martedì 5 aprile 2011

Verona, 23 Aprile / MANIFESTAZIONE

La vicenda che si viene compiendo in questi giorni – lo scandalo di un discorso pubblico incapace di gestire politicamente il processo migratorio scatenato dalle rivoluzioni in medioriente e di trattare in termini adeguati la catastrofe umanitaria che, invece, contribuisce ad alimentare – è solo una delle facce della questione.

L’altro lato di una retorica parolaia che non sa affrontare le migrazioni contemporanee e che è in grado solo di trattarle come ingrediente per la produzione di chiacchiera securitaria, come arma di distrazione di massa, come strumento di consenso spicciolo, e che per farlo si rinchiude in un ordine del discorso privo di senso della realtà, è il fare come se i migranti, protagonisti fondamentali della composizione di classe e del lavoro vivo dei nostri territori, non fossero già qui. Solo per le televisioni e per il rozzo palato grosso dell’elettorato leghista, i migranti sono quelli bloccati nello spazio concentrazionario di Lampedusa o in transito forzato tra un ingresso e un respingimento che li allontanerebbe dall’Europa.

I “clandestini” sono invece quelle centinaia di migliaia di uomini e donne prodotti come tali dal lavoro precario e dal lavoro in nero che erogano; quelli che ancora attendono il permesso di soggiorno cui hanno diritto per la sanatoria del 2009; i truffati da mediatori senza scrupoli – qui da noi: commercialisti e consulenti del lavoro, sindacalisti gialli e politici della lega – che sulla loro pelle hanno lucrato facendosi pagare mazzette per garantire i documenti e che sono scappati con il loro denaro.

Fissare la mobilità del lavoro - bloccando i migranti nella grande galera a cielo aperto di Lampedusa, nelle periferie delle aree metropolitane come manodopera a basso costo o esercito industriale di riserva per abbattere il costo del lavoro, o trattenendoli nell’invisibilità rallentando la concessione del permesso di soggiorno – è il modo attraverso il quale vengono moltiplicati sfruttamento, lavoro nero, razzismo.

Questa risposta, l’unica, viene data non per contrastare, ma per alimentare ed incrementare invece, i processi di cui si nutre la crisi. Bisogna essere ciechi, o drammaticamente stupidi, per non comprendere che i migranti non sono solo quelli alla deriva nel canale di Sicilia, ma le migliaia di lavoratori precari entrati con permesso turistico, per ricongiungimento familiare, o con regolare permesso di soggiorno, ai quali i documenti scadono, tardano ad essere rinnovati o concessi; tutti coloro cui scade, nella crisi, un contratto di lavoro e che altro lavoro trovano solo in nero.

A Verona, come in tutta Europa, i migranti sono già qui e sono costantemente al lavoro. Sono, contemporaneamente, al lavoro, e resi invisibili perché possano essere ricattati. Stanno nei cantieri e nell’edilizia, sotto il giogo della camorra. Stanno nelle case degli elettori della lega: sono badanti, domestici, colf. Stanno nelle scuole accanto ai nostri figli, perché in molto casi nati qui, perché di seconda o terza generazione e non, come vuole la retorica di Maroni e della Gelmini, perché nati su un barcone da rispedire in Africa. Stanno nei circuiti della logistica, uno degli snodi fondamentali degli attuali regimi dell’accumulazione capitalistica. Lavorano nel commercio o sono imprenditori in proprio.
A Verona, come in tutta Europa, questi “nuovi cittadini” chiedono i propri diritti. Lo fanno da anni e lo rifanno di nuovo. Sono centinaia coloro che hanno diritto ai documenti e che non li hanno ottenuti. Perché la Questura ritarda nel rilasciarli o perché truffati da mediatori senza scrupoli.

Sono migliaia in tutto il Nord. Non chiedono di entrare in Europa. Rivendicano il diritto di restarci e di potersi liberamente muovere.

A Brescia sono saliti su una Gru. A Padova si sono accampati di fronte alla Prefettura. La sollevazione con cui il Medioriente si riscatta dalla dittatura gli ha insegnato che non si ottengono i diritti, se non al prezzo della lotta. Che non si ha democrazia senza Piazza Tharir. I “nuovi cittadini” di Verona hanno tenuto riunioni ed assemblee. Si sono autoconvocati ed autorganizzati.
Scendono di nuovo in piazza. Per prendersi quello che loro spetta. E per gettare un ponte, con il loro desiderio di libertà e di dignità, tra Tunisi e l’Europa, tra la Siria e l’Italia, tra l’Egitto e Verona.
IL 23 APRILE PARTIREMO DA PIAZZA BRA’ CON UN CORTEO CHE SI CONCENTRERA’ SOTTO LA PREFETTURA, DOVE CHIEDEREMO UN INCONTRO CON PREFETTO, QUESTORE, PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
PER OTTENERE:
PERMESSI DI SOGGIORNO PER CHI È STATO TRUFFATO CON LA SANATORIA
PERMESSI DI SOGGIORNO PER CHI HA AVUTO LA DOPPIA ESPULSIONE
SEMPLIFICAZIONE E VELOCIZZAZIONE DELLE PRATICHE PER I PERMESSI DI SOGGIORNO E PER LA CARTA DI SOGGIORNO
PARI DIRITTI E STOP ALLE DISCRIMINAZIONI NELLE PRATICHE AMMINISTRATIVE DEL COMUNE, DELLA SCUOLA, DELLA SANITA’

Cittadinanza Globale Verona

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