Il Manifesto 25.06.2010
La protesta dei lavoratori di Rosarno: «Dateci un contratto»
«Sono quelli di Rosarno, te li ricordi?».
Due funzionari di Confagricoltura parlano fra loro e liquidano così la protesta di ieri, sotto la sede dell'associazione, dell'assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma. Una manifestazione per denunciare il mancato rispetto dell'accordo firmato lo scorso 27 aprile, che promuoveva l'inserimento lavorativo degli immigrati (si parlava di 38 inizialmente). Prima di diventare davvero un ricordo hanno deciso di mobilitarsi. Dopo aver gridato per un'ora lo slogan «Lavoro nero no», a mezzogiorno sono stati ricevuti a Palazzo della Valle. Una delegazione composta dall'osservatorio antirazzista Pigneto Prenestina e due giovani lavoratori africani ha incontrato il presidente di Confagricoltura Roma, Massimiliano Giansanti, e l'assessore alle politiche dell'agricoltura della provincia di Roma, Aurelio Lo Fazio. Entrambi firmatari, due mesi fa, del protocollo d'intesa insieme alle associazioni agricole del territorio Cia, Coldiretti, Fedagri, Confcooperative e Legacoop agroalimentare che avrebbero dovuto assorbire alcuni lavoratori africani nelle campagne della provincia di Roma. Ma così non è stato.
Ieri tutti concordavano sul fatto che l'intesa possa «essere migliorata». Confagricoltura però ha voluto precisare di aver «rispettato gli accordi e dato seguito al protocollo». Una posizione contestata dall'assemblea dei lavoratori secondo cui, dice un manifestante: «Non basta mandare un fax per promuovere l'iniziativa, c'è bisogno di una pressione seria sugli imprenditori agricoli».
I manifestanti hanno dalla loro parte i numeri: le aziende della provincia di Roma hanno chiesto un'aggiunta di 1.300 lavoratori stagionali al decreto flussi. La lista degli immigrati di Rosarno con regolare permesso di soggiorno è composta di poco più di 100 persone. Sembra, insomma, che si potrebbe fare di più. La protesta, comunque, qualche impegno lo ha strappato: entro sette giorni
lavorativi l'assemblea dei lavoratori incontrerà di nuovo provincia e associazioni di categoria firmatarie dell'accordo, stavolta anche insieme ai sindacati. Un incontro in cui, si spera, venga stabilito un meccanismo efficace per trovare posti di lavoro veri.
Anche perché, nel frattempo, molti immigrati sono partiti per nuove stagioni di raccolta.
Ovviamente al nero. Nel loro futuro c'è ancora Rosarno. Tra di loro anche Mohamed, 25 anni: «Non ho un soldo in tasca. Tra qualche settimana anche io dovrò tornare a Rosarno dove mi davano due euro e cinquanta per ogni cassetta di pomodori che raccoglievo al giorno. Riuscivo a farne sei, sette, dipendeva dalle forze».
Per lui, come per gli altri, il protocollo era un'opportunità seria. E ora dicono: «Per ringraziare, aspetteremo di vedere risultati concreti».
Romina Rosolia
Tutti gli uomini e tutte le donne hanno diritto alla libera circolazione e all’accesso alla piena regolarizzazione! Rifiutiamo criteri basati sulla “selezione” perché producono esclusione, segregazione, discriminazione, supersfruttamento e schiavitù, funzionali soltanto al lavoro irregolare, ai profitti dell’economia sommersa e alla coercizione dei lavoratori immigrati.
venerdì 25 giugno 2010
INCONTRO CON UNA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO DEI SANS PAPIERS DI PARIGI
Lunedì 28 giugno 2010, ore 19:30
presso l’ARCI Corvetto di via Oglio 21, Milano
Da quasi un anno i collettivi di immigrati senza permesso, riuniti nel “Ministero per la regolarizzazione di tutti i sans papiers” occupano un grande edificio in rue de la Baudelique con circa 3 mila attivisti e tengono manifestazioni ogni settimana con l’obiettivo della “regolarizzazione globale”.
Prefetti e ministri sono stati costretti a riceverli e riconoscerli come interlocutori.
Tra il 1° e il 30 maggio una loro delegazione ha marciato da Parigi a Nizza, portando la loro voce e la loro lotta in numerose di città della Francia.
Una loro delegazione sarà a Torino il 26 giugno e a Milano il 28 giugno per incontrare
le organizzazioni, associazioni, compagne/i immigrati e italiani impegnati sul terreno dei diritti degli immigrati e contro il razzismo.
Sarà un’occasione per conoscere il più forte movimento di immigrati senza permesso in Europa, stringere legami internazionali e gettare le basi per la nascita di un movimento analogo in Italia.
Comitato Immigrati in Italia
Associazioni e gruppi promotori della giornata del Primo Marzo 2010
presso l’ARCI Corvetto di via Oglio 21, Milano
Da quasi un anno i collettivi di immigrati senza permesso, riuniti nel “Ministero per la regolarizzazione di tutti i sans papiers” occupano un grande edificio in rue de la Baudelique con circa 3 mila attivisti e tengono manifestazioni ogni settimana con l’obiettivo della “regolarizzazione globale”.
Prefetti e ministri sono stati costretti a riceverli e riconoscerli come interlocutori.
Tra il 1° e il 30 maggio una loro delegazione ha marciato da Parigi a Nizza, portando la loro voce e la loro lotta in numerose di città della Francia.
Una loro delegazione sarà a Torino il 26 giugno e a Milano il 28 giugno per incontrare
le organizzazioni, associazioni, compagne/i immigrati e italiani impegnati sul terreno dei diritti degli immigrati e contro il razzismo.
Sarà un’occasione per conoscere il più forte movimento di immigrati senza permesso in Europa, stringere legami internazionali e gettare le basi per la nascita di un movimento analogo in Italia.
Comitato Immigrati in Italia
Associazioni e gruppi promotori della giornata del Primo Marzo 2010
lunedì 3 maggio 2010
IL 15 E IL 16 MAGGIO MIGRANTI E ITALIANI FARANNO FESTA!
Due giornate per stare insieme, discutere e confrontarsi.
In questi anni si sono moltiplicati provvedimenti che, dalla sanità agli asili nido rendono evidente il razzismo istituzionale, con l’esclusione dei migranti dai servizi o con la minaccia ai diritti dalla salute all’istruzione. Questo è solo l’ultimo deleterio effetto della legge Bossi-Fini e del “pacchetto sicurezza”. La propagandata sicurezza è solo l’ossessione del pericolo costante visto e rivisto nei telegiornali della sera. La protezione che gli ultimi decreti dovrebbero garantire significa per i migranti una restrizione costante di diritti e di servizi.
Di fronte a questa asfissiante retorica e a quest’attacco alle nostre vite questa volta non siamo rimasti a guardare. Qualcosa in questa quotidianità si è mosso. In tanti e tante ci siamo trovati nelle piazze il 1° Marzo, a urlare una parola che qualcuno non voleva proprio sentire: SCIOPERO DEI MIGRANTI E CON I MIGRANTI! E, questa parola l’abbiamo urlata da lavoratrici e da lavoratori, non solo da italiani e da migranti; l’abbiamo usata nei luoghi di lavoro, dove nasce l’attacco ai diritti, ma anche dove inizia la nostra lotta.
Una volontà di cambiamento si è espressa e ritrovata in un’azione comune contro la logica perversa del contratto di soggiorno per lavoro, ma soprattutto per i diritti e la libertà dei migranti.
Con questa forza e lungo questo percorso rinnoviamo l’invito a due giornate di incontro, festa e riflessione, per ribadire, a due mesi dal 1° Marzo, dentro a questa crisi che rende impossibile rinnovare i permessi e produce perciò clandestini e disoccupati, che non ci lasceremo sfruttare ed espellere tanto facilmente, perché in questa crisi noi, migranti ed italiani, abbiamo già aperto nuovi spazi di lotta.
Siamo tutte/i invitate/i a partecipare:
- 15 maggio al centro interculturale “Zonarelli” (Via Sacco 14)
Festa “Not(t)e Migranti” di Sokos e Sopra i Ponti, con la partecipazione del Gruppo Prometeo e del Coordinamento Migranti Bologna, a partire dalle 18:30.
- 16 maggio in piazza dell’Unità, dalle 15 alle 22:
IV Giornata “Per la libertà e i diritti dei migranti”, promossa dal Coordinamento Migranti di Bologna con la partecipazione della SIM - Scuola di Italiano Migranti di XM24 e dell’associazione Sokos. Durante tutta la giornata, oltre a musica, spettacoli, danze suoni e sapori migranti, verranno presentate le più significative esperienze di lotta dei migranti di Bologna e provincia. (Il programma dettagliato della giornata sarà pubblicato nei prossimi giorni).
COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA E PROVINCIA
SOKOS
SIM (Scuola Italiano migranti) XM24
Per informazioni www.coordinamentomi granti.splinder. com
In questi anni si sono moltiplicati provvedimenti che, dalla sanità agli asili nido rendono evidente il razzismo istituzionale, con l’esclusione dei migranti dai servizi o con la minaccia ai diritti dalla salute all’istruzione. Questo è solo l’ultimo deleterio effetto della legge Bossi-Fini e del “pacchetto sicurezza”. La propagandata sicurezza è solo l’ossessione del pericolo costante visto e rivisto nei telegiornali della sera. La protezione che gli ultimi decreti dovrebbero garantire significa per i migranti una restrizione costante di diritti e di servizi.
Di fronte a questa asfissiante retorica e a quest’attacco alle nostre vite questa volta non siamo rimasti a guardare. Qualcosa in questa quotidianità si è mosso. In tanti e tante ci siamo trovati nelle piazze il 1° Marzo, a urlare una parola che qualcuno non voleva proprio sentire: SCIOPERO DEI MIGRANTI E CON I MIGRANTI! E, questa parola l’abbiamo urlata da lavoratrici e da lavoratori, non solo da italiani e da migranti; l’abbiamo usata nei luoghi di lavoro, dove nasce l’attacco ai diritti, ma anche dove inizia la nostra lotta.
Una volontà di cambiamento si è espressa e ritrovata in un’azione comune contro la logica perversa del contratto di soggiorno per lavoro, ma soprattutto per i diritti e la libertà dei migranti.
Con questa forza e lungo questo percorso rinnoviamo l’invito a due giornate di incontro, festa e riflessione, per ribadire, a due mesi dal 1° Marzo, dentro a questa crisi che rende impossibile rinnovare i permessi e produce perciò clandestini e disoccupati, che non ci lasceremo sfruttare ed espellere tanto facilmente, perché in questa crisi noi, migranti ed italiani, abbiamo già aperto nuovi spazi di lotta.
Siamo tutte/i invitate/i a partecipare:
- 15 maggio al centro interculturale “Zonarelli” (Via Sacco 14)
Festa “Not(t)e Migranti” di Sokos e Sopra i Ponti, con la partecipazione del Gruppo Prometeo e del Coordinamento Migranti Bologna, a partire dalle 18:30.
- 16 maggio in piazza dell’Unità, dalle 15 alle 22:
IV Giornata “Per la libertà e i diritti dei migranti”, promossa dal Coordinamento Migranti di Bologna con la partecipazione della SIM - Scuola di Italiano Migranti di XM24 e dell’associazione Sokos. Durante tutta la giornata, oltre a musica, spettacoli, danze suoni e sapori migranti, verranno presentate le più significative esperienze di lotta dei migranti di Bologna e provincia. (Il programma dettagliato della giornata sarà pubblicato nei prossimi giorni).
COORDINAMENTO MIGRANTI BOLOGNA E PROVINCIA
SOKOS
SIM (Scuola Italiano migranti) XM24
Per informazioni www.coordinamentomi granti.splinder. com
STATI UNITI Latinos in piazza contro la legge anti immigrati
Il manifesto 01/05/2010
Luca Celada
LOS ANGELES Sarà un primo maggio «unificato» all'insegna dell'immigrazione a Los Angeles, dove le manifestazioni confluiranno in un grande corteo unico per dare voce al movimento degli immigrati. Che dopo la massiccia mobilitazione di tre anni fa era tornato ad essere in gran parte invisibile. Fino al caso Arizona, grazie alla famigerata legge 1070, firmata questa settimana dalla governatrice Jan Brewer. Che si sta rivelando una mossa disastrosa per l'immagine dello stato, criticata dal governo federale, dalla chiesa e dai grandi giornali e derisa da vignettisti e comici di mezza America. La legge, che dovrebbe entrare in vigore in estate, introduce il reato di clandestinità autorizzando la polizia a «verificare lo stato immigratorio» ed eventualmente fermare persone che siano «in verosimile stato di illegalità». Contro l'Arizona, c'è una sorta di sommossa nazionale. Nello stato del Grand Canyon che ha nel turismo una delle principali risorse economiche, le prenotazioni d'albergo sono state cancellate a valanga e alcuni studenti hanno rinunciato a immatricolarsi alla University of Arizona. Nel consiglio municipale di San Francisco è stata votata una risoluzione per interrompere rapporti economici coi vicini a est. Una analoga misura è all'esame a Los Angeles per ritirare investimenti e chiudere accordi commerciali con l'Arizona. Le partite in trasferta dei Diamondbacks, la squadra di baseball di Phoenix, sono state fatte oggetto di manifestazioni di protesta a Chicago. Le stesse città di Phoenix, Tucson e Flagstaff hanno fatto ricorso contro il proprio stato. Insomma un incubo di pubbliche relazioni per lo stato roccaforte del movimento conservatore, da Barry Goldwater a John McCain, con una forte presenza di Minutemen, le milizie anti immigrati di stampo «leghista». L'Arizona ha una folta popolazione «latina»; un terzo circa dei 7 milioni di abitanti è ispanico e si stimano attorno a 450.000 i «clandestini». La legge ha provocato un incidente diplomatico internazionale con il Messico, il paese che fino al 1849 comprendeva tutto il territorio dello stato. Sono i pericoli del codificare in legge certe pulsioni demagogiche, utili a infiammare i tea parties e simili movimenti «celoduristi» ma assai più problematiche una volta istituzionalizzate. Specie in regime federalista, dove gli ordinamenti dei singoli stati dovrebbero sottostare all'autorità di Washington. È probabile, alla fine, che la legge duramente criticata dal presidente Barack Obama possa venire invalidata dai tribunali federali prima ancora di entrare in vigore, proprio per l'impossibilità di formulare criteri di «sospetta clandestinità» che non siano fondati sul «profilo razziale» e quindi anticostituzionali. La logica d'altronde è quella della linea dura simile a quella dei respingimenti, con lo scopo dichiarato di rendere la vita talmente insopportabile agli immigrati in Arizona fino al punto di farli andare via, ovunque purché fuori dai confini dello stato più ingeneroso. In parte si tratta di una provocazione e, come sostengono i fautori, un atto di esasperazione verso le autorità federali la cui politica di fortificazione dei valichi in Texas e California ha avuto l'effetto di riversare i flussi clandestini sul «Tucson Sector». Qui la guardia di frontiera pattuglia il vasto deserto impiegato come «barriera naturale» (che fa ogni anno centinaia di vittime fra i disgraziati che tentano di attraversarlo a piedi). Sta di fatto che la legge pone fondamentali problemi di ordine etico e pratico; da un lato introduce quella che è a tutti gli effetti una legge razziale, mirata a una minoranza specifica, mentre dall'altro assicura la diffidenza delle istituzioni di milioni di persone dalla pelle bruna. Non sorprende che una delle prime cause intentate per bloccarla sia stata quella di un poliziotto addetto ai quartieri ispanici di Tucson, impossibilitato a lavorare per le nuove mansioni di doganiere e circondato da una popolazione ostile. La legge è particolarmente improponibile nel Southwest americano dove la popolazione ispanica ha radici storiche e in diverse città costituisce la maggioranza della popolazione, inestricabilmente connessa al tessuto sociale ed economico della regione. A questo proposito una delle principali falsità demagogiche che alimenta il sentimento anti immigrati nel crogiolo americano è il presunto costo sociale di una popolazione il cui apporto economico è in realtà di
gran lunga superiore ai servizi che riceve. E comunque una realtà integrante dell'economia globale e «glocal», come dimostra la visita a un qualunque campo agricolo del Southwest, coltivato da una manodopera interamente ispanica. Il caso Arizona presagisce il dibattito sulla riforma della legge sull'immigrazione che dovrebbe essere, dopo quella sulla finanza, la prossima battaglia affrontata da Obama, battaglia che fin da ora non promette però molto più di un riformismo moderato senza sostanziali soluzioni a una questione che solo la crisi economica ha temporaneamente attenuato. Al di là di questo, lo stato dell'Arizona ha dimostrato come l'immigrazione sia problema topico e trasversale dei nostri tempi, reale quanto adatto a strumentalizzazioni demagogiche e, in questo caso, ad atti di populismo plateale quanto inconsulto.
Luca Celada
LOS ANGELES Sarà un primo maggio «unificato» all'insegna dell'immigrazione a Los Angeles, dove le manifestazioni confluiranno in un grande corteo unico per dare voce al movimento degli immigrati. Che dopo la massiccia mobilitazione di tre anni fa era tornato ad essere in gran parte invisibile. Fino al caso Arizona, grazie alla famigerata legge 1070, firmata questa settimana dalla governatrice Jan Brewer. Che si sta rivelando una mossa disastrosa per l'immagine dello stato, criticata dal governo federale, dalla chiesa e dai grandi giornali e derisa da vignettisti e comici di mezza America. La legge, che dovrebbe entrare in vigore in estate, introduce il reato di clandestinità autorizzando la polizia a «verificare lo stato immigratorio» ed eventualmente fermare persone che siano «in verosimile stato di illegalità». Contro l'Arizona, c'è una sorta di sommossa nazionale. Nello stato del Grand Canyon che ha nel turismo una delle principali risorse economiche, le prenotazioni d'albergo sono state cancellate a valanga e alcuni studenti hanno rinunciato a immatricolarsi alla University of Arizona. Nel consiglio municipale di San Francisco è stata votata una risoluzione per interrompere rapporti economici coi vicini a est. Una analoga misura è all'esame a Los Angeles per ritirare investimenti e chiudere accordi commerciali con l'Arizona. Le partite in trasferta dei Diamondbacks, la squadra di baseball di Phoenix, sono state fatte oggetto di manifestazioni di protesta a Chicago. Le stesse città di Phoenix, Tucson e Flagstaff hanno fatto ricorso contro il proprio stato. Insomma un incubo di pubbliche relazioni per lo stato roccaforte del movimento conservatore, da Barry Goldwater a John McCain, con una forte presenza di Minutemen, le milizie anti immigrati di stampo «leghista». L'Arizona ha una folta popolazione «latina»; un terzo circa dei 7 milioni di abitanti è ispanico e si stimano attorno a 450.000 i «clandestini». La legge ha provocato un incidente diplomatico internazionale con il Messico, il paese che fino al 1849 comprendeva tutto il territorio dello stato. Sono i pericoli del codificare in legge certe pulsioni demagogiche, utili a infiammare i tea parties e simili movimenti «celoduristi» ma assai più problematiche una volta istituzionalizzate. Specie in regime federalista, dove gli ordinamenti dei singoli stati dovrebbero sottostare all'autorità di Washington. È probabile, alla fine, che la legge duramente criticata dal presidente Barack Obama possa venire invalidata dai tribunali federali prima ancora di entrare in vigore, proprio per l'impossibilità di formulare criteri di «sospetta clandestinità» che non siano fondati sul «profilo razziale» e quindi anticostituzionali. La logica d'altronde è quella della linea dura simile a quella dei respingimenti, con lo scopo dichiarato di rendere la vita talmente insopportabile agli immigrati in Arizona fino al punto di farli andare via, ovunque purché fuori dai confini dello stato più ingeneroso. In parte si tratta di una provocazione e, come sostengono i fautori, un atto di esasperazione verso le autorità federali la cui politica di fortificazione dei valichi in Texas e California ha avuto l'effetto di riversare i flussi clandestini sul «Tucson Sector». Qui la guardia di frontiera pattuglia il vasto deserto impiegato come «barriera naturale» (che fa ogni anno centinaia di vittime fra i disgraziati che tentano di attraversarlo a piedi). Sta di fatto che la legge pone fondamentali problemi di ordine etico e pratico; da un lato introduce quella che è a tutti gli effetti una legge razziale, mirata a una minoranza specifica, mentre dall'altro assicura la diffidenza delle istituzioni di milioni di persone dalla pelle bruna. Non sorprende che una delle prime cause intentate per bloccarla sia stata quella di un poliziotto addetto ai quartieri ispanici di Tucson, impossibilitato a lavorare per le nuove mansioni di doganiere e circondato da una popolazione ostile. La legge è particolarmente improponibile nel Southwest americano dove la popolazione ispanica ha radici storiche e in diverse città costituisce la maggioranza della popolazione, inestricabilmente connessa al tessuto sociale ed economico della regione. A questo proposito una delle principali falsità demagogiche che alimenta il sentimento anti immigrati nel crogiolo americano è il presunto costo sociale di una popolazione il cui apporto economico è in realtà di
gran lunga superiore ai servizi che riceve. E comunque una realtà integrante dell'economia globale e «glocal», come dimostra la visita a un qualunque campo agricolo del Southwest, coltivato da una manodopera interamente ispanica. Il caso Arizona presagisce il dibattito sulla riforma della legge sull'immigrazione che dovrebbe essere, dopo quella sulla finanza, la prossima battaglia affrontata da Obama, battaglia che fin da ora non promette però molto più di un riformismo moderato senza sostanziali soluzioni a una questione che solo la crisi economica ha temporaneamente attenuato. Al di là di questo, lo stato dell'Arizona ha dimostrato come l'immigrazione sia problema topico e trasversale dei nostri tempi, reale quanto adatto a strumentalizzazioni demagogiche e, in questo caso, ad atti di populismo plateale quanto inconsulto.
Immigrazione, arriva al Senato la nuova legge voluta da Obama
A Los Angeles "latinos" in piazza contro la discriminazione
La Repubblica
SABATO, 01 MAGGIO 2010
FEDERICO RAMPINI
dal nostro corrispondente
new york - Appelli a «boicottare» l´Arizona da tutto il resto degli Stati Uniti. Ricorsi in tribunale. Una promessa d´intervento da parte di Barack Obama. E stamattina una manifestazione che si annuncia oceanica per le vie di Los Angeles, appoggiata dal sindaco ispanico Antonio Villaraigosa. Questo "Primo Maggio contro la xenofobia" ha unito tutte le organizzazioni etniche. E´ la reazione alla sfida lanciata dal governatore dell´Arizona Jan Brewer, che ha appena firmato una controversa legge anti-stranieri. La nuova normativa trasforma in un crimine statale girare senza il permesso di residenza. E impone alla polizia locale di verificare sistematicamente i documenti d´identità per arrestare i clandestini. «Significa dare la caccia allo straniero, istigare la discriminazione razziale nelle forze di polizia», si legge nel ricorso presentato dall´American Civil Liberties Union. «E´ anti-americano», dice Villaraigosa. La legge dell´Arizona interviene su un campo minato. Si stima che ci siano 11 milioni di immigrati illegali negli Stati Uniti. Le norme in vigore sono da tutti considerate obsolete. Obama, che incassò un voto quasi plebiscitario tra le minoranze etniche e in particolare gli ispanici, ha promesso una «riforma onnicomprensiva». Ieri i democratici hanno presentato in Senato una proposta di legge e il presidente per la prima volta ne ha annunciato le linee guida: «E´ necessario chiarire a coloro che sono qui illegalmente - dice una nota della Casa Bianca - che per avviare la procedura per ottenere la cittadinanza bisogna essere in regola con la legge; imparare l´inglese; pagare sanzioni e tasse; consentire la verifica per quanto riguarda eventuali precedenti penali». Per il momento la questione si regge su un equilibrio precario: l´immigrazione clandestina è un reato federale, ma gli Stati non se ne occupano, e le forze di polizia applicano raramente la legge. Tanto più che negli Stati Uniti non esiste l´obbligo di avere un documento d´identità. Introdurre controlli a tappeto, spinge inevitabilmente i poliziotti a selezionare in base al colore della pelle e la fisionomia etnica. Janet Napolitano, che fu governatrice dell´Arizona prima di Brewer, oggi guida il superministero degli Interni (Homeland Security) ed è categoricamente contraria alla nuova legge. La mobilitazione oggi invade le vie di Los Angeles, dove per la prima volta da molti anni si sono coalizzate tutte le associazioni etniche: dagli ispanici ai coreani. Obama ha dato la sua benedizione a questo Primo Maggio anti-xenofobia, annunciando che il suo dipartimento di Giustizia «sta guardando da vicino» la costituzionalità della legge e potrebbe a sua volta ricorrere alla Corte Suprema. Tra gli obiettivi della manifestazione di oggi, il più originale è un´idea che si sta facendo strada in tutti gli Stati confinanti: "boicottare l´Arizona", dal turismo ai prodotti agricoli
La Repubblica
SABATO, 01 MAGGIO 2010
FEDERICO RAMPINI
dal nostro corrispondente
new york - Appelli a «boicottare» l´Arizona da tutto il resto degli Stati Uniti. Ricorsi in tribunale. Una promessa d´intervento da parte di Barack Obama. E stamattina una manifestazione che si annuncia oceanica per le vie di Los Angeles, appoggiata dal sindaco ispanico Antonio Villaraigosa. Questo "Primo Maggio contro la xenofobia" ha unito tutte le organizzazioni etniche. E´ la reazione alla sfida lanciata dal governatore dell´Arizona Jan Brewer, che ha appena firmato una controversa legge anti-stranieri. La nuova normativa trasforma in un crimine statale girare senza il permesso di residenza. E impone alla polizia locale di verificare sistematicamente i documenti d´identità per arrestare i clandestini. «Significa dare la caccia allo straniero, istigare la discriminazione razziale nelle forze di polizia», si legge nel ricorso presentato dall´American Civil Liberties Union. «E´ anti-americano», dice Villaraigosa. La legge dell´Arizona interviene su un campo minato. Si stima che ci siano 11 milioni di immigrati illegali negli Stati Uniti. Le norme in vigore sono da tutti considerate obsolete. Obama, che incassò un voto quasi plebiscitario tra le minoranze etniche e in particolare gli ispanici, ha promesso una «riforma onnicomprensiva». Ieri i democratici hanno presentato in Senato una proposta di legge e il presidente per la prima volta ne ha annunciato le linee guida: «E´ necessario chiarire a coloro che sono qui illegalmente - dice una nota della Casa Bianca - che per avviare la procedura per ottenere la cittadinanza bisogna essere in regola con la legge; imparare l´inglese; pagare sanzioni e tasse; consentire la verifica per quanto riguarda eventuali precedenti penali». Per il momento la questione si regge su un equilibrio precario: l´immigrazione clandestina è un reato federale, ma gli Stati non se ne occupano, e le forze di polizia applicano raramente la legge. Tanto più che negli Stati Uniti non esiste l´obbligo di avere un documento d´identità. Introdurre controlli a tappeto, spinge inevitabilmente i poliziotti a selezionare in base al colore della pelle e la fisionomia etnica. Janet Napolitano, che fu governatrice dell´Arizona prima di Brewer, oggi guida il superministero degli Interni (Homeland Security) ed è categoricamente contraria alla nuova legge. La mobilitazione oggi invade le vie di Los Angeles, dove per la prima volta da molti anni si sono coalizzate tutte le associazioni etniche: dagli ispanici ai coreani. Obama ha dato la sua benedizione a questo Primo Maggio anti-xenofobia, annunciando che il suo dipartimento di Giustizia «sta guardando da vicino» la costituzionalità della legge e potrebbe a sua volta ricorrere alla Corte Suprema. Tra gli obiettivi della manifestazione di oggi, il più originale è un´idea che si sta facendo strada in tutti gli Stati confinanti: "boicottare l´Arizona", dal turismo ai prodotti agricoli
venerdì 16 aprile 2010
Il prefetto Pansa ritorna al dipartimento immigrazione
NAPOLI - Un giro di poltrone che potrebbe portare, entro poche settimane, all'addio di Alessandro Pansa, il prefetto di Napoli che potrebbe lasciare la città con destinazione Roma.
A guidare il «valzer» delle nomine è il prefetto Mario Morcone, attualmente capo del Dipartimento delle Libertà Civili e immigrazione del Viminale. Moroce sarà domani nominato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Interno, Maroni, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che ha sede a Bari.
Al posto di Morcone dovrebbe arrivare il prefetto di Napoli Pansa - che aveva già guidato il Dipartimento per l’immigrazione - ma la sua nomina sarebbe stata rimandata perché ancora non è stato trovato il suo successore. I nomi più accreditati per guidare la prefettura del capoluogo partenopeo, si è appreso, sono il prefetto di Firenze Andrea De Martino e il prefetto di Bari Carlo Schilardi.
Redazione online
15 aprile 2010
A guidare il «valzer» delle nomine è il prefetto Mario Morcone, attualmente capo del Dipartimento delle Libertà Civili e immigrazione del Viminale. Moroce sarà domani nominato dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Interno, Maroni, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che ha sede a Bari.
Al posto di Morcone dovrebbe arrivare il prefetto di Napoli Pansa - che aveva già guidato il Dipartimento per l’immigrazione - ma la sua nomina sarebbe stata rimandata perché ancora non è stato trovato il suo successore. I nomi più accreditati per guidare la prefettura del capoluogo partenopeo, si è appreso, sono il prefetto di Firenze Andrea De Martino e il prefetto di Bari Carlo Schilardi.
Redazione online
15 aprile 2010
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