martedì 21 aprile 2009

Residence di Bruzzano, tafferugli tra i rifugiati e la polizia: sette feriti


L'intervento degli agenti ha fatto scattare la protesta. Marcia al grido di «Yes, we can» fino al Paolo Pini

MILANO - Binari occupati, tafferugli con la polizia, poi la marcia sulla Milano-Meda in direzione della Svizzera. Martedì è stata una giornata di tensione a Bruzzano, dove è esplosa la situazione precaria dei circa 350 rifugiati politici provenienti da vari Paesi africani - 210 eritrei, il resto sudanesi, etiopi e somali, tra cui 28 donne e due bambini - che venerdì scorso avevano occupato il residence abbandonato «Leonardo da Vinci» di via Senigallia. Fin dalla notte di lunedì il residence era presidiato da agenti di polizia in tenuta antisommossa. A quanto riferito dalla polizia doveva essere un semplice controllo con i tecnici del Comune, per dare il via a una trattativa condivisa. Ma non è andata così. Una cinquantina di rifugiati, intorno alle 6 del mattino, sono usciti dal residence per mangiare qualcosa alla mensa della Caritas, almeno così raccontano. «Le forze dell'ordine erano già qui a quell'ora e ci hanno visti uscire - riferiscono - poi quando siamo ritornati ci hanno impedito di rientrare». Secondo le forze dell'ordine, invece, nessuno è uscito dal residence di prima mattina, e quindi quei 50 non fanno parte del gruppo che ha occupato venerdì scorso lo stabile. Il gruppo era accompagnato da una decina di giovani appartenenti a centri sociali della città e ha chiesto di entrare nello stabile, ma la polizia glielo ha impedito. Alcuni delegati del Comune hanno tentato di portare avanti una trattativa, che è fallita perché i rifugiati non avrebbero individuato fra loro un interlocutore.

IL SIT-IN - Gli immigrati si sono allora spostati alla vicina ferrovia e e si sono seduti sui binari, bloccando la circolazione dei treni. Durante il sit-in sui binari i manifestanti hanno sventolato permessi di soggiorno e carte d'identità per dimostrare la loro regolarità, ed esposto lenzuola su cui avevano scritto «We need peace», abbiamo bisogno di pace. L'azione di protesta è stata interrotta dalla polizia che ha portato via di peso gli immigrati. Alcuni, trascinati a terra dagli agenti, hanno avuto bisogno di cure mediche. La protesta degli immigrati ha provocato ritardi di circa mezz'ora ad alcuni treni sulla linea Milano-Asso, secondo quanto reso noto da un portavoce delle Ferrovie Le Nord. Sui binari c'è stata anche un'accesa discussione tra un capotreno e i manifestanti.

GLI SCONTRI - Nel primo pomeriggio gli agenti di polizia hanno compiuto un'azione di contenimento per impedire che i rifugiati rioccupassero i binari delle Ferrovie Nord. Nel tafferuglio sono rimasti feriti due immigrati di origine cingalese, trasportati dal 118 al Multimedica di Sesto San Giovanni, e un poliziotto, portato all’ospedale Niguarda. C'è poi stata un'altra carica: sette i feriti, di cui cinque trasportati in ospedale. Una decina di contusi, per paura, ha rifiutato di farsi portare via in ambulanza. Un immigrato, colpito al sopracciglio da una manganellata, è stato medicato sul posto dai sanitari del 118 perché perdeva molto sangue.

LA TRATTATIVA - Una delegazione degli immigrati ha nel frattempo incontrato l'assessore alle Politiche Sociali Mariolina Moioli, che ha offerto una sistemazione provvisoria per le donne e i bambini (una ventina) e per quelli che non sono ancora inseriti nel programma di protezione per i richiedenti aiuto umanitario. «Per gli altri ho proposto l'inserimento nel programma che prevede sei mesi a carico delle istituzioni durante i quali si impara l'italiano e si apprende un mestiere, ma hanno rifiutato l'offerta», ha riferito la Moioli. «Tra loro non ci sono solo richiedenti asilo o aiuto umanitario da poco in Italia, ma anche gente che è qui da cinque anni», ha aggiunto.

LA MARCIA - Saputo degli incidenti e delle intenzioni dell’Amministrazione e sorpresi per il comportamento della polizia, a questo punto tutti gli immigrati rimasti nel residence, circa 200, si sono messi in marcia sulla Milano-Meda verso il centro di Milano, al grido di «Yes, we can», scortati da un crescente numero di blindati di polizia e carabinieri. Gli immigrati si trovano ora su un ponte che sovrasta la statale, circondati e «contenuti» dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Sul posto c’è anche il consigliere regionale del Prc Luciano Muhlbauer che parla di un «comportamento irresponsabile e inaccettabile» da parte delle Istituzioni milanesi e sottolinea che «gli immigrati stanno vagando bloccati di tanto in tanto a colpi di manganello dalle forze dell’ordine che non sanno che cosa fare, se non che non devono più rientrare nel residence». Gli immigrati dicevano di voler andare in Svizzera: «L’Italia non riconosce i nostri diritti di rifugiati politici e richiedenti asilo e dunque preferiamo andarcene per spostarci in un Paese civile».

ALL'EX PAOLO PINI - Dopo alcune ore di tensione, la marcia dei rifugiati si è conclusa all'ex Ospdale Psichiatrico Paolo Pini, in via Ippocrate: una delle associazioni presenti nell'area ha aperto loro i cancelli, consentendo al gruppo di stazionare all'interno del cortile. All'interno ci sono i locali gestiti dall'associazione Olinda e una chiesa ortodossa che risulta chiusa. All'esterno stazionano gli agenti della Digos.

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