venerdì 9 ottobre 2009

Perché la UIL non ha aderito alla manifestazione antirazzista del 17 ottobre

Manifestazione Nazionale del 17 Ottobre
Perché la UIL non ha aderito

La Uil è stata e rimane in primo piano nella lotta al razzismo ed alle discriminazioni e sostiene l’idea di una politica sull’immigrazione ispirata ad un incontro vero tra domanda ed offerta di lavoro regolare, all’integrazione ed all’accoglienza.
Non è un caso se la nostra Organizzazione è tra le 27 associazioni promotrici della campagna “non aver paura”, lanciata nel 2009 per contrastare crescenti fenomeni di xenofobia e razzismo anche in Italia.

Siamo convinti che alla base della crescente insofferenza verso gli stranieri non ci sia solo un uso distorto delle notizie da parte di certi organi di informazione, ma piuttosto un insieme di concause che vanno capite ed affrontate se si vogliono avere risultati veri.
Se non vogliamo ricadere nel rischio di auto – referenzialità, dobbiamo andare alla radice delle cause storiche e contemporanee che sono alla base della crescente insofferenza nell’umore pubblico verso chi consideriamo diverso da noi o appare comunque come qualcuno non pienamente appartenente alla nostra comunità.

Questo ha a che vedere, più in generale, con l’annosa incapacità dell’Italia a comprendere la complessità del fenomeno migratorio e, dunque, a non riuscire a governarlo, dando risposte semplicistiche ad un problema complesso; risposte sbagliate, spesso dettate dalla logica dall’emergenza e dall’emotività pubblica: umori qualche volta, sapientemente manipolati e pubblicizzati, nell’interesse di una politica basata sulla paura e sulla chiusura ai processi di globalizzazione.

Non è un caso se il 90% dei circa 4 milioni di cittadini stranieri che oggi vivono e lavorano assieme a noi, è entrato in Italia irregolarmente e ha poi sanato la propria posizione attraverso sanatorie e decreti flussi. Un meccanismo che ha prodotto estesi fenomeni di dumping lavorativo e sociale che non hanno giovato a migliorare il clima di convivenza tra italiani e non.

Secondo noi il razzismo non è mai un fatto puramente ideologico, ma in qualche modo corrisponde ad una risposta estrema (se vogliamo irrazionale) all’incapacità dello Stato di governare i processi e le contraddizioni, specie in una fase di profonda debacle economica, ma anche crisi di identità che l’Italia vive da tempo, ben prima dell’inizio dei tumulti finanziari internazionali.

Tra le molte cause del razzismo c’è certo la grande crisi della democrazia italiana. Crisi economica, ma anche crisi morale e crisi d’identità. Incapacità di immaginare un futuro per noi e per i nostri figli. In una situazione di forte crisi, infatti, ogni società tende a chiudersi e fare quadrato tenendo all’esterno chi è considerato diverso, anche se questo diverso vive una situazione di miseria e disperazione e chiede aiuto a noi, come è capitato ai marinai che riaccompagnavano in Libia, immigrati e rifugiati respinti dal nostro Governo.

Infatti, la nostra Organizzazione sostiene da anni la necessità di una riforma della normativa sull’immigrazione e ha segnalato da tempo i danni che un immigrazione non governata produce in seno alla società civile, in termini di potenziale rottura del tessuto di convivenza.

Per questo motivo, pur rispettando le motivazioni che hanno portato a promuovere la manifestazione del prossimo 17 Ottobre, non ci riconosciamo in alcune delle parole d’ordine alla base dell’iniziativa, quali ad esempio “la regolarizzazione generalizzata per tutti”, “accoglienza e diritti per tutti” e “rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno ed il contratto di lavoro”. Anche l’idea di una “abrogazione del pacchetto sicurezza”, per quanto in astratto condivisibile, appare velleitaria ed incapace di sviluppare proposte concrete.


La UIL non può accettare l’idea di “porte aperte” all’immigrazione – così come può apparire da alcuni contenuti di questa manifestazione: l’immigrazione deve essere regolata e governata e l’ingresso deve essere necessariamente condizionato alla disponibilità di lavoro, ma anche alla disponibilità di risorse e mezzi per permettere una vera integrazione del cittadino straniero. In caso contrario si avrebbe un esteso fenomeno di rigetto da parte della maggioranza degli italiani che si sentirebbero aggrediti da un’ondata migratoria percepita come fuori controllo.

Un’idea di libertà astratta di immigrazione, per quanto seducente, produce più danno di quanto non si pensi, specie in una fase di crisi. Non si tratta, naturalmente, di chiudere le porte all’immigrazione, ma di avviare meccanismi di governo vero capaci, prima di tutto, di far emergere l’alta quota di irregolarità straniera già presente nel nostro Paese. Serve soprattutto una legge che permetta di far entrare le professionalità e le esigenze occupazionali necessarie.

In questo senso, abbiamo chiesto al Governo, di confrontarsi con le parti sociali, al fine di estendere la regolarizzazione a tutti quelli che lavorano onestamente, di riformare l’uso degli ammortizzatori sociali per proteggere anche i lavoratori stranieri che perdono il lavoro, dando loro il tempo necessario a trovare una nuova occupazione. Abbiamo più volte chiesto di aprire un dibattito sui temi importanti quali la riforma delle leggi sull’immigrazione e sul diritto di asilo, la legge sulla cittadinanza e sul diritto di voto.

Per quanto riguarda il pacchetto sicurezza, siamo naturalmente contrari ad obbrobri come “l’aggravante di reato per gli irregolari” o il “reato di immigrazione clandestina” e vorremmo su questi aspetti aprire un confronto con Parlamento ed Esecutivo al fine di attenuare la gravità di queste norme in sede di regolamento di attuazione.

Il rischio più grosso, lo ripetiamo, è quello dell’auto-referenzialità, di pensare cioè di poter dare una risposta di parte ad un problema enorme che coinvolge la società a 360 gradi. La UIL, al contrario è convinta che – su di un tema così complesso – vada aperto il dialogo e cercato il confronto con tutti, senza steccati e senza cercare scontri e divisioni che rischiano solo di fare il gioco di chi vorrebbe per i migranti una società di serie B.

Per questi motivi, pur combattendo il razzismo ed opponendoci alla filosofia del “pacchetto sicurezza”, non ci sentiamo di condividere interamente la logica e lo spirito della manifestazione del 17 Ottobre.

La Uil avvierà proprie iniziative di confronto ed approfondimento di questi temi, nella difesa dei diritti di tutti i cittadini, italiani o stranieri che siano.

Il Dipartimento Politiche Migratorie della UIL

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