venerdì 31 luglio 2009

"Garantire l'assistenza ai clandestini"

L'assessore Rossi scrive ai medici: "Garantire l'assistenza ai clandestini"
L'assessore per il diritto alla salute della Regione Toscana Enrico Rossi ha inviato una lettera ai direttori generali delle Asl, agli operatori e agli ordini per invitarli a continuare a garantire l'assistenza anche agli immigarti clandestini. "Le malattie possono diffondersi e curare tutti significa tutelare la salute di tutti"


“Il 2 luglio u.s. È stato definitivamente approvato dal Senato della Repubblica il disegno di legge (DDL) n.733-b recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, non ancora in vigore perché in attesa di promulgazione da parte del Presidente della Repubblica e della conseguente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Tenuto conto del dibattito pubblico che si è sviluppato ampiamente sul tema, generando diverse prese di posizione, anche da parte della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici e degli altri Ordini professionali, ritengo opportuno esprimere l’orientamento di questo Assessorato.

La preoccupazione principale è che, a fronte della situazione di incertezza che si è creata, venga, anche nei casi di necessità, condizionato e reso più difficile l’accesso ai servizi sanitari da parte delle persone immigrate, con conseguente pericolo per la tutela della salute di tutta la popolazione della Toscana, potendo cosi pregiudicare l’interesse generale della collettività.

Occorre, innanzitutto, evidenziare che, per le perplessità e le critiche sollevate anche dalla Regione Toscana, il testo di legge non procede all’abrogazione del comma 5 dell’art.35 del D.Lgs. 286/1998 (TU delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione), lasciando in essere il principio, in forza del quale, “l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno, non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”. Inoltre, ai sensi, dell’ art.1, comma 22, lett. g) del dettato normativo, è disposta la modifica dell’art.6, comma 2, del D.Lgs. 286/1998, prevedendosi espressamente che per l’accesso alle prestazioni sanitarie non sussistel’obbligo della esibizione agli uffici della pubblica amministrazione dei documenti inerenti il soggiorno.

Da quanto premesso risulta chiaramente che chi deve prestare la propria opera sanitaria è esonerato dal richiedere al cittadino immigrato i documenti inerenti la regolarità del soggiorno e che l’accesso alle strutture sanitarie non può comportare alcun obbligo di segnalazione all’autorità, continuando a garantire al cittadino immigrato le cure e l’assistenza necessarie, nel rispetto dei principi del diritto alla salute della persona.

In merito alla introduzione del reato di clandestinità, quale reato contravvenzionale procedibile d’ufficio, ai dubbi interpretativi connessi e agli eventuali obblighi che deriverebbero a carico dei pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che venissero a conoscenza del reato in questione nell’esercizio delle loro funzioni, ritengo che ipotizzare che a carico dei soggetti suddetti sussista un vero e proprio obbligo di segnalazione all’autorità determinerebbe una lesione oltre che delle elementari regole di etica e di civiltà di questo Stato, dei principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale e dell’ordinamento regionale toscano, nonché dei codici deontologici.

Ricordo i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale e dell’ordinamento regionale toscano, nonché del codice deontologico medico.

L’art. 32 della Costituzione italiana sancisce il principio che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.(...)”. Lo Statuto della Regione Toscana all’art. 4 recita che la Regione persegue tra le finalità prioritarie: “il diritto alla salute”; “il rifiuto di ogni forma di xenofobia e di discriminazione legata all’etnia, all’orientamento sessuale, e ogni altro aspetto della condizione umana e sociale”.

Il Codice di deontologia medica all'art. 3 prevede che: "Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra, quali siano le condizioni istituzionali o sciali nelle quali opera. La salute è intesa nell'accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona". Ed ancora, il Codice deontologico all'art. 10 prevede che: "Il medico deve mantenere il segreto su tutto ciò che gli è confidato o di cui venga a conoscenza nell 'esercizio della professione (...). Il medico deve informare i suoi collaboratori dell'obbligo del segreto professionale (...). La rivelazione è ammessa ove motivata da una giusta causa, rappresentata dall'adempimento di un obbligo previsto dalla legge (...)".

Occorre evidenziare, infine, che il giuramento professionale impone al medico di osservare "le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultano in contrasto con gli scopi della professione". Pertanto, sarà cura di questo Assessorato, nella convinzione che sia impossibile imporre agli esercenti le professioni sanitarie e quelle sociali la violazione dei diritti fondamentali dell'individuo e dei principi normativi ed etico-deontologici che sorreggono la professione, approfondire, anche in collaborazione con gli Ordini professionali interessati, la tematica in questione e, conseguentemente, percorrere tutte le vie giuridiche e politiche consentite dall'ordinamento per garantire la tutela della salute individuale e collettiva e per sostenere pienamente la scelta operata dal medico.

Tanto premesso, desidero invitare tutti Voi a proseguire in assoluta tranquillità nella Vostra opera di garanzia della abituale assistenza e cura, che il nostro SSR ha sempre garantito, a favore di tutti gli individui presenti sul territorio toscano, senza distinzione alcuna, invitando espressamente la popolazione immigrata a continuare ad avvalersi della assistenza sanitaria fornita dalla Regione Toscana.

Cordiali saluti
Enrico Rossi"

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