martedì 31 marzo 2009

Pakistano pestato a Tor Bella Monaca:

Alì una brava persona, mai dato fastidio...
di Laura Bogliolo
ROMA (30 marzo) - Uno striscione con la scritta “a 18 anni c'è il rischio”. Un albero che diventa un “monumento” dove incastonare lattine di birra vuote. La vetta dell'ombra della chiesa di S. Maria Madre del Redentore su via di Tor Bella Monaca, in una domenica che sa di dolore e qualche incomprensione per gli ultimi fatti di cronaca. Un quartiere, quello alla periferia est della città, che vive di contrasti. Tra ragazzini che gridano parolacce mentre calciano un pallone insultando il compagno perché non gli offre una sigaretta, e i sorrisi di chi parla di «Torbella» come del posto del cuore, quello che non si lascerebbe mai, perché «qui c'è umanità e ci si aiuta».

«Non siamo razzisti, quelli sono casi isolati» spiega Giada F., 37 anni, mentre aspetta la messa delle 12. Ha saputo dell'aggressione al commerciante pakistano. «Qui - racconta - non c'è nessun odio verso gli stranieri». Nel condominio dove abita Giada ci sono tante famiglie dello Sri Lanka. «Sono gentili, e noi lo siamo con loro, i nostri figli giocano insieme».
E a via Toraldo dove c'è il negozio del pakistano tutti sono addolorati. «Alì – come chiamano nel quartiere Mohammad Basharat – è una bravissima persona, sempre gentile e disponibile». La pensano così i romeni e i marocchini che abitano nella via, ma anche Gino, 74, anni romano, che ogni mattina andava a comprare la frutta da Alì. «Non dava fastidio a nessuno, perché l'hanno massacrato?» si chiede.

Prima le botte a un cinese proprio davanti alla chiesa, poi la rapina a un bengalese. Ma gli abitanti di Tor Bella Monaca proprio non ci stanno ad essere definiti «intolleranti». Le baby gang? Solo «ragazzini annoiati» che cercano di sfidare la vita «per conquistare quell'autostima persa chissà dietro a quale tragedia familiare» spiega Marco, 46 anni, che è andato a prendere i suoi bambini dopo la lezione di catechismo. Vicino alla chiesa il supermercato dove Alì era andato a fare la spesa prima di essere picchiato. La notizia di un'altra aggressione rende ancora più grigia la giornata. Un romeno vende occhiali davanti a un bar. «Lui lavora – spiega Giovanni, 32 anni – non dà alcun fastidio». Su un muro vicino al centro commerciale Le Torri spunta una frase razzista in un delirio di parole che annunciano la fine del mondo. Poi quello striscione (“a 18 anni c’è il rischio”) che secondo alcuni è un avvertimento: dopo la maggiore età se compi un reato le pene sono maggiori. Ma poco più in là ci sono le grafie dell'amore, quelle di “io e te tre metri sopra un cielo” che fanno capire che i respiri e i cuori di Tor Bella Monaca non sono poi così diversi da quelli di Ponte Milvio.

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