mercoledì 17 marzo 2010

PRESIDIO IN P.ZA SANTI APOSTOLI


GIOVEDI 18 MARZO ORE 17



A seguito del primo incontro interlocutorio avuto il 9 febbraio con la Prefettura di Roma, i lavoratori africani di Rosarno tuttora presenti a Roma indicono una nuova manifestazione – presidio a sostegno della vertenza per il riconoscimento dei loro diritti. L’A.L.A.R. e la rete delle associazioni antirazziste romane hanno prodotto una documentazione circostanziata sugli accadimenti di Rosarno del gennaio scorso, corredata dalla situazione legale di tutti coloro che sono arrivati nella capitale dopo l’allontanamento forzato dalla piana di Gioa Tauro.
Giovedi 18 Marzo saremo di nuovo in Prefettura per rappresentare al Prefetto le richieste di regolarizzazione avanzate nell’incontro precedente.

A più di due mesi dalla diaspora di Rosarno nessuna risposta è ancora stata formulata dalle istituzioni. Alcuni hanno trovato ospitalità provvisoria nelle strutture di movimento mentre molti altri sono tuttora in strada privi delle più elementari forme di tutela. Tutti hanno presentato formale richiesta di protezione umanitaria, in ragione delle situazioni oggettive di pericolo e di persecuzione nei loro paesi d’origine, rinforzate dalle condizioni di sfruttamento para-schiavistico vissute nella campagne calabresi e dai relativi traumi psicofisici riportati come esito drammatico delle aggressioni subite.

Il governo di questo paese, che ha “premiato” con un permesso di soggiorno solo undici tra i tanti che sono stati oggetto di violenze, deve assumersi la responsabilità di sanare la posizione legale di tutti gli altri, rispondendo con altrettanta urgenza alle legittime richieste di accoglienza e di lavoro regolare che l’Assemblea ha già presentato con estrema chiarezza a tutte le istituzioni ed all’intera città. Riteniamo che chi ha avuto il merito di scoperchiare il vaso di Pandora dello sfruttamento del lavoro immigrato nelle campagne del belpaese, che consentono all’industria agro-alimentare di mantenersi competitiva e di far profitti sulla pelle dei lavoratori, abbia già pagato un prezzo altissimo per il proprio coraggio: aggressioni e violenze reiterate negli anni da quella parte della popolazione più reazionaria e collusa con le organizzazioni criminali, miseria e negazione dei diritti più elementari, clandestinità forzata e strumentale fino alla deportazione di massa operata dallo stato per disinnescare la miccia della guerra civile.

L’Assemblea dei Lavoratori di Rosarno a Roma e le associazioni antirazziste invitano tutte le realtà cittadine a sostenere con la loro presenza in piazza le richieste di regolarizzazione, di accoglienza, di lavoro regolare, in una parola, di CITTADINANZA, perché sia chiaro a tutti che NON SI PUÒ PIÙ STARE A GUARDARE mentre la crisi erode diritti e spazi di libertà e il razzismo impazza legittimato da leggi da ventennio fascista.

TUTTI DEVONO FARE LA LORO PARTE ed assumersi la responsabilità di quel che accade sotto i nostri occhi. Che nessuno possa più dire di non aver saputo e di non aver visto. Noi siamo qui a ricordarvelo ed a CONVOCARVI TUTTI per la nostra e vostra stessa legittimità ad esigere rispetto e diritti per tutti.

A.L.A.R. Roma – Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma

venerdì 12 marzo 2010

Il 15 febbraio 2009: una scelta... 5 aprile 2009: una conferma: costruire il primo congresso nazionale dei cittadini e delle cittadine immigrati/e

“Per riuscire a cambiare realmente le nostre vite in Italia, in
Europa occorre una presa di parola, forte e decisa...
da parte nostra"


Il 15 febbraio scorso un gruppo di cittadini/e immigrati/e si è incontrato a Firenze, un appuntamento pubblico, perché eravamo e siamo convinti che solo a partire da un confronto e da una discussione seria sulla necessità di opporci, con determinazione, all´onda razzista, xenofoba e discriminatoria che il governo ha sapientemente alimentato con i suoi annunci, provvedimenti e decreti, potremo dare un senso alla protesta che giustamente viene da più parti in questo particolare momento. Non abbiamo dubbi che questa linea politica sia la continuazione di quanto posto in essere dai passati governi di centro sinistra e destra, che insieme hanno creduto che andare incontro alle richieste di quella parte della cittadinanza italiana, che si ritiene "doc" e guarda con disprezzo chi è diverso, fosse elettoralisticamente producente. Questa politica del governo è fatta, anche, per disorientare il resto della popolazione italiana convincendola attraverso un bombardamento mediatico dell´esistenza di un terribile nemico facilmente individuabili tra i cittadini/e immigrati/e e cittadini rom.

Abbiamo deciso a Firenze di rivederci a Roma per proseguire il nostro cammino, che parte da lontano: dall´esperienza nell´associazionismo, nei sindacati e anche nel percorso che alcuni di noi ha fatto nel CII (Comitato Immigrati in Italia). Ci siamo dati il compito di proseguire nel coinvolgimento di quella parte della cittadinanza che non ritiene umanamente accettabile il comportamento e le scelte del governo in materia di immigrazione, oltre al maggior numero possibile di immigrati/e. Noi che, come i milioni di immigrati nel mondo, negli USA e nella fortezza Europa, abbiamo fatto nostro lo slogan: "qui siamo e qui rimaniamo", siamo convinti che solo una presa di coscienza chiara e decisa potrà ridarci la forza per difendere la nostra dignità ed il ruolo che svolgiamo in questo paese, e crediamo sia giunta l´ora di chiamare gli immigrati/e e gli italiani/e antirazzisti/e a costruire resistenza, ad attrezzarci per difendere i nostri diritti, che sono i diritti di uomini e donne che non si arrendono alla marcia vergognosa di un governo che segrega, fa sparire, e condanna all´incertezza migliaia di persone, un governo che insiste nell'imporre il loro concetto di "italianità".

La nostra proposta è questa: incontriamoci, parliamo, discutiamo del nostro futuro, insieme poniamo le basi per costruire la più ampia unità possibile di tutte e tutti gli immigrati/e, senza dimenticare che solo costruendo organizzazione e soggettività riusciremo a contrastare l´invisibilità, la clandestinità e saremo finalmente protagonisti della nostra vita, del nostro futuro, capaci di incidere in ambito sociale, economico e politico e di costruire alleanze e convivenza fraterna con i cittadini italiani. Riteniamo questo appuntamento, un passaggio decisivo, per decidere in forma assembleare e partecipata, quale organizzazione o soggetto, quali strumenti e quali metodologie usare per attuare le iniziative necessarie per ottenere, come cittadini immigrati, rispetto dei nostri diritti e garanzia di sicurezza e giustizia sociale per noi e per l´intera società, della quale siamo una parte importante.

Promuovono:
Unione Cittadini Immigrati Roma, Movimento Migrantes Y Familiares MFAM - Ass. Todo cambia Milano - Comitato Immigrati Napoli - Ass. Dhuumcatu ­ Lega Albanesi Illiria - Ass. Filippini Roma - Comitato Immigrati Roma - Ass. Sunugal Milano ­ Ass Insieme per la Pace ­ Ass Mosaico Interculturale - Federazione Senegalesi della Toscana - SdL intercategoriale ­ Ass. FOCSI (Roma); Ass. Bangladesh (Roma); Uai (Como); Centro delle culture (Milano); Ass. Punto di partenza; Movimento lotta per la casa (Firenze); Ass. El Mastaba (Firenze); Ass. Arcobaleno (Riccione); Sunugal (Milano); FAT; Studio 3R di mediazione; Centro delle culture (Firenze); Andres Barreto (Roma); Vojslao Stojanovrc (resp. Immigrazione PRC­Torino); Mohamed Badaoui - ass. interculturale Todo Cambia (Milano)...

giovedì 11 marzo 2010

Assemblea nazionale delle realtà migranti ed antirazziste

REPORT del 07/03/2010

L’assemblea del 07 marzo ha sviluppato una discussione su due piani:

uno riguardo la giornata del 01 marzo e l’altro sulla necessità di dare carattere vertenziale ai prossimi appuntamenti da costruire.

Alla giornata del 1° marzo sono state date differenti valutazioni. La maggior parte degli interventi considera positivamente il 1° marzo come giornata di mobilitazione che ha posto l’attenzione sul tema dello sfruttamento del lavoro migrante e del razzismo istituzionale e non solo. In diverse città c’è stata la partecipazione di italiani e migranti nelle mobilitazioni di piazza e c’è stata l’adesione dei lavoratori allo sciopero a Brescia, Bologna, Modena, Torino, Bergamo, etc. che ha bloccato alcune aziende.

E’ stata dunque una giornata che ha unito le mobilitazioni allo sciopero assumendo la caratteristica di sciopero sociale dove si è ancora affermato il protagonismo dei migranti.

Inoltre ci sono state delle critiche con invito a riflettere su un risvolto “integrazionista” in considerazione del fatto che in alcuni comitati c’è stata ambiguità rispetto a contenuti generici e strumentali. Ed in effetti almeno in parte vi è stato anche un utilizzo strumentale da parte di coloro che partendo dalla necessità di avere sempre più manodopera a basso costo, precaria e facile da sfruttare, si rendono conto che non ci si può chiudere nelle posizioni beceramente estremiste e razziste di alcune forze politiche di governo.

Queste forze, falsamente progressiste, vorrebbero l’integrazione degli immigrati docili, che accettano lo sfruttamento che sono considerati “utili” per l’economia, dividendoli dagli altri immigrati, quelli che sono fuori dai processi produttivi, che non sono regolari, che vogliono lottare insieme ai lavoratori italiani per l’affermazione di diritti sempre più avanzati.

E’ stato sottolineato come, al di là della rilevanza mediatica offerta a questa giornata, il successo della stessa è senz’altro il frutto del lavoro e dell’intervento che in questi anni tutte le reti antirazziste hanno portato avanti in questo paese, in particolare del lavoro territoriale attivatosi per la costruzione della manifestazione nazionale del 17 Ottobre, la cui piattaforma si ribadisce nella sua interezza e che è stata alla base di diverse mobilitazioni del 1° Marzo. La mobilitazione deve continuare e diventare incisiva attraverso la costruzione di percorsi vertenziali che favoriscano il protagonismo dei migranti e che mirino ad ottenere dei cambiamenti.

L’assemblea si è conclusa con le seguenti indicazioni:


A) La giornata di lotta del 19 Aprile con mobilitazioni cittadine su alcune questioni urgenti quali: la richiesta di una moratoria per i permessi di soggiorno per attesa occupazione in scadenza e che in questo periodo alla luce della crisi economica non potranno essere rinnovati; per l’estensione della regolarizzazione a tutti i lavoratori immigrati residenti nel nostro paese; affinché le richieste di regolarizzazione presentate si concludano positivamente; per un’applicazione estensiva della Direttiva Europea contro lo sfruttamento del lavoro nero attraverso la concessione di un permesso di soggiorno per chi denuncia, contro ogni provvedimento razzista preso alle autorità locali. Questa giornata sarà promossa da un appello nazionale.

B) L’organizzazione nella seconda settimana di Maggio a Roma di un Convegno nazionale dal basso che veda la presenza della controparte governativa con la presenza diretta di centinaia di migranti e rifugiati da tutta Italia, che ponga direttamente alla rappresentanza governativa i temi di alcune rivendicazioni quali:

1) l’estensione della regolarizzazione;

2) la necessità di introdurre, nell’iter di recepimento della direttiva europea contro lo sfruttamento del lavoro nero, uno strumento di emersione che rilasci ai lavoratori un permesso di soggiorno;

3) un miglioramento delle procedure e garanzie per i richiedenti protezione internazionale attraverso il regolamento attuativo del decreto procedure che il governo si appresta a varare.

C) L’organizzazione di una due giorni nazionale a carattere seminariale da tenersi entro giugno in Calabria, con l’obbiettivo di approfondire tematiche, proposte ed iniziative comuni da realizzare nei successivi mesi estivi ed autunnali. La rete antirazzista Calabrese si farà carico di proporre i tempi. Auspichiamo che tale appuntamento si possa organizzare a Reggio Calabria. Fermo restando la valutazione della rete antirazzista Calabrese operante sul territorio.

D) L’assemblea valuta positiva e sostiene il processo del primo Congresso indetto dai cittadini e lavoratori immigrati.

E) L’assemblea propone la costruzione di uno sciopero generale reale degli immigrati e italiani contro lo sfruttamento del lavoro migrante per il diritto alla casa, sanutà, istruzione, ecc… da farsi in ottobre avviando un confronto con i sindacati nell’auspicio di arrivare ad una indizione unitaria.

F) L’assemblea esprime con una mozione solidarietà con le lotte (dentro e fuori i CIE) di questi giorni per la loro chiusura definitiva.

La riunione del gruppo di collegamento si riconvoca per il 10 Aprile a Roma ore 10.30 in Via Giolitti 23, Roma

Roma, 07 Marzo 2010

lunedì 8 marzo 2010

Nasce un nuovo Coordinamento Migranti

Dopo lo sciopero del lavoro migrante del primo marzo, nasce un nuovo coordinamento migranti. Ecco il documento fondativo:


COORDINAMENTO MIGRANTI

CASTEL MAGGIORE (BO)


Noi donne e uomini, migranti e italiani, decidiamo di stringere un patto antirazzista e di fondare il Coordinamento Migranti Castel Maggiore.

L’Italia, Paese in cui abbiamo scelto di vivere, sta diventando una società che ci è estranea perché razzista.

I media ci dipingono come delinquenti, gente che ruba il lavoro e le case popolari agli italiani, che stupra e picchia le donne, terroristi.

Non lo accettiamo. Molti di noi vivono qui da quasi vent’anni, i nostri figli sono nati e cresciuti qui, hanno amici italiani, ma sappiamo che quando diventeranno maggiorenni per lo Stato italiano saranno stranieri perché per la legge non riconosce la cittadinanza ai figli degli immigrati anche se sono nati e cresciuti in questo Paese.

Le leggi italiane sull’immigrazione producono clandestini e non cittadini.

La Bossi-Fini legando il permesso di soggiorno al lavoro ci rende ricattabili e indifesi: oggi con la crisi economica molti perdono il lavoro, i migranti per primi, ma se non si trova un’occupazione entro sei mesi si diventa clandestini e soggetti a espulsione, anche se si vive in Italia da vent’anni.

Il Pacchetto Sicurezza, poi, con il reato di clandestinità ci rende fuorilegge e criminali. Il Governo Berlusconi ha poi inventato il permesso di soggiorno a punti: per ottenerlo si dovrà dimostrare di conoscere la Costituzione e la lingua Italiana. Ci piacerebbe sapere quanti tra gli italiani sanno cosa dice la Costituzione e usano alla perfezione le regole della grammatica italiana!

Per questo Paese noi siamo solo braccia da sfruttare in un mercato del lavoro precario. Solo braccia e niente cervello, di cui sbarazzarsi quando non serviamo più, come hanno dimostrato i fatti di Rosarno.

Noi crediamo che la violenza istituzionale verso i migranti sia la prima tappa di un attacco verso i diritti di tutti i lavoratori e le libertà dei cittadini italiani.

E’ facile creare divisioni tra migranti e italiani agendo sulla paura del diverso, sui pregiudizi, sul timore che hanno gli italiani di perdere i propri privilegi, ma in questo paese ormai nessuno può più sentirsi garantito. L’hanno capito le centinaia di lavoratori e cittadini italiani che sono scesi in piazza insieme ai migranti il Primo marzo. E proprio il Primo Marzo ci ha dato una grande lezione: solo se uniamo le lotte possiamo sperare di cambiare questa società.

Questo è lo spirito che ci guida.

Il coordinamento dovrà diventare un punto di riferimento per tutti i migranti e gli italiani che vogliono impegnarsi per cambiare la situazione attuale. Dovremo essere capaci di lottare contro le ingiustizie e per i nostri diritti e di aiutare concretamente chi si trova in difficoltà.

Vogliamo essere indipendenti e autonomi rispetto ai partiti e ai sindacati perché crediamo che solo attraverso l’autorganizzazione sia possibile dare voce ai problemi che viviamo senza essere strumentalizzati.

Fondare un coordinamento capace di aggregare persone anche di altri comuni è per noi una grande scommessa, ma ci crediamo. Questo può essere l’inizio di un cammino verso la costruzione di una società libera e meticcia. Partendo da noi, dalle nostre storie, dalle nostre diverse provenienze, lingue e culture, possiamo sperimentare quanto sia importante l’incontro e la conoscenza per abbattere i muri del pregiudizio e del razzismo.

Tutti diversi ma tutti uguali nella responsabilità di prendere in mano i nostri destini.



Per contatti, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia:

coo.migra@yahoo. it

3275782056

venerdì 5 marzo 2010

Alcuni chiarimenti sulla direttiva europea sulle sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini stranieri irregolari.

Scriviamo questa mail perché nelle ultime settimane, a nostro parere, si sono diffusi alcuni equivoci sull’interpretazione della direttiva europea sulle sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano cittadini stranieri irregolari.
Nel caso in cui i lavoratori denuncino le condizioni di sfruttamento sul lavoro la direttiva europea prevede, infatti, la possibilità di concedere permessi di soggiorno di durata limitata (validi fino alla conclusione dell’eventuale procedimento penale o fino al recupero delle retribuzioni arretrate). I permessi, nella previsione della direttiva, sono concessi con modalità simili a quelle previste dalla direttiva sulla tratta, e dunque solo sulla base di una valutazione caso per caso e della collaborazione alle indagini della vittima di sfruttamento: sostanzialmente con le modalità previste dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione. Al contrario, la possibilità che dal rapporto di lavoro irregolare, in quanto tale, scaturisca un diritto al soggiorno sul territorio per ragioni diverse (concedendo per esempio un permesso di soggiorno per ragioni di lavoro) viene esclusa esplicitamente dal paragrafo 15 del preambolo della direttiva europea (riportato in calce a questo messaggio assieme alle altre disposizioni rilevanti). Inoltre, la direttiva introduce un principio a nostro parere gravissimo, per cui il lavoro prestato senza permesso di soggiorno viene definito “lavoro illegale” (art. 2 della direttiva), mentre con l’art. 3 viene introdotto un esplicito “divieto di assunzione illegale”. Per queste ragioni, in molti paesi europei, la direttiva è stata criticata dalle associazioni che si occupano della tutela giuridica dei migrati, le quali hanno osservato come queste proibizioni rischino di spingere i lavoratori in una condizione di ancora maggiore clandestinità .
L’appello alla direttiva europea per rivendicare il riconoscimento di permessi di soggiorno di più lunga durata o di tipo diverso (ad esempio per ricerca di lavoro) ai migranti che denunciano le condizioni di sfruttamento, presente in alcune piattaforme di movimento, rischia quindi di essere ambiguo se è articolato semplicemente come appello all’ “applicazione della direttiva europea”.
L’equivoco, a nostro parere, è stato determinato dal fatto che l’articolo della legge comunitaria (poi stralciato), con il quale si attribuiva al governo una delega di attuazione della Direttiva 2009/52/CE, ne prevedeva un’applicazione estensiva.
In particolare, l’art. 48 della legge comunitaria prevedeva la concessione di permessi di soggiorno per “ricerca di lavoro” e, inoltre, “la non applicazione delle sanzioni a carico di quei datori di lavoro che scelgano di autodenunciarsi e siano disposti a regolarizzare la posizione dei lavoratori impiegati”. Entrambe queste possibilità non sono previste espressamente dalla direttiva e, quindi, fare appello alla sua applicazione per ottenere che vengano inserite in fase di recepimento della direttiva stessa rischia di essere una rivendicazione ambigua. Inoltre, l’esclusione delle sanzioni per i datori di lavoro che si autodenunciano (e la possibilità di regolarizzazione lasciata ancora una volta all’iniziativa dei datori di lavoro) appare dettata da ragioni che non salvaguardano il destino dei lavoratori, ma sono dettate da considerazioni opportunistiche. Appare evidente il tentativo di evitare che possano scattare le sanzioni penali ed economiche previste dalla direttiva anche in caso di subappalti e di società costituite fittiziamente per aggirare la legge.
Ci è sembrato opportuno fornire questi chiarimenti tecnici perché le richieste presenti nelle piattaforme di movimento non risultino appiattite sulla mera applicazione della direttiva europea che, in quanto tale, non sembra garantire un’adeguata tutela per i lavoratori migranti irregolari.

Enrica Rigo – Università di Roma Tre
Fulvio Vassallo Paleologo – Università di Palermo

Di seguito si riportano alcune disposizioni rilevanti della direttiva:
paragrafo 15 del preambolo:
“Il cittadino di un paese terzo assunto illegalmente non dovrebbe poter invocare un diritto di ingresso, soggiorno e accesso al mercato del lavoro in base al rapporto di lavoro illegale o al pagamento, anche arretrato, di retribuzioni, contributi previdenziali o imposte da parte del datore di lavoro o di un soggetto giuridico tenuto ad effettuare il pagamento in sua vece”.
Art. 2: par. d) si definisce:
«lavoro illegale»: l’impiego di un cittadino di un paese terzo il cui soggiorno è irregolare;
Art. 3:
Gli Stati membri vietano l’assunzione di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
Art. 13:
“gli Stati membri definiscono ai sensi della legislazione nazionale le condizioni alle quali possono essere concessi, caso per caso, permessi di soggiorno di durata limitata, commisurata a quella dei relativi procedimenti nazionali, ai cittadini di paesi terzi implicati, con modalità comparabili a quelle applicabili ai cittadini di paesi terzi rientranti nell’ambito di applicazione della direttiva 2004/81/CE.”

Il testo integrale della direttiva è consultabile, nei link, al sito:
http://www.asgi. it/home_asgi. php?n=441&l=it

Appello per la manifestazione nazionale No Mafia Day del 13 marzo a Reggio Calabria

NO MAFIA DAY
Le ragioni per manifestare il 13 marzo a Reggio Calabria

Mafia e politica
Le ultime inchieste dimostrano che le cosche siedono nel Parlamento italiano. Ancora un segnale inquietante. Che non può passare sotto silenzio. Come non si può tacere di fronte alle infiltrazioni delle cosche nelle istituzioni locali, nelle società miste, nei grandi appalti, nelle liste per le prossime regionali e di fronte ai rapporti opachi tra mafia e massoneria, tra cosche e apparati deviati dello Stato. Esiste un gravissimo problema – mafie in tutta Italia e il Caso Calabria – ‘ndrangheta oggi deve diventare una priorità del Paese.

Il ricatto del lavoro
Ma sono le questioni del precariato e del lavoro nero il vero nodo. Che si tratti di migranti ridotti in schiavitù e deportati come è avvenuto a Rosarno o di giovani laureati, un contratto di lavoro resta un miraggio, così come una prospettiva di carriera e di vita indipendente. Zero controlli, corruzione dilagante, diritti calpestati, un contesto che alimenta il ricatto occupazionale della mafia (mediato dalla politica). Le battaglie per i diritti di cittadinanza, per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici (tutti), per i diritti sociali sono le vere battaglie contro la mafia. A Rosarno esiste un vuoto di democrazia e di agibilità politica di cui occorre farsi carico.

Controllo del territorio
Tutti, o quasi, gli imprenditori e i commercianti meridionali pagano il pizzo: un cancro per lo sviluppo del sistema economico locale. A cui si aggiungono forme anomale, celate e “legalizzate” di imposizione del racket. Nonostante alcune campagne mediatiche lanciate dalle associazioni di categoria e alcuni singoli significativi casi di ribellione, ancora troppo poco è stato fatto. Serve uno scatto in avanti sul modello di quanto è accaduto in Sicilia.

… e disprezzo del territorio

L’aggressione del territorio e l’assenza di cura delle risorse naturali sono la regola. Bisogna invertire la rotta contrastando le ecomafie, i traffici di rifiuti, andando a ripescare le navi dei veleni che stanno inquinando i mari italiani, contrastando progetti di devastazione ambientale come la centrale a carbone di Saline Joniche.

Dove va il denaro pubblico?

Bisogna dire no al Ponte, senza se e senza ma. Ed è indispensabile  escludere le cosche dalla torta miliardaria legata a questa maxiopera: il meccanismo attuale, in assenza ancora di un progetto esecutivo, va in tutt’altra direzione. Per questo bloccare l’avvio dei cantieri è prioritario per combattere le mafie ed evitare gigantesche speculazioni. Da Nord a Sud, bisogna investire in infrastrutture utili, contrastare la corruzione e le infiltrazioni dilaganti, aumentare i controlli e garantire la trasparenza sugli appalti e i subappalti.

Informazione sotto assedio
Da Roberto Saviano a Rosaria Capacchione, da Lirio Abbate a Sandro Ruotolo, le mafie alzano il tiro contro i giornalisti più esposti. Ma sono tantissimi i cronisti intimiditi (cinque in Calabria nelle ultime settimane), meno noti e ancora più esposti alle ritorsioni delle mafie. Il No Mafia day difende i giornalisti liberi e vuole editori onesti.