potranno sapere se la famiglia dello studente è clandestina e non potranno fare la spia».

In realtà, a decadere è solo la parte della norma che si riferiva alle scuole: «E’ stata accolta la richiesta di considerare il diritto di partecipare alla scuola dell'obbligo - ha spiegato il ministro dell’Interno Roberto Maroni - E’ un'eccezione a tutela dei minori, ma il principio generale dell'obbligo del permesso di soggiorno per chiedere licenze, autorizzazioni o iscrizioni è affermato e di questo sono soddisfatto». In questo modo viene salvaguardato quindi il diritto all'istruzione dell'obbligo per i figli dei clandestini, a favore del quale si era schierato il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Mantenuti poteri Dna. I magistrati della Direzione nazionale antimafia mantengono i loro poteri. Esattamente come prima che nel ddl sicurezza venisse inserita una norma che limitava le loro attività di coordinamento ai procedimenti già pendenti dinanzi ai tribunali. Adesso, grazie ad un intervento del Guardasigilli Alfano, seguito all’appello vibrato del superprocuratore antimafia Piero Grasso, quella norma è stata eliminata dal ddl sicurezza e i pm della Dna hanno riavuto i loro poteri di coordinamento investigativo.

Sempre a proposito di strategie di contrasto alla mafia, il governo ha raggiunto un accordo anche sulla norma anti-racket che impediva di far partecipare ad appalti pubblici gli imprenditori che non denunciano le estorsioni subite dalle cosche. La norma aveva diviso Lega-Pdl e governo e ieri, dopo il vertice di maggioranza, si è tornati alla versione principale, quella già approvata al Senato. Ma con una modifica: l'imprenditore che vorrà partecipare ad una gara d'appalto dovrà sempre denunciare eventuali tentativi di estorsione subiti in precedenza, ma tuttavia non potrà essere escluso se verrà ravvisato lo «stato di necessità».

Si tratta di un concetto che ancora non è stato definito bene nei suoi contorni: ma che tuttavia potrà essere invocato ad esempio se l’impreditore abbia ricevuto minacce personali di morte, per sè o per i suoi congiunti. Oppure se sia rimasto vittima di attentati dimostrativi dal significato inequivocabile.

La sicurezza blindata, il cdm autorizza la fiducia. E l’opposizone grida al regime

La materia della sicurezza torna a creare problemi alla maggioranza e al governo. Il Consiglio dei ministri di questa mattina ha dato il via libera a due questioni di fiducia: sul disegno di legge sicurezza e sul ddl intercettazioni. La notizia è stata rivelata dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, al temine della riunione dell’esecutivo a palazzo Chigi. Quindi il ministro dell’Interno, Roberto Maroni: “Con la decisione del governo di porre la fiducia sul ddl sicurezza si pone fine ad una vicenda contorta. C’è una ritrovata compattezza di governo e maggioranza”. E la fiducia per il ministro del Carroccio “è lo strumento migliore per evitare rischi o imboscate”.
Poi spiegando il ddl sicurezza ha chiarito: “Abbiamo organizzato il provvedimento sicurezza in tre emendamenti per raggruppare il provvedimento in tre capitoli da sottoporre oggi stesso alla conferenza dei capigruppo alla Camera e chiedere che vengano votati subito domani”. E infatti il ministro e leader leghista Umberto Bossi ha dettato i tempi: “La fiducia viene messa oggi, giovedì si vota”. Quindi a spazzar via le critiche ha chiosato: “È una fiducia come tante. Non vedo problemi nella maggioranza: sarà che sono miope”. Ma il voto, che i leghisti avrebbero voluto a tamburo battente, ci sarà la prossima settimana.

Il titolare del Viminale tornando sul ddl sicurezza ha spiegato: “Il prolungamento del trattenimento degli immigrati nei Cie previsto dal ddl è fino a 6 mesi; ci sono norme più severe sulla lotta al terrorismo; una norma che permette ai sindaci di iscrivere o meno chi richiede la residenza a patto che ci siano le condizioni minime dal punto di vista igienico”. “Un’altra norma importante” ha aggiunto Maroni “è quella che permette il contrasto dell’uso dei minori per accattonaggio”. Oltre al “reato di immigrazione clandestina”, il ddl prevede poi “requisiti più stringenti per ottenere la cittadinanza attraverso il matrimonio” e un “contributo per il permesso di soggiorno”. C’è anche “il test di conoscenza della lingua italiana”. A proposito delle ronde, il ministro ha sottolineato: “Introduciamo la possibilità per i sindaci di avvalersi di associazioni di volontari per la sicurezza, le cosiddette ronde. Viene anche istituito un registro delle persone senza fissa dimora”.
Tra le varie disposizioni, anche quelle sul controllo delle rimesse di denaro all’estero da parte degli immigrati: “Il cosiddetto ‘money transfer’, che in alcuni casi è sottoposto a indagini della magistratura per il possibile finanziamento di associazioni terroristiche”. A proposito del capitolo sul contrasto alla criminalità organizzata, si prevede tra le altre “l’obbligo di denuncia per chi ha contratti pubblici e subisce una estorsione. Chi non denuncia viene escluso dalla partecipazione ad appalti pubblici”.
Quindi Maroni ha chiarito che “il testo base è quello della commissione della Camera con le modifiche concordate ieri con i capigruppo di maggioranza e i relatori”. Per il governo si tratta dunque di “un pacchetto innovativo e molto efficace. Questo ddl completa un percorso iniziato un anno fa” ha detto Maroni “per garantire ai cittadini il massimo dal punto di vista della sicurezza. Non è stato un percorso facile, ci sono stati momenti di contrasto e di conflitto, ma mi pare che oggi si pone la parola fine a questa vicenda un po’ contorta”:
Dopo il Cdm la dinamica tra maggioranza e opposizione si è spostata alla Camera. E votando nell’aula di Montecitorio la ratifica sul trattato di Prum che, tra le altre cose, istituisce la banca dati del dna, la maggioranza è andata sotto. Proprio su un emendamento che riguarda il prelievo del dna. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, rincorso dai cronisti, un po’ seccato per l’accaduto, commenta secco: “Non succede niente, rimedieremo al Senato”. Ma nel primo pomeriggio la Camera ha rimediato ‘salvando’ il prelievo del dna con l’approvazione con 377 voti favorevoli e nessun contrario (sei gli astenuti) il ddl di ratifica del Trattato di Prum. Marco Reguzzoni, vicecapogruppo della Lega, fornisce una spiegazione politica delle difficoltà della maggioranza: “È chiaro che i capigruppo del Pdl, Cicchitto e Bocchino, non governano, non riescono a coordinare il Pdl, è tutta una questione interna”. Problemi in vista anche sul ddl sicurezza: “Noi abbiamo chiesto la fiducia, ieri il vertice ha trovato l’intesa. Oggi la Lega ha votato compatta, ripeto i malpancisti sono nel sottogoverno del Pdl”.
Dall’opposizione spiegano che la maggioranza è andata sotto a causa di sette voti. Tabulati alla mano si scopre che tanti sono i voti mancati alla maggioranza di centrodestra alla Camera, uscita battuta su un suo emendamento relativo alla ratifica del trattato di Prum. Sull’emendamento, bocciato, sono arrivati 229 no e 224 si. In Aula il centrodestra poteva contare su 231 voti, 222 le opposizioni. Quindi all’appello della maggioranza ne sono mancati sette che sono ‘passati’ con le opposizioni. Stando sempre ai tabulati, sono 90 i deputati del Pdl che risultano assenti.
E per questo sono partite subito le dichiarazioni da parte dei big del Pd contro governo e maggioranza. “Appena c’è un voto segreto, vanno sotto”, attacca Dario Franceschini. Il segretario Pd, parlando con i giornalisti in Transatlantico, è netto: “La maggioranza non tiene, devono tenerla con la forza. Mi sembra tutto molto chiaro: se non c’è la fiducia, la maggioranza va immediatamente sotto”. Poi l’affondo: “Non è moralmente accettabile che si strumentalizzi la paura per tornare settant’anni dopo alle leggi razziali nel nostro Paese”.
E Massimo D’Alema, riferendosi alla fiducia posta sulla sicurezza, rincara la dose: “È grave il ricorso al voto di fiducia su un provvedimento di questo tipo. Tra decreti legge e voti di fiducia il Parlamento non è messo in condizione di svolgere il suo ruolo”.
Duri anche i centristi dell’Udc per bocca di Michele Vietti, presidente vicario dell’Udc della Camera: “La maggioranza è a pezzi. Medici-spia, presidi-spia, madri-spia, ronde-spia. La sicurezza affidata allo spionaggio privato, anziché alle Forze di Polizia, è una presa in giro. La fiducia non servirà a coprirla”.

Sicurezza, arriva fiducia su ddl, Maroni: Fine della telenovela

Roma, 6 mag (Velino) - “Fine della telenovela su queste norme”. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, è soddisfatto dopo la decisione del Consiglio dei ministri di autorizzare la fiducia sul disegno di legge sicurezza. La maggioranza vuole evitare altre fibrillazioni, come quelle che si sono verificate nelle votazioni al decreto sicurezza (sempre a Montecitorio), e cerca di spianare la strada a una veloce approvazione del provvedimento. Come ha annunciato il leader del Carroccio, Umberto Bossi, oggi verrà posta la fiducia e domani sarà votata. Sono, quindi, tre gli emendamenti approntati dal governo al testo: uno riguardante l’immigrazione, uno sulla lotta alla criminalità organizzata e uno sulla sicurezza pubblica. E non c’è nessuna “ferita grave alla Costituzione”, spiega il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, replicando alle critiche del presidente dei deputati del Pd, Antonello Soro. “Le norme contenute nel provvedimento - ha spiegato Maroni - sono tutte valide e sono norme già presenti in altri Paesi europei, compreso il reato di immigrazione clandestina. Se c'è una critica da fare - ha continuato il ministro - è quella di non essere riusciti prima ad approvarlo prima. Ora poniamo finalmente la parola fine a questa telenovela”. Dall’opposizione, però, piovono accuse. “Le divisioni sono così profonde e laceranti che potranno essere superate solo ricorrendo ai voti di fiducia” ha detto Donatella Ferranti, Pd. “È un vergognoso tentativo di regime - ha aggiunto Antonio Di Pietro, leader di Idv - quello che il governo sta portando avanti. A colpi di fiducia fa passare delle leggi ignobili sul piano dello Stato di diritto e della funzionalità”. Il centrosinistra, del resto, ha gioco facile nel lanciare accuse alla maggioranza dopo che nell’aula della Camera è stato bocciato, con il voto segreto, un emendamento al ddl di ratifica del Trattato di Prum riguardante i casi di prelievo forzoso del Dna. “Appena c’è un voto segreto – ha commentato il segretario del Pd, Dario Franceschini – vanno sotto, se non mettono la fiducia la maggioranza non tiene. Devono ottenerla con la forza”. Tuttavia, alla rippresa dei lavori dopo la sospensione resa necessaria dalla modifica, la maggioranza - che giudica non decisivo l'emendamento approvato - ha superato due test consecutivi di scrutinio segreto. ISulla prima delle due prove, la differenza tra sì e no è stata di soli sei voti.

Ieri, dal vertice di governo e maggioranza che si è tenuto a Montecitorio ieri - presenti i ministri Roberto Maroni, Angelino Alfano, Ignazio La Russa, Roberto Calderoli e dei capigruppo di Camera e Senato di Pdl e Lega - è emersa la “piena sintonia della maggioranza” su tutti i punti del provvedimento sulla sicurezza. “Non ci sono mai stati timori per il voto segreto – ha spiegato Roberto Maroni - , l’unico timore era che il provvedimento non venisse approvato rapidamente: oggi abbiamo risolto tutte le questioni messe sul tappeto. Posso dire che per quanto riguarda la maggioranza c’è piena condivisione sul testo su tutti gli articoli. Sono soddisfatto di come la maggioranza abbia trovato una unità totale su tutti i punti, adesso si tratta di procedere rapidamente con l’approvazione perché il provvedimento dovrà tornare al Senato”. “L’importante - ribadisce il titolare del dicastero dell’Interno usando un gioco di parole - è mettere in sicurezza il ddl sicurezza”.

Il ministro dell’Interno ha spiegato poi nel dettaglio i due punti del ddl su cui si è trovata la quadra: le norme su appalti e antiracket, e la questione dei cosiddetti “presidi spia”, su cui ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini, con una lettera a Maroni, aveva sollevato dubbi di incostituzionalità. Sulla norma antiracket “abbiamo concordato di reintrodurre il testo del Senato – ha chiarito Maroni - con la precisazione che in ogni caso c’è la possibilità di escludere la punibilità per lo stato di necessità”. Quanto ai “presidi spia” “abbiamo ritenuto fondato – ha continuato il ministro dell’Interno – il rilievo di incostituzionalità sollevato da Fini sul fatto che un minore i cui genitori fossero clandestini non poteva essere iscritto a scuola, mentre l’ordinamento italiano prevede il diritto-dovere dei minori all’istruzione. Per questo abbiamo confermato il principio contenuto nell’articolo 45 del ddl che prevede l’obbligo di esibire il permesso di soggiorno per il rilascio di licenze, iscrizioni e autorizzazioni, salvaguardando però, come dice già la legge Bossi-Fini, l’iscrizione ai fini dell’obbligo scolastico”. I presidi quindi non dovranno più fare “la spia”: “L’emendamento che abbiamo concordato – ha specificato La Russa, titolare della Difesa - rende non più obbligatorio presentare al momento dell’iscrizione il permesso di soggiorno, quindi il preside, ai fini dell’iscrizione, non sa se si tratta di figlio di clandestino o di immigrato regolare e di conseguenza non può fare la spia”. Una “soluzione di compromesso che garantisce la possibilità ai minori di iscriversi alle scuole dell'obbligo, ma che mantiene il principio generale”, ha puntualizzato poi Maroni, definendo “esagerate” le dichiarazioni di quanti, dentro e fuori la maggioranza, hanno parlato di “vittoria della linea dettata da Fini”.

IMMIGRATI: 2 BARCONI FERMI TRA LAMPEDUSA E MALTA

(AGI) - Palermo, 6 mag. - Sono due i barconi carichi di migranti fermi nel Canale di Sicilia mentre sono in corso contatti tra Italia e Malta per l'organizzazione dei soccorsi. Una situazione che ricorda quella del cargo Pinar, che rimase bloccato per alcuni giorni dopo aver soccorso 150 profughi, prima di essere autorizzato a dirigersi a Porto Empedocle (Agrigento). A bordo dei due natanti si trovano complessivamente 140 persone, secondo quanto riferito dagli stessi passeggeri che questa mattina hanno chiamato con telefoni satellitari il numero diretto della sala operativa della Capitaneria di porto di Palermo e hanno chiesto soccorso. La prima telefonata e' giunta all'alba da uno scafo con 65 persone a bordo posizionato a 56 miglia a Sud di Lampedusa, e qualche ora dopo e' stato segnalato il secondo con altre 75 persone, nello stesso tratto di mare. Si tratta di acque internazionali e non di competenza italiana per le operazioni cosiddette 'Sar' (ricerca e soccorso). Al momento, dunque, la Capitaneria di Palermo si sta limitando a un monitoraggio, in attesa che le autorita' definiscano con Malta chi debba intervenire e dove debbano essere condotti gli immigrati.

Sul caos immigrazione pesano le colpe della legge Bossi-Fini

di Antonio Mambrino
6 Maggio 2009

Il tema della sicurezza costituisce uno dei punti qualificanti del programma di governo del Popolo della libertà. E del resto il Governo Berlusconi sin dal suo insediamento ha riservato grande attenzione al tema, dando di vita ad una produzione normativa rilevante sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Ciononostante, l’impressione che si ricava è che manchi una lucida lettura dei problemi che abbiamo di fronte e quindi una coerente strategia per affrontarli.

Il pantano parlamentare in cui sembra essere precipitato il disegno legge in materia di sicurezza (che rappresenta l’interveneto più organico del Governo) ne è conferma. Il problema non è tanto quello dei tempi (il d.d.l. è stato presentato da oltre 11 mesi e ad oggi non è prevedibile la conclusione dell’esame parlamentare). Siamo ormai abituati ai tempi lunghi e soprattutto non prevedibili del Parlamento quando esamina i disegni di legge del Governo (diversi da quelli di conversione dei decreti). Il problema è piuttosto l’erraticità dell’orientamento politico parlamentare, soprattutto dei (due) gruppi della maggioranza.

In particolare, il tema sul quale il confronto politico fra PdL e Lega, e quello anche più vivace interno al PdL, sembra assumere toni kafkiani è quello del contrasto all’immigrazione clandestina. Abbiamo così assistito ad improvvisi ed aspri scontri sui temi del tempo di permanenza nei centri di identificazione, del reato di immigrazione clandestina, della facoltà di denuncia da parte dei medici del servizio sanitario nazionale o dei presidi di scuola, dell’iscrizione anagrafica di figli nati da genitori immigrati clandestini. Si tratta di temi tutti evidentemente rilevanti ma che dovrebbero trovare una soluzione meno controversa se collocati all’interno di un’organica strategia legislativa in materia.
Viceversa, proprio la mancanza di tale strategia rende tali nodi quasi inestricabili e fa sì che gli stessi finiscano per caricarsi di significati del tutto impropri di natura schiettamente tattica, relativa ai rapporti “concorrenziali” fra il PdL e lo scalpitante alleato leghista.

Venendo al merito della questione, ciò che, a nostro avviso appare urgente, è intervenire per correggere una grave anomalia della legislazione in materia di immigrazione. Con la legge Bossi–Fini è stato consolidato un approccio puramente quantitativo al tema. L’idea della legge è quella di governare il fenomeno attraverso la previsione di quote, ripartite a livello provinciale, di permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Ma un approccio del genere si è rivelato del tutto fallace. E non solo perché frutto di una mentalità pianificatoria e costruttivista (quasi che fosse possibile pianificare centralisticamente il numero di immigrati di cui il Paese ha bisogno e che quindi è in grado di sopportare).

L’effetto più devastante di tale impostazione legislativa è stato quello di rendere del tutto insignificante, dal punto di vista della concreta pericolosità sociale degli immigrati, il dato formale del possesso o meno del permesso di soggiorno. Ad oggi esiste oggi in Italia un gran numero di immigrati irregolari che però sono perfettamente inseriti nel tessuto sociale e produttivo del Paese. Badanti e collaboratori familiari, operai e agricoltori che formalmente sono clandestini ma che da anni lavorano regolarmente e dei quali evidentemente le famiglie e le imprese hanno bisogno. Ma se ciò è vero è altrettanto vero che i nodi più controversi della materia diventano irresolubili.

Sono profondamente convinto che la previsione di un reato di immigrazione clandestina, sulla falsariga di quanto previsto in Paesi di civiltà e tolleranza indiscutibili (come Francia o Inghilterra), sia non solo legittimo moralmente ma assolutamente opportuno politicamente. E il reato andrebbe punito con la sanzione detentiva e non certo con quella pecuniaria (come ipocritamente prevede il d.d.l. all’esame della Camera dopo le modifiche apportate dal Senato). Però è chiaro che se domani mi arrestassero la badante che assiste mia madre malata, o la baby sitter che si prende cura dei miei figli, sarei molto arrabbiato non solo perché la cosa sarebbe profondamente ingiusta e contraria ai miei principi morali, ma anche perché dal giorno dopo dovrei trovare una nuova badante o una nuova baby sitter.

Il punto centrale, base di partenza per qualunque seria politica di contrasto al fenomeno è riuscire a distinguere secondo criteri sostanziali e non meramente formali l’immigrazione regolare da quella clandestina.Immigrati regolari dovrebbero essere solo quelli con un lavoro idoneo a garantir loro un dignitoso sostentamento ed un alloggio decente. A costoro andrebbe riconosciuto il permesso di soggiorno senza costringerli a quelle incivili file di disperati che si formano fuori dalle questure quando si rinnovano i permessi.

E a quel punto, differenziata su solide basi l’area dell’immigrazione regolare da quella clandestina, un atteggiamento di grande rigore nel contrasto a quest’ultima avrebbe tutt’un altro sapore. Un immigrato clandestino, cioè privo di lavoro e di alloggio stabile, sarebbe evidentemente molto sospetto di mantenersi attraverso attività illecite. Il reato di immigrazione clandestina sarebbe né più né meno di uno dei reati strumentali previsti dal codice (reati associativi, favoreggiamento, ricettazione …). Uno di quei reati il cui disvalore non è nella condotta in sé quanto piuttosto nel legame che hanno con il compimento di altri reati.

Ed è appena il caso di sottolineare come un approccio del genere avrebbe enormi ripercussioni positive su altri aspetti del fenomeno. Basti pensare alla questione assai sentita dall’opinione pubblica secondo cui vi è il rischio che gli immigrati “tolgano il lavoro agli italiani”. Oggi questo rischio (che per la verità a noi sembra in concreto abbastanza limitato) deriva dal fatto che spesso l’immigrato lavora in nero (perché in quanto irregolare non può che lavorare in nero) e quindi costa di meno. Se ciascun immigrato potesse ottenere il permesso di soggiorno dimostrando l’esistenza di un regolare rapporto di lavoro (con la minaccia del carcere in caso contrario) tale eventualità sarebbe di fatto azzerata. O anche si pensi alle ricadute positive che tale approccio avrebbe sulla più complessiva stabilizzazione ed integrazione degli immigrati nel nostro tessuto sociale (considerando che dalla stabilità dei propri rapporti di lavoro deriverebbe la stessa possibilità di permanere nel nostro Paese).

Il tema dell’immigrazione è tema troppo delicato e troppo importante per il nostro Paese. Occorre riuscire a sottrarlo alla micidiale tenaglia del doppio integralismo nel quale è precipitato. Da un lato l’integralismo xenofobo (con venature razziste) e dall’altro quello democraticistico e buonista (con venature demenziali). Un serio partito di governo, che aspiri a rimanere tale per parecchi anni, non può esimersi dall'elaborare e realizzare una propria strategia all’altezza della complessità del problema.